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Confisca denaro detenzione: quando è illegittima?

La Corte di Cassazione ha annullato la confisca di una somma di denaro a un soggetto condannato per detenzione di stupefacenti. La sentenza sottolinea che, in assenza di una contestazione di spaccio, non è possibile disporre la confisca del denaro solo sulla base della grande quantità di droga detenuta. È necessario dimostrare un nesso di pertinenzialità specifico e diretto tra il denaro e il reato, cosa che nel caso di specie mancava. La Corte ha ritenuto la motivazione del giudice di merito generica e insufficiente, annullando il provvedimento e rinviando per un nuovo esame sulla legittimità della confisca denaro detenzione.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Denaro Detenzione: la Cassazione fissa i paletti

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 12185 del 2024, offre un importante chiarimento sui limiti della confisca denaro detenzione di sostanze stupefacenti. La Suprema Corte ha stabilito un principio fondamentale: la semplice detenzione di un ingente quantitativo di droga, in assenza di una contestazione di spaccio, non è sufficiente a giustificare automaticamente la confisca del denaro rinvenuto nella disponibilità dell’imputato. È necessaria una prova rigorosa del legame diretto tra il denaro e il reato.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un individuo condannato, tramite patteggiamento, per la detenzione illecita di una considerevole quantità di stupefacenti (oltre 8 kg di marijuana e circa 134 grammi di cocaina), oltre che per ricettazione e detenzione illegale di un’arma da fuoco. Il giudice di primo grado, oltre alla pena concordata, aveva disposto la confisca non solo della droga e delle armi, ma anche di una somma di denaro trovata in possesso dell’imputato.

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione contestando unicamente la legittimità della confisca del denaro. Il motivo del ricorso era chiaro: l’accusa era di mera detenzione e non di spaccio (cessione). Pertanto, secondo il ricorrente, mancava la prova che quel denaro fosse il profitto o il prodotto dell’attività illecita, rendendo la sua ablazione illegittima.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Confisca Denaro Detenzione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza limitatamente alla parte relativa alla confisca del denaro e rinviando il caso al Tribunale di Torino per un nuovo giudizio. I giudici supremi hanno ritenuto fondate le doglianze della difesa, evidenziando una carenza motivazionale significativa nel provvedimento impugnato.

La Corte ha specificato che il giudice di merito si era limitato a definire il possesso del denaro come “ragionevolmente pertinenziale” alla detenzione della droga, senza però spiegare in concreto quale fosse il nesso che giustificava tale affermazione. Questa formula, secondo la Cassazione, si traduce in una motivazione “apodittica e tautologica”, ovvero un’affermazione data per scontata ma priva di una reale argomentazione.

Le Motivazioni

La motivazione della sentenza della Cassazione si articola su punti giuridici precisi. Innanzitutto, si distingue nettamente tra il reato di detenzione e quello di cessione di stupefacenti. Mentre nel caso della cessione (spaccio), il denaro può essere facilmente identificato come il profitto diretto del reato, nel caso della mera detenzione questo collegamento non è automatico.

La Corte ha ribadito che, per il reato di illecita detenzione, la confisca del denaro non può basarsi sull’art. 240 del codice penale (confisca generica), ma deve trovare fondamento nelle norme specifiche. In particolare, si fa riferimento all’art. 240-bis c.p., applicabile tramite il rinvio dell’art. 85-bis del Testo Unico sugli Stupefacenti (D.P.R. 309/1990). Questa normativa impone requisiti più stringenti e richiede la dimostrazione di un nesso di pertinenzialità diretto e concreto tra il bene da confiscare e il crimine.

Nel caso esaminato, la motivazione del giudice di primo grado non ha fornito alcun elemento per dimostrare questo legame. Non è stato spiegato se il denaro fosse il prodotto di precedenti attività di spaccio o se fosse destinato all’acquisto di altra droga. L’automatismo ‘tanta droga = denaro illecito’ è stato respinto dalla Corte come una deduzione irragionevole e non supportata da prove.

Le Conclusioni

Questa sentenza rafforza un principio di garanzia fondamentale: nessuna misura ablativa, come la confisca, può essere disposta senza una motivazione solida e puntuale che ne dimostri i presupposti legali. Per la confisca denaro detenzione, non basta la presenza di un ingente quantitativo di droga per presumere l’origine illecita del contante. È onere dell’accusa e dovere del giudice dimostrare il “nesso di pertinenzialità” tra la somma sequestrata e il reato contestato. In assenza di tale prova, la confisca è illegittima e deve essere annullata. La decisione impone ai tribunali un maggiore rigore nel motivare provvedimenti che incidono sul patrimonio delle persone, anche in contesti di criminalità legata agli stupefacenti.

È sempre possibile confiscare il denaro trovato a chi detiene sostanze stupefacenti?
No. Secondo la sentenza, per il reato di mera detenzione non è sufficiente trovare droga e denaro insieme. È necessario che il giudice fornisca una motivazione specifica che dimostri il legame diretto (nesso di pertinenzialità) tra il denaro e l’attività illecita.

Qual è la differenza, ai fini della confisca, tra detenzione e spaccio di droga?
La differenza è sostanziale. Nello spaccio (cessione), il denaro è spesso il profitto diretto del reato, rendendo la confisca più semplice da giustificare. Nella mera detenzione, questo collegamento non è automatico e deve essere provato, applicando normative più specifiche e restrittive come l’art. 240-bis del codice penale.

Cosa significa che la motivazione del giudice era ‘apodittica e tautologica’?
Significa che il giudice ha affermato che il denaro era collegato al reato senza fornire alcuna spiegazione o prova a sostegno di tale affermazione. Ha usato una formula generica (‘ragionevolmente pertinenziale’) che si limita a ripetere la conclusione senza dimostrarla, rendendo la motivazione insufficiente e illegittima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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