LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Confisca denaro da spaccio: la Cassazione annulla

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che disponeva la confisca di denaro, cellulari e SIM a un individuo condannato per spaccio di stupefacenti. La decisione sottolinea che, per procedere alla confisca denaro, è indispensabile che il giudice motivi in modo specifico il nesso di pertinenza tra la somma sequestrata e il reato contestato. Mancando tale motivazione, la confisca è illegittima. Il caso è stato rinviato al Tribunale per un nuovo esame.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Denaro e Spaccio: La Cassazione Fissa i Paletti sulla Prova

La confisca denaro in casi di spaccio di stupefacenti non è automatica. È necessario un rigoroso onere di motivazione da parte del giudice, che deve dimostrare il legame diretto tra i soldi sequestrati e l’attività illecita contestata. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 44535 del 2024, annullando una misura di confisca disposta senza un’adeguata giustificazione.

I Fatti del Caso: Patteggiamento e Confisca Contestata

Il caso nasce dal ricorso presentato dal difensore di un imputato, condannato con rito del patteggiamento dal Tribunale di Pavia per il reato di spaccio di lieve entità. Oltre alla pena concordata, il giudice di primo grado aveva disposto la confisca di una somma di denaro, di alcuni cellulari e di schede SIM trovati in possesso dell’imputato.

Il difensore ha impugnato la sentenza davanti alla Corte di Cassazione, contestando specificamente la legittimità della confisca. Secondo il ricorso, mancava la prova fondamentale: quella che dimostrasse la provenienza illecita dei beni, in particolare il nesso diretto tra il denaro e l’attività di cessione di stupefacenti per cui era stata emessa la condanna.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata limitatamente alla parte relativa alla confisca del denaro e dei cellulari. Ha quindi disposto il rinvio al Tribunale di Pavia per un nuovo giudizio sul punto. La Corte ha ritenuto che il provvedimento del giudice di merito fosse viziato da una grave carenza di motivazione, rendendo di fatto la confisca illegittima.

Le Motivazioni: Perché la Confisca Denaro è Stata Annullata

La decisione della Cassazione si fonda su principi cardine del diritto penale e processuale. I giudici hanno evidenziato tre lacune fondamentali nella sentenza di primo grado.

Mancanza di Prova del Nesso Diretto

Il punto centrale della sentenza è che, per poter confiscare il denaro come ‘profitto del reato’ ai sensi dell’art. 240 del codice penale, deve sussistere un nesso causale diretto e provato tra la somma sequestrata e il reato per cui si procede. Il Tribunale, pur a fronte di una contestazione di plurime cessioni di droga, non ha fornito alcuna spiegazione sulla derivazione del denaro dal reato. Non è sufficiente trovare del contante in possesso di un imputato; occorre dimostrare che quei soldi sono il frutto specifico dell’attività di spaccio giudicata.

Il Necessario Legame Strumentale per Cellulari e SIM

Anche per quanto riguarda la confisca dei cellulari e delle schede SIM, la Corte ha rilevato una totale assenza di motivazione. Per confiscare un bene come ‘strumento del reato’, è necessario che questo abbia un’intrinseca, specifica e strutturale strumentalità rispetto al reato commesso. Un legame puramente occasionale non basta. Il giudice avrebbe dovuto spiegare perché quei dispositivi erano strumenti essenziali per l’attività di spaccio e non beni di uso comune solo occasionalmente utilizzati in relazione al reato.

L’Ipotesi Alternativa della Confisca per Sproporzione

Infine, la Corte ha osservato che il giudice non ha nemmeno chiarito se la confisca fosse stata disposta in base a un’altra norma, l’art. 240-bis del codice penale, che prevede la confisca per sproporzione tra i redditi dichiarati e i beni posseduti. Tale norma, recentemente estesa anche ai reati di spaccio di lieve entità, richiede comunque una valutazione specifica e motivata che nel caso di specie è completamente mancata.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: nessuna misura restrittiva del patrimonio personale può essere disposta in modo automatico o presuntivo. La confisca denaro e di altri beni richiede sempre una motivazione puntuale, logica e completa da parte del giudice.

Per gli operatori del diritto, la sentenza rappresenta un importante promemoria sull’onere della prova e sulla necessità di ancorare ogni decisione a elementi fattuali concreti. Per i cittadini, è una garanzia che i diritti patrimoniali non possono essere intaccati se non sulla base di una decisione giudiziaria che spieghi in modo chiaro e trasparente le ragioni del provvedimento, anche nei casi di patteggiamento.

Quando è possibile la confisca del denaro trovato in possesso di una persona accusata di spaccio?
La confisca del denaro come profitto del reato è consentita solo se il giudice fornisce una motivazione che dimostri il necessario nesso tra la somma sequestrata e il reato specifico per cui si sta procedendo. Non è sufficiente un sospetto generico, ma serve la prova che quel denaro deriva direttamente da quell’attività illecita.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la confisca dei cellulari e delle schede SIM?
Perché il giudice di primo grado non ha motivato l’esistenza di un nesso strumentale specifico e non occasionale tra questi oggetti e il reato di spaccio. Per la confisca, è necessario dimostrare che il bene abbia una funzionalità intrinseca e strutturale rispetto al compimento dell’illecito.

Una sentenza di patteggiamento può essere impugnata per motivi relativi alla confisca?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il ricorso è ammissibile contro le sentenze di patteggiamento per quanto riguarda le misure di sicurezza patrimoniali, come la confisca, qualora queste non abbiano formato oggetto dell’accordo tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati