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Confisca del profitto: società vs amministratore

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di un Tribunale del riesame che aveva revocato un sequestro. Il caso riguarda fondi pubblici distratti da un amministratore a favore della propria società. La Suprema Corte ha chiarito che la confisca del profitto va disposta in via prioritaria e diretta contro la società beneficiaria. Solo se il denaro non è reperibile, si può procedere con la confisca per equivalente sui beni personali dell’amministratore.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca del Profitto: La Cassazione Chiarisce le Regole tra Società e Amministratore

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30601/2024, ha offerto un’importante chiarificazione sui meccanismi di sequestro e confisca del profitto derivante da reati commessi nell’ambito societario. La pronuncia definisce un ordine gerarchico preciso quando il vantaggio economico del reato, commesso dall’amministratore, finisce direttamente nelle casse dell’azienda. Questa decisione ha implicazioni significative per la responsabilità patrimoniale sia delle persone fisiche che delle persone giuridiche.

Il Caso: Fondi Pubblici Distratti a Favore della Società

Il procedimento nasce da un’indagine su un amministratore unico di una società. L’accusa era di aver utilizzato un finanziamento pubblico, destinato a un preciso scopo ambientale, per pagare debiti pregressi della società, come imposte, retribuzioni e fornitori. Di fronte a questa distrazione di fondi, la Procura aveva ottenuto un sequestro preventivo finalizzato alla confisca del profitto del reato, quantificato in oltre 700.000 euro.

Il sequestro era stato disposto in via principale e in forma diretta contro la società (quale beneficiaria) e l’amministratore; in via sussidiaria, era stato previsto in forma ‘per equivalente’ contro entrambi.

La Decisione del Tribunale e il Ricorso della Procura

In sede di riesame, il Tribunale competente aveva annullato il sequestro, pur riconoscendo l’esistenza del reato (fumus di reato). La motivazione del Tribunale si basava sul fatto che l’amministratore non aveva conseguito un arricchimento personale diretto, poiché le somme erano state interamente utilizzate per le esigenze della società. Di conseguenza, secondo il Tribunale, non era configurabile un profitto confiscabile nei confronti dell’amministratore. La Procura ha impugnato questa decisione in Cassazione, sostenendo un’errata interpretazione del concetto di confisca del profitto.

Le Motivazioni della Cassazione sulla confisca del profitto

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della Procura, annullando l’ordinanza del Tribunale e rinviando per un nuovo esame. I giudici supremi hanno ribadito e sistematizzato i principi che regolano la materia.

Confisca Diretta: Sempre Prioritaria e Verso il Beneficiario

Il principio cardine affermato è che il profitto del reato, specialmente se costituito da denaro, deve essere oggetto di confisca diretta. Questa misura colpisce le somme di denaro ovunque si trovino, purché siano nella disponibilità di chi ne ha beneficiato. Nel caso di specie, la beneficiaria diretta del reato era la società, nelle cui casse erano confluiti i fondi pubblici distratti. Pertanto, il sequestro e la successiva confisca diretta dovevano essere disposti prioritariamente nei confronti della società, in quanto soggetto che ha effettivamente incamerato il vantaggio economico.

Confisca per Equivalente: Un’Opzione Sussidiaria

La confisca per equivalente, che colpisce beni di valore corrispondente al profitto ma non direttamente derivanti dal reato, è una misura sussidiaria. Può essere disposta nei confronti dell’autore del reato (l’amministratore) solo se il denaro, profitto diretto, non è più reperibile nel patrimonio del beneficiario (la società). Non è corretto escludere a priori la responsabilità patrimoniale dell’amministratore; questi rimane esposto alla confisca per equivalente, ma solo in un secondo momento e a precise condizioni.

La Posizione dell’Amministratore e la Responsabilità dell’Ente

La Corte ha specificato che l’amministratore risponde con i propri beni solo se non è possibile aggredire il profitto presso la società. Un’eccezione si verifica quando la società è un mero ‘schermo fittizio’, utilizzato dall’amministratore per agire come effettivo titolare dei beni. Solo in tal caso il denaro, anche se formalmente transitato sul conto societario, si considera ancora nella sua disponibilità e può essere oggetto di confisca diretta nei suoi confronti.
Inoltre, la sentenza sottolinea che la società risponde anche ai sensi del D.Lgs. 231/2001, che prevede la confisca (diretta o per equivalente) del profitto per i reati-presupposto, come quello di cui all’art. 316-bis c.p., commessi nel suo interesse o vantaggio.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza stabilisce una chiara ‘road map’ per gli operatori del diritto in materia di sequestri e confische in ambito societario. In sintesi:

1. Priorità alla Confisca Diretta: La prima azione deve essere il sequestro diretto del profitto (denaro) presso il soggetto che lo ha materialmente ricevuto, cioè la società.
2. Responsabilità Sussidiaria dell’Amministratore: L’amministratore rischia la confisca per equivalente sui suoi beni personali solo se la confisca diretta presso la società si rivela impossibile.
3. Valutazione del ‘Periculum in Mora’: Il giudice deve sempre motivare l’urgenza di anticipare la confisca tramite il sequestro preventivo, dimostrando il rischio che i beni possano essere dispersi prima della sentenza definitiva.

Se un amministratore commette un reato a vantaggio della società, chi subisce la confisca del profitto?
In via prioritaria, la confisca (in forma diretta) deve essere disposta nei confronti della società che ha materialmente beneficiato del profitto. L’amministratore risponde solo in via sussidiaria.

Cos’è la confisca per equivalente e quando si applica all’amministratore?
È una misura che colpisce beni personali dell’autore del reato per un valore corrispondente al profitto illecito. Si applica all’amministratore solo quando non è possibile reperire e confiscare il profitto diretto nel patrimonio della società beneficiaria.

Il profitto del reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche è un risparmio di spesa?
No. La sentenza chiarisce che in reati come quello previsto dall’art. 316-bis cod. pen. (indebito utilizzo di finanziamenti pubblici), il profitto non è un ‘risparmio di spesa’, ma consiste nell’incremento patrimoniale diretto derivante dall’erogazione della somma di denaro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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