LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Confisca denaro detenzione stupefacenti: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato la confisca di una somma di denaro disposta nei confronti di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti. La sentenza sottolinea che, in caso di semplice detenzione, non è sufficiente presumere che il denaro sia provento di spaccio. È necessario un rigoroso onere motivazionale da parte del giudice per dimostrare il nesso di causalità diretto tra la somma sequestrata e il reato specifico contestato. La decisione chiarisce i limiti della confisca denaro detenzione stupefacenti in assenza di prove concrete di attività di vendita.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Denaro Detenzione Stupefacenti: Quando è Legittima? La Cassazione Spiega

La confisca denaro detenzione stupefacenti è una questione complessa che spesso giunge al vaglio della Corte di Cassazione. Una recente sentenza ha ribadito un principio fondamentale: non si può presumere automaticamente che il denaro trovato in possesso di chi detiene sostanze illecite sia il provento di spaccio. Il giudice deve fornire una motivazione rigorosa che dimostri il legame diretto tra il denaro e il reato specifico contestato. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: La Condanna e il Sequestro del Denaro

Il caso ha origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal GUP del Tribunale di Rieti. Un individuo veniva condannato per il reato di cui all’art. 73, comma 1, D.P.R. 309/1990, per aver detenuto illecitamente 32 involucri di cocaina, per un peso di circa 15,45 grammi, chiaramente destinati alla cessione a terzi.

Oltre alla pena detentiva e pecuniaria, il giudice disponeva la confisca e la distruzione dello stupefacente e di alcuni tirapugni, nonché la confisca di una somma in contanti di 4.450,00 Euro trovata in possesso dell’imputato.

Il Ricorso in Cassazione: Il Dubbio sul Nesso tra Denaro e Reato

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione contestando unicamente la parte della sentenza relativa alla confisca del denaro. La difesa ha lamentato la violazione dell’art. 240 del codice penale e la totale mancanza di motivazione sul punto.

Secondo il ricorrente, il giudice di merito aveva omesso qualsiasi spiegazione riguardo al nesso di causalità tra il possesso dello stupefacente (reato contestato) e la disponibilità della somma di denaro, limitandosi a ritenerla genericamente ‘prezzo dell’attività illecita’ senza fornire alcuna prova o ragionamento a supporto.

L’Analisi della Corte: I Limiti alla confisca denaro detenzione stupefacenti

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato, accogliendolo e annullando la sentenza limitatamente alla confisca del denaro, con rinvio al Tribunale di Rieti per un nuovo giudizio.

La Necessità del Collegamento Eziologico

Il punto centrale della decisione è il concetto di “collegamento eziologico”. La Suprema Corte ha ribadito che il profitto confiscabile deve derivare direttamente ed immediatamente dalla commissione dell’illecito per cui si è stati condannati. Nel caso di specie, l’imputato era stato condannato per la mera detenzione finalizzata allo spaccio, non per episodi di vendita già avvenuti.

Di conseguenza, per poter confiscare il denaro, il giudice avrebbe dovuto dimostrare che quella specifica somma costituiva il profitto o il prezzo del reato di detenzione. Una semplice affermazione generica non rispetta l’onere motivazionale richiesto dalla legge.

La Confisca e il Reato Specifico

La giurisprudenza di legittimità è concorde nell’escludere che si possano confiscare somme ritenute provento di pregresse e non contestate condotte di vendita. La confisca, ai sensi degli artt. 240 c.p. e 73, comma 7-bis, D.P.R. 309/1990, è strettamente legata al reato oggetto della declaratoria di responsabilità. Non può estendersi a ipotetiche attività illecite estranee al capo di imputazione.

La Corte ha inoltre specificato che, per procedere alla confisca del denaro in un caso di detenzione, si potrebbe ricorrere all’istituto della confisca in casi particolari (art. 240-bis c.p.), ma solo se ne ricorrono i presupposti: ad esempio, quando il condannato non può giustificare la provenienza del denaro e questo risulta sproporzionato rispetto al suo reddito. Anche in questo caso, però, sarebbe necessaria una motivazione specifica e dettagliata.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha annullato la confisca perché la sentenza impugnata era priva di una motivazione adeguata. Il giudice di primo grado non ha spiegato perché la somma di 4.450,00 Euro dovesse essere considerata il profitto del reato di detenzione di 15 grammi di cocaina. Mancava qualsiasi argomentazione che collegasse il denaro al reato per cui era stata emessa la condanna. La semplice indicazione che la somma fosse “da ritenere prezzo dell’attività illecita” è stata giudicata insufficiente e non rispettosa dell’obbligo di motivazione. La decisione evidenzia che, in assenza di prove di una vendita, il denaro non può essere automaticamente qualificato come profitto del reato di detenzione.

Le Conclusioni

Questa sentenza rappresenta un importante promemoria sui limiti del potere di confisca dello Stato. Stabilisce che, soprattutto in casi di condanna per sola detenzione di stupefacenti, il sequestro di somme di denaro non è automatico. È indispensabile che il giudice fornisca una motivazione concreta e puntuale, dimostrando il legame diretto tra il denaro e il crimine contestato. Non è possibile basare una misura ablativa così incisiva su mere presunzioni o su ipotetiche attività criminali passate non oggetto del giudizio. La decisione rafforza le garanzie difensive e il principio secondo cui ogni provvedimento restrittivo deve essere supportato da un solido impianto logico e giuridico.

È possibile confiscare il denaro trovato addosso a una persona accusata solo di detenzione di stupefacenti?
Non automaticamente. La Corte di Cassazione ha stabilito che è necessario dimostrare un “collegamento eziologico”, ovvero un nesso di causa-effetto, tra il denaro e il reato di detenzione contestato. La semplice affermazione che il denaro sia “prezzo dell’attività illecita” non è una motivazione sufficiente.

Una sentenza di patteggiamento può essere impugnata se include una confisca non concordata?
Sì. La sentenza chiarisce che una sentenza di patteggiamento che dispone una misura di sicurezza, come la confisca, la quale non abbia formato oggetto di accordo tra le parti, è ricorribile per cassazione per vizio di motivazione.

Per confiscare il denaro, il giudice può fare riferimento a presunte vendite di droga passate, non oggetto del processo?
No. La giurisprudenza citata nella sentenza è concorde nell’escludere che la confisca possa basarsi su condotte di vendita pregresse che non sono state oggetto di imputazione specifica nel processo in corso. La confisca deve riguardare il profitto del reato per cui si è stati condannati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati