LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Confisca denaro detenzione droga: serve motivazione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di patteggiamento limitatamente alla confisca di oltre 10.000 euro, disposta a carico di un soggetto condannato per detenzione di stupefacenti. La Corte ha stabilito che la confisca del denaro in questi casi non è automatica, poiché il denaro non costituisce il profitto del reato di mera detenzione. Il giudice deve fornire una specifica e adeguata motivazione, assente nel caso di specie, spiegando il nesso tra il denaro e un’attività illecita. La questione è stata rinviata al Tribunale per un nuovo esame.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca denaro detenzione droga: quando è obbligatoria la motivazione del giudice

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7539/2025, ha affrontato un tema cruciale in materia di reati legati agli stupefacenti: la confisca del denaro per detenzione di droga. La pronuncia chiarisce che il sequestro di somme di denaro non può essere una conseguenza automatica della condanna, ma richiede una motivazione specifica da parte del giudice, soprattutto quando la condanna riguarda la mera detenzione e non lo spaccio.

I fatti del caso

Il caso riguarda un uomo, gestore di un bar, condannato con rito di patteggiamento a un anno e otto mesi di reclusione e 6.000 euro di multa per aver detenuto e trasportato sostanze stupefacenti. Nello specifico, erano stati rinvenuti 300 grammi di marijuana a bordo della sua auto e 488 grammi di hashish all’interno del suo locale commerciale. Durante le operazioni, le forze dell’ordine avevano sequestrato anche una somma totale di 10.350,00 euro, trovata parte in auto e parte in un borsello nel bar.

La sentenza di patteggiamento, oltre a definire la pena, aveva disposto la confisca di “quanto in sequestro”, includendo quindi anche il denaro. L’imputato ha proposto ricorso per cassazione avverso questa statuizione, lamentando che il giudice non avesse fornito alcuna motivazione sulla legittimità della confisca del denaro, soprattutto a fronte di un’accusa di sola detenzione e non di spaccio.

La decisione della Corte di Cassazione sul tema della confisca denaro detenzione droga

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza limitatamente al punto della confisca del denaro e rinviando la questione al Tribunale di Trento per un nuovo giudizio. Il fulcro della decisione risiede nella totale assenza di motivazione da parte del giudice di merito.

La Corte ha ribadito un principio fondamentale: anche in una sentenza di patteggiamento, se la confisca non è parte dell’accordo tra le parti, il giudice ha il dovere di motivare le ragioni per cui dispone la misura di sicurezza. In questo caso, il giudice si era limitato a un generico ordine di confisca, senza specificare il tipo di confisca applicata né il nesso tra il denaro e il reato contestato.

Le motivazioni: perché la confisca del denaro per detenzione di droga richiede una giustificazione specifica

La Cassazione ha sviluppato il suo ragionamento su un punto di diritto cruciale: la distinzione tra il reato di detenzione di stupefacenti e quello di spaccio. Le norme sulla confisca ordinaria (art. 240 c.p.) e quella specifica per gli stupefacenti (art. 73, comma 7-bis, d.P.R. 309/1990) si applicano al “profitto” del reato. Tuttavia, nel caso della mera detenzione o trasporto, il denaro rinvenuto non può essere considerato il profitto diretto di quel reato.

Il profitto, infatti, deriva da un’attività di cessione (spaccio). Pertanto, il denaro trovato in possesso di chi detiene droga potrebbe essere il provento di precedenti e distinti episodi di spaccio, ma non della condotta di detenzione per cui è intervenuta la condanna. Manca, quindi, il nesso di causalità diretta richiesto dalla legge per la confisca ordinaria.

La Corte ha specificato che l’unica via per confiscare il denaro in un caso simile sarebbe stata l’applicazione della confisca per sproporzione (art. 240-bis c.p.), che però richiede una valutazione complessa sul patrimonio e sul reddito dell’imputato, volta a dimostrare che quei beni sono di provenienza ingiustificata e sproporzionati rispetto alle sue capacità economiche. Il giudice di merito aveva completamente omesso questa valutazione, rendendo la sua decisione illegittima per vizio di motivazione.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

Questa sentenza rafforza un importante principio di garanzia. La confisca del denaro in caso di detenzione di droga non è mai automatica. Il giudice non può presumere che il denaro trovato sia illecito, ma deve dimostrarlo attraverso una motivazione rigorosa. In particolare:

1. Nesso di causalità: Deve essere provato il legame diretto tra il denaro e il reato per cui si è condannati. Per la sola detenzione, questo nesso non sussiste.
2. Obbligo di motivazione: Anche nel patteggiamento, il giudice deve spiegare il fondamento giuridico della confisca, specificando se si tratta di confisca del profitto o di confisca per sproporzione.
3. Divieto di confisca per reati diversi: Non si può confiscare il presunto profitto di reati di spaccio non contestati, basandosi unicamente su una condanna per detenzione.

In conclusione, la decisione impedisce l’applicazione di misure patrimoniali ablatorie prive di un solido fondamento giuridico e probatorio, tutelando il diritto di proprietà anche nei confronti di chi viene condannato per reati legati agli stupefacenti.

Se una persona viene condannata solo per detenzione di droga, il denaro che ha con sé può essere automaticamente confiscato?
No, secondo la Corte di Cassazione non può essere confiscato automaticamente. La confisca del denaro è possibile solo se viene provato che esso costituisce il profitto del reato per cui è avvenuta la condanna. Poiché la mera detenzione non genera un profitto, il denaro non può essere confiscato come tale, a meno che non si applichino altre norme specifiche come la confisca per sproporzione, che richiede una motivazione ad hoc.

Cosa deve fare il giudice per disporre la confisca del denaro in una sentenza di patteggiamento per detenzione di stupefacenti?
Il giudice ha l’obbligo di fornire una motivazione esplicita. Deve specificare il fondamento giuridico della confisca e illustrare le ragioni per cui ritiene che il denaro sia collegato a un’attività illecita. Un ordine generico di confisca “di quanto in sequestro” senza ulteriori spiegazioni è illegittimo.

Perché il denaro trovato in possesso di chi detiene droga non è considerato il ‘profitto’ del reato di detenzione?
Perché il profitto di un reato è il vantaggio economico che deriva direttamente dalla sua commissione. Il reato di detenzione di stupefacenti, di per sé, consiste nel possedere la sostanza e non genera un guadagno economico. Il guadagno deriva dalla vendita (spaccio), che è un reato diverso. Pertanto, il denaro potrebbe essere il profitto di passati episodi di spaccio, ma non del reato di detenzione contestato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati