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Confisca denaro e droga: illegittima se c’è detenzione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26821/2024, ha annullato la confisca del denaro disposta nei confronti di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio. La Corte ha stabilito che la confisca del denaro è illegittima se non è provato un nesso diretto con una specifica attività di spaccio, poiché il reato contestato era la sola detenzione, che di per sé non genera un profitto confiscabile.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca del Denaro e Stupefacenti: Quando è Illegittima?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 26821/2024) ha riaffermato un principio fondamentale in materia di reati legati agli stupefacenti: la confisca del denaro trovato in possesso di un imputato è illegittima se la condanna riguarda esclusivamente la detenzione a fini di spaccio e non un’effettiva attività di cessione della droga. Questa decisione chiarisce i limiti dell’applicabilità dell’art. 240 del codice penale in questo specifico contesto, sottolineando la necessità di un collegamento diretto tra il denaro e il reato contestato.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal GIP del Tribunale di Varese. L’imputato aveva concordato una pena per il reato di illecita detenzione di sostanze stupefacenti, previsto dall’art. 73, commi 4 e 5, del d.P.R. 309/1990. Oltre alla pena detentiva e pecuniaria, il giudice aveva disposto la confisca di una somma di denaro trovata in possesso dell’imputato e sottoposta a sequestro durante le indagini.

Il Ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione lamentando due vizi principali:
1. Un’erronea qualificazione giuridica del fatto contestato.
2. L’illegittimità della confisca, sostenendo che il denaro non poteva essere considerato provento dell’attività di spaccio, non essendo stata contestata alcuna specifica cessione di droga.

Anche il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione ha concluso per l’annullamento della sentenza, ma limitatamente al punto relativo alla confisca.

La Decisione sulla Confisca del Denaro

La Corte di Cassazione ha accolto il motivo di ricorso relativo alla confisca del denaro, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno richiamato un orientamento giurisprudenziale consolidato, secondo cui la confisca del denaro ai sensi dell’art. 240 c.p. è illegittima in relazione al reato di detenzione di stupefacenti a fini di spaccio. La ragione risiede nel fatto che il denaro, in questo scenario, non può essere considerato il “profitto” dell’attività illecita per cui è intervenuta la condanna.

Il reato contestato e accertato era la detenzione della sostanza, un’attività che di per sé non genera un profitto economico. Il profitto, infatti, deriva dall’atto di cessione (lo spaccio vero e proprio). Se l’imputazione non include specifici episodi di spaccio, ma si limita a contestare la detenzione con finalità di spaccio, manca il nesso di pertinenzialità tra il denaro sequestrato e il reato giudicato.

La Questione della Qualificazione Giuridica

Per quanto riguarda il primo motivo di ricorso, relativo all’erronea qualificazione giuridica del fatto, la Corte lo ha dichiarato manifestamente infondato. In sede di patteggiamento, la possibilità di contestare la qualificazione giuridica in Cassazione è limitata ai soli casi di “errore manifesto”, ovvero quando l’accordo sulla pena si trasforma in un accordo sui reati. Nel caso di specie, non sussisteva un errore di tale gravità, ma al più una questione opinabile, non sindacabile in sede di legittimità dopo un patteggiamento.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che, per poter procedere alla confisca, è necessario che il denaro costituisca il corrispettivo di una condotta criminosa per la quale sia stata pronunciata una condanna. Nel caso in esame, la condanna riguardava esclusivamente la detenzione della droga, non la sua vendita. Di conseguenza, il richiamo del Tribunale all’art. 240 del codice penale è stato ritenuto erroneo, poiché il denaro rinvenuto in possesso dell’imputato non poteva presentare alcun “nesso di pertinenzialità” con il reato oggetto dell’imputazione. In assenza della prova di una pregressa attività di cessione a cui ricondurre la somma sequestrata, la confisca della stessa non può essere disposta.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un importante principio di garanzia: la confisca è una misura ablativa che richiede un rigoroso accertamento del collegamento tra il bene e il reato. Non è sufficiente trovare del denaro su una persona accusata di detenzione di droga per presumerne automaticamente la provenienza illecita e disporne la confisca. L’accusa deve provare che quel denaro è il provento di specifici atti di spaccio. La decisione ha quindi portato all’annullamento della sentenza limitatamente alla confisca, con rinvio al Tribunale di Varese per un nuovo giudizio sul punto.

Perché la confisca del denaro è stata ritenuta illegittima dalla Corte di Cassazione?
La confisca è stata ritenuta illegittima perché il reato per cui l’imputato è stato condannato era la “detenzione a fini di spaccio” e non lo “spaccio” (cessione). La sola detenzione non produce un profitto economico, pertanto il denaro non poteva essere considerato il provento del reato contestato, mancando il necessario nesso di pertinenzialità.

È possibile contestare la qualificazione giuridica di un reato dopo un patteggiamento?
Sì, ma solo in casi molto limitati. La Corte ha chiarito che il ricorso per cassazione avverso una sentenza di patteggiamento per erronea qualificazione giuridica è ammesso solo in presenza di un “errore manifesto”, non quando la diversa qualificazione presenta margini di opinabilità.

Cosa è necessario per poter confiscare del denaro in un caso di stupefacenti?
Secondo la sentenza, per poter confiscare il denaro è necessario che esso costituisca il corrispettivo di una specifica condotta criminosa di spaccio per la quale sia stata pronunciata una condanna. L’accusa deve quindi provare che il denaro è il frutto di una o più cessioni di droga, non potendo desumerlo dalla sola detenzione della sostanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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