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Confisca denaro e droga: quando è illegittima?

La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di un Tribunale limitatamente alla confisca di una somma di denaro (circa 37.000 euro) nei confronti di un soggetto condannato, tramite patteggiamento, per detenzione di sostanze stupefacenti. La Corte ha stabilito che la confisca del denaro è illegittima se il reato contestato è la mera detenzione e non la cessione (spaccio), poiché la detenzione di per sé non genera profitto. Il giudice deve valutare le prove fornite dalla difesa sull’origine lecita del denaro e non può disporre la confisca senza dimostrare un collegamento diretto con l’attività criminale, come previsto dall’art. 240-bis c.p.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Denaro e Droga: La Cassazione Chiarisce i Limiti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale: la legittimità della confisca denaro in caso di condanna per detenzione di stupefacenti. La decisione sottolinea una distinzione fondamentale tra la semplice detenzione e l’attività di spaccio, stabilendo che non è possibile procedere automaticamente alla confisca del denaro trovato in possesso dell’imputato se non viene provato un nesso diretto con un’attività illecita che genera profitto. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di un tribunale. Un uomo veniva condannato per la violazione dell’art. 73 del Testo Unico Stupefacenti, per aver illecitamente detenuto cocaina e hashish a fini di spaccio. Oltre alla pena concordata, il giudice disponeva la confisca di una cospicua somma di denaro, pari a quasi 37.000 euro, trovata in possesso dell’imputato.

La difesa aveva tentato di opporsi alla misura, producendo documentazione volta a dimostrare l’origine lecita di tale somma. Nello specifico, si sosteneva che parte del denaro provenisse da una vincita a un gioco a premi e un’altra parte da una donazione. Tuttavia, il giudice di primo grado aveva ritenuto tali giustificazioni non credibili, confermando la confisca.

Il Ricorso in Cassazione e la questione della confisca denaro

L’imputato, attraverso il suo difensore, ha presentato ricorso per Cassazione, contestando esclusivamente la statuizione relativa alla confisca del denaro. Il ricorso si basava su due argomenti principali:

1. Violazione di legge e vizio di motivazione: La difesa ha sostenuto che la motivazione del giudice fosse mancante, contraddittoria e illogica, in quanto aveva travisato le dichiarazioni e la documentazione prodotta sull’origine del denaro.
2. Mancanza di nesso tra denaro e reato: È stato evidenziato come la droga fosse stata rinvenuta in un appartamento diverso da quello in cui era custodito il denaro, elemento che indeboliva la presunzione di un collegamento tra i due.

L’obiettivo del ricorso era, dunque, ottenere l’annullamento della sentenza limitatamente alla parte in cui veniva disposta la confisca.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. La motivazione della Suprema Corte si articola su principi di diritto chiari e rigorosi in materia di confisca denaro.

In primo luogo, i giudici hanno criticato il ragionamento del Tribunale, definendolo basato su una premessa erronea e su valutazioni meramente congetturali. Il giudice di merito aveva svalutato le prove difensive senza un’adeguata analisi, ritenendo ad esempio “implausibile” che una persona detenesse 10.000 euro in contanti derivanti dalla gestione di un’attività legata a giochi e scommesse.

Il punto centrale della decisione, però, risiede nella distinzione giuridica tra il reato di detenzione di sostanze stupefacenti e quello di cessione (spaccio). La Corte, richiamando precedenti orientamenti giurisprudenziali (tra cui Cass. n. 2762/2024 e n. 20130/2022), ha affermato un principio fondamentale: il denaro nella disponibilità dell’indagato non costituisce di per sé “profitto” del reato di illecita detenzione. La detenzione, infatti, è una condotta che non genera un profitto economico, a differenza della cessione.

Di conseguenza, la confisca del denaro non può essere disposta ai sensi dell’art. 240 c.p. (confisca del profitto del reato) quando la condanna riguarda la sola detenzione. In questi casi, la confisca è ammissibile solo se ricorrono le condizioni dell’art. 240-bis c.p. (confisca in casi particolari), che richiede comunque la dimostrazione di un nesso tra il bene e l’attività criminosa, nesso che non può essere semplicemente presunto.

Le Conclusioni della Sentenza

Sulla base di queste motivazioni, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, ma solo per quanto riguarda la statuizione sulla confisca del denaro. Il caso è stato rinviato al Tribunale di provenienza per un nuovo giudizio sul punto.

Il nuovo giudice dovrà riesaminare la questione, tenendo conto dei principi stabiliti dalla Cassazione. In particolare, dovrà valutare se disporre o meno la confisca ai sensi dell’art. 240-bis c.p., considerando attentamente gli elementi di fatto forniti dalla difesa e verificando se esista una prova concreta del collegamento tra il denaro sequestrato e un’attività illecita, superando la semplice contestazione della detenzione di stupefacenti.

È sempre possibile confiscare il denaro trovato a una persona accusata di detenzione di stupefacenti?
No, non è sempre possibile. Secondo la Corte, la confisca del denaro quale profitto del reato è illegittima per la semplice detenzione, in quanto tale condotta, di per sé, non produce un profitto economico. Il denaro non può essere considerato automaticamente collegato al reato.

Cosa deve dimostrare l’accusa per poter procedere alla confisca del denaro in un caso di mera detenzione di droga?
Per poter confiscare il denaro, non è sufficiente contestare la detenzione dello stupefacente. È necessario dimostrare che ricorrano le condizioni previste da norme specifiche, come l’art. 240-bis del codice penale, provando un nesso diretto tra la somma di denaro e l’attività criminale, che non può essere presunto.

In un procedimento di patteggiamento, il giudice può ignorare le prove difensive sull’origine lecita del denaro da confiscare?
No. Il giudice, nel decidere sulla confisca, deve tenere effettivamente conto degli elementi di fatto forniti dalla difesa. Non può svalutare tali prove sulla base di ragionamenti meramente congetturali o di premesse errate, ma deve motivare la sua decisione in modo ancorato al caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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