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Confisca denaro detenzione stupefacenti: i limiti

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che disponeva la confisca del denaro, del cellulare e l’espulsione di un imputato condannato per mera detenzione di stupefacenti. La Suprema Corte ha chiarito che la confisca del denaro in caso di detenzione di stupefacenti è illegittima se non viene provato un collegamento diretto con l’attività di spaccio. Inoltre, la motivazione del provvedimento di espulsione deve tenere conto delle condizioni familiari e del radicamento sociale dell’imputato, elementi omessi nel caso di specie.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca denaro per detenzione stupefacenti: quando è illegittima?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 7733 del 2025, affronta un tema cruciale: i limiti alla confisca del denaro in caso di detenzione di stupefacenti. La Corte ha stabilito principi fondamentali che distinguono nettamente la mera detenzione dall’attività di spaccio, con importanti conseguenze sulla legittimità delle misure patrimoniali e personali applicate all’imputato. Questo caso offre uno spunto di riflessione sulla necessità di una motivazione rigorosa e di un’attenta valutazione delle prove da parte dei giudici.

I fatti del caso

Il Tribunale di Alessandria, con una sentenza di patteggiamento, aveva condannato un uomo per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti. Oltre alla pena principale, il giudice aveva disposto la confisca dello stupefacente, di una somma di denaro trovata in possesso dell’imputato, del suo telefono cellulare e ne aveva ordinato l’espulsione dal territorio nazionale.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando tre punti principali:
1. La confisca del denaro era illegittima, poiché non vi era prova che i soldi fossero collegati al reato. L’uomo sosteneva che il denaro provenisse da risparmi accumulati lavorando all’estero e dalla vendita di un’auto.
2. L’ordine di espulsione era immotivato, in quanto non teneva conto della sua situazione familiare e del suo radicamento in Italia.
3. Anche la confisca del telefono cellulare era priva di una valida giustificazione legale.

La decisione della Corte di Cassazione sulla confisca

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza del Tribunale e rinviando il caso per un nuovo giudizio. La decisione si fonda su una rigorosa analisi delle norme che regolano la confisca e l’espulsione, evidenziando le mancanze nella motivazione del primo giudice.

Le motivazioni della Corte

I giudici di legittimità hanno chiarito che, in caso di illecita detenzione di stupefacenti, non è automaticamente consentita la confisca del denaro. Le norme applicabili (art. 240 c.p. e art. 73, comma 7-bis, d.P.R. 309/1990) si riferiscono a ipotesi di cessione della sostanza, dove il nesso tra il denaro e l’attività criminale è evidente. Nel caso della mera detenzione, questo nesso non è presunto e deve essere provato.

Per quanto riguarda la cosiddetta “confisca allargata” (art. 240-bis c.p.), essa richiede che il condannato non sia in grado di giustificare la provenienza del denaro o che questo sia sproporzionato rispetto alle sue fonti lecite di reddito. Nel caso specifico, il Tribunale aveva basato la sua decisione in modo apodittico sullo stato di disoccupazione dell’imputato, senza approfondire le giustificazioni fornite, come il lavoro svolto all’estero e la vendita di un veicolo. Queste circostanze, secondo la Corte, erano “meritevoli di approfondimento”.

Analogamente, la confisca del cellulare è stata ritenuta immotivata, non essendo stato dimostrato il suo utilizzo per fini illeciti. Infine, la motivazione sull’espulsione è stata giudicata insufficiente perché non aveva valutato le condizioni familiari e il radicamento sociale dell’imputato, elementi che la legge impone di considerare prima di disporre una misura così grave.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale dello stato di diritto: ogni provvedimento restrittivo, sia esso patrimoniale o personale, deve essere sorretto da una motivazione solida, logica e basata su prove concrete. Non è sufficiente basarsi su presunzioni o status personali (come la disoccupazione) per giustificare la confisca del denaro in caso di detenzione di stupefacenti. La Corte impone ai giudici di merito un onere di verifica rigoroso, specialmente quando l’imputato fornisce spiegazioni plausibili sulla provenienza dei suoi beni. L’annullamento con rinvio indica la necessità di un nuovo esame che valuti attentamente tutti gli elementi trascurati in prima istanza, garantendo il rispetto dei diritti dell’imputato.

È possibile confiscare automaticamente il denaro a chi viene trovato in possesso di stupefacenti?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che per il reato di mera detenzione di stupefacenti non è consentita la confisca del denaro, in quanto manca il necessario nesso tra il denaro e il reato, a differenza dei casi di cessione (spaccio).

Quali sono i presupposti per la “confisca allargata”?
La confisca allargata (art. 240-bis c.p.) presuppone che il condannato non sia in grado di giustificare la provenienza del denaro o che questo sia sproporzionato rispetto alle sue fonti lecite di guadagno. Il giudice non può basarsi solo sullo stato di disoccupazione, ma deve valutare le giustificazioni fornite dall’imputato.

Cosa deve valutare il giudice prima di ordinare l’espulsione di un condannato straniero?
Il giudice deve valutare attentamente non solo la pericolosità del soggetto, ma anche le sue condizioni familiari e il suo radicamento sul territorio dello Stato. Un ordine di espulsione privo di tale valutazione è considerato immotivato e, quindi, illegittimo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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