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Confisca denaro detenzione stupefacenti: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza riguardo alla confisca di denaro in un caso di detenzione di stupefacenti. Un individuo, condannato tramite patteggiamento per possesso di droga, ha visto annullata la confisca del denaro perché il giudice di merito non ha provato il necessario nesso di pertinenzialità tra la somma sequestrata e il reato specifico di detenzione, distinguendolo chiaramente dall’attività di spaccio.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Denaro Detenzione Stupefacenti: La Cassazione Chiarisce i Limiti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 23219/2024) getta nuova luce su un tema cruciale: la confisca denaro detenzione stupefacenti. La pronuncia stabilisce che non è sufficiente trovare del denaro addosso a una persona accusata di possesso di droga per poterlo confiscare. È necessario che il giudice motivi in modo rigoroso il legame diretto tra quella somma e il reato contestato. Approfondiamo i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torino. Un uomo era stato condannato a quattro anni di reclusione e 18.000 euro di multa per il reato di detenzione ai fini di spaccio di cocaina ed eroina. Oltre alla pena, il giudice aveva disposto la confisca di una somma di denaro trovata in suo possesso, ritenendola “evidente provento dell’attività di spaccio”.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando due aspetti: la congruità della pena e la legittimità della confisca del denaro.

Il Ricorso in Cassazione e la Posizione della Corte

La Corte di Cassazione ha esaminato i due motivi di ricorso in modo distinto, giungendo a conclusioni diverse.

Per quanto riguarda la congruità della pena, la Corte ha dichiarato il motivo inammissibile. Ha ricordato che, a seguito della riforma del 2017, le sentenze di patteggiamento possono essere impugnate solo per motivi specifici, tra cui non rientra la valutazione sulla “giustezza” della pena concordata tra le parti. Accettando il patteggiamento, l’imputato rinuncia a contestare questo aspetto.

Il secondo motivo, relativo alla confisca, è stato invece accolto. La Corte ha ribadito che le statuizioni riguardanti le misure di sicurezza, come la confisca, possono essere appellate anche in caso di patteggiamento, specialmente per vizi di motivazione.

Confisca Denaro Detenzione Stupefacenti: La Necessità del Nesso di Pertinenzialità

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra il reato di “cessione” (spaccio) e quello di “mera detenzione” di stupefacenti. La Corte ha stabilito che la confisca del denaro come “profitto” del reato, ai sensi dell’art. 73, comma 7-bis del Testo Unico Stupefacenti, è applicabile solo alle ipotesi di spaccio effettivo.

Nel caso di semplice detenzione, il denaro trovato in possesso dell’imputato non può essere automaticamente considerato profitto, prodotto o prezzo del reato contestato. Per poter procedere alla confisca, il giudice deve dimostrare in modo specifico e puntuale il cosiddetto “nesso di pertinenzialità” tra il denaro e l’attività illecita contestata. Non è sufficiente presumere che la somma sia il ricavato di precedenti cessioni non contestate o che sia destinata a futuri acquisti di droga.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha annullato la sentenza sul punto della confisca perché il giudice di primo grado non ha fornito alcuna motivazione sul perché quella specifica somma di denaro dovesse essere considerata provento del reato di detenzione. Il giudice non può basarsi su una generica presunzione, ma deve ancorare la sua decisione a elementi concreti che colleghino il denaro allo specifico fatto illecito per cui si procede. In assenza di una prova di cessione, la confisca del denaro rinvenuto nella disponibilità dell’imputato può avvenire solo se ricorrono le più stringenti condizioni previste da altre norme, come l’art. 240-bis del codice penale (confisca allargata), che richiedono una dimostrazione della sproporzione del bene rispetto al reddito del condannato, presupposto non analizzato nel caso di specie.

Le Conclusioni

Questa sentenza rafforza un principio di garanzia fondamentale: ogni provvedimento che incide sui diritti patrimoniali dell’individuo deve essere supportato da una motivazione solida e specifica. La confisca denaro detenzione stupefacenti non può essere automatica. Spetta all’accusa e al giudice dimostrare il legame diretto tra i beni sequestrati e il reato, evitando presunzioni che potrebbero portare a ingiuste ablazioni patrimoniali. La Corte, annullando con rinvio, ha quindi incaricato un nuovo giudice di riesaminare la questione della confisca, applicando correttamente i principi di diritto enunciati.

È possibile impugnare la misura della confisca in una sentenza di patteggiamento?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che il ricorso per cassazione contro le statuizioni che applicano misure di sicurezza, come la confisca, è ammissibile per vizi di motivazione o per violazione di legge, anche quando derivano da una sentenza di patteggiamento.

In caso di semplice detenzione di stupefacenti, il denaro trovato in possesso dell’imputato è sempre confiscabile?
No. La sentenza chiarisce che per il reato di mera detenzione, il denaro trovato in possesso dell’imputato non è automaticamente confiscabile. Il giudice deve fornire una motivazione specifica che dimostri un “nesso di pertinenzialità”, ovvero un legame diretto, tra la somma di denaro e il reato contestato, cosa che non può essere presunta.

Qual è la differenza tra la confisca per detenzione e quella per spaccio di droga?
La confisca del denaro come profitto o prezzo del reato, ai sensi dell’art. 73, comma 7-bis del d.P.R. 309/1990, è prevista per l’ipotesi di cessione (spaccio) di sostanze stupefacenti. Per la mera detenzione, questa norma non si applica direttamente e la confisca del denaro può avvenire solo se ricorrono le diverse e più stringenti condizioni previste da altre disposizioni, come l’art. 240 del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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