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Confisca denaro detenzione stupefacenti: quando è lecita?

La Corte di Cassazione ha annullato la confisca di 1.080 euro a un soggetto condannato per detenzione di stupefacenti. La Suprema Corte ha stabilito che, in caso di mera detenzione, non è possibile presumere che il denaro sia provento di spaccio. Per procedere alla confisca denaro detenzione stupefacenti, è necessario un nesso provato con un’attività di cessione, che in questo caso non era stata contestata né dimostrata.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Denaro e Detenzione di Stupefacenti: La Cassazione Fissa i Paletti

La questione della confisca denaro detenzione stupefacenti è un tema delicato che interseca la repressione dei reati con la tutela del diritto di proprietà. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sez. 6 Penale, n. 4622/2024) ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo che non può esserci un automatismo tra il ritrovamento di denaro e la contestazione di detenzione di droga. Analizziamo insieme la decisione e le sue importanti implicazioni.

I Fatti del Caso: La Detenzione e la Confisca del Denaro

Il caso ha origine da una sentenza di applicazione della pena su richiesta (patteggiamento) emessa dal GUP del Tribunale di Benevento. L’imputato era stato accusato dell’illecita detenzione di 208 grammi di cocaina, oltre ad altri reati. Nel corso delle operazioni, era stata rinvenuta e sequestrata una somma di 1.080 euro.

Il Tribunale, nel ratificare l’accordo sulla pena, aveva disposto la confisca della somma, ritenendola provento del reato di detenzione ai fini di spaccio. Questa decisione è stata impugnata dalla difesa, che ne ha contestato la legittimità.

Il Ricorso in Cassazione: Perché la Confisca è Stata Contestata?

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su un unico motivo: la violazione di legge e il vizio di motivazione riguardo alla confisca del denaro. Il punto centrale dell’argomentazione difensiva era l’assenza di un nesso diretto e provato tra la somma di denaro e il reato contestato, ovvero la mera detenzione della sostanza stupefacente. La difesa ha sottolineato che, per procedere a confisca, il denaro deve essere il profitto di un’attività di cessione (vendita), non di semplice possesso. A sostegno della propria tesi, la difesa ha anche evidenziato che lo stesso Pubblico Ministero aveva dato il proprio consenso alla restituzione della somma.

La Decisione della Suprema Corte sulla Confisca Denaro Detenzione Stupefacenti

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno chiarito un principio giuridico fondamentale: il denaro rinvenuto nella disponibilità di un imputato può essere confiscato solo a determinate condizioni, che non ricorrevano nel caso di specie.

La Corte ha spiegato che la confisca del denaro, in relazione al reato di detenzione di stupefacenti, non è consentita né ai sensi dell’art. 240 del codice penale (confisca generale), né ai sensi dell’art. 73, comma 7-bis, del d.P.R. 309/1990. Queste norme, infatti, si applicano specificamente alle ipotesi di cessione di sostanze stupefacenti, in quanto il denaro rappresenta il provento o il prodotto di tale attività di vendita.

Le Motivazioni Giuridiche

La motivazione della sentenza risiede nella distinzione netta tra il reato di ‘detenzione’ e quello di ‘cessione’. La detenzione è un reato di pericolo che punisce il possesso della sostanza, a prescindere da un’effettiva attività di spaccio. La cessione, invece, è il reato che si concretizza con la vendita o la distribuzione della droga, generando un profitto economico.

La Corte ha specificato che, nel caso in esame, all’imputato era stata contestata e affermata la responsabilità solo per la mera detenzione. Di conseguenza, non era ravvisabile il ‘necessario nesso’ tra il denaro sequestrato e il reato per cui era stata emessa condanna. Presumere che quel denaro fosse il frutto di precedenti attività di spaccio, mai contestate né provate nel procedimento, costituirebbe una violazione dei principi di legalità e di correlazione tra accusa e sentenza.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al punto della confisca del denaro, disponendo la trasmissione degli atti al Tribunale di Benevento per un nuovo giudizio. Questa pronuncia ribadisce un principio di garanzia fondamentale: la confisca del denaro non è una conseguenza automatica dell’accusa di detenzione di stupefacenti. Per essere legittima, deve essere provato che la somma rappresenta il provento di un’effettiva e specifica attività di spaccio. In assenza di tale prova, il denaro deve essere restituito.

È sempre possibile confiscare il denaro trovato addosso a una persona accusata di detenzione di stupefacenti?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la confisca non è automatica. È necessario dimostrare un nesso diretto tra il denaro e un’attività di spaccio (cessione), non essendo sufficiente la sola accusa di detenzione.

Qual è la differenza tra ‘detenzione’ e ‘cessione’ di stupefacenti ai fini della confisca del denaro?
La ‘detenzione’ è il semplice possesso della sostanza. La ‘cessione’ è l’atto di vendita o distribuzione. La confisca del denaro come ‘provento del reato’ è legittima solo se collegata a un’attività di cessione, poiché è da questa che deriva un guadagno economico.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione in questo caso specifico?
La Corte ha annullato la parte della sentenza che disponeva la confisca del denaro. Ha stabilito che non era stato provato il necessario legame tra la somma sequestrata (1.080 euro) e il reato contestato (mera detenzione di cocaina), e ha quindi rinviato il caso al Tribunale per una nuova valutazione sul punto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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