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Confisca del denaro e Patteggiamento: obbligo di prova

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di patteggiamento nella parte relativa alla confisca di una somma di denaro. La decisione si fonda sulla carenza di motivazione da parte del giudice di primo grado, il quale non aveva dimostrato il nesso causale tra il denaro sequestrato e il reato di spaccio di stupefacenti contestato. Secondo la Suprema Corte, non è sufficiente affermare che la somma sia genericamente ‘compatibile’ con l’attività illecita, ma è necessaria una prova specifica che la ricolleghi al reato come prezzo o profitto.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca del Denaro e Patteggiamento: la Cassazione Esige una Motivazione Specifica

Nel contesto di un procedimento per reati legati agli stupefacenti, la confisca del denaro sequestrato rappresenta un momento cruciale. Tuttavia, anche nell’ambito di un rito abbreviato come il patteggiamento, tale misura non può essere automatica o basata su mere presunzioni. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 24110 del 2024, ribadisce un principio fondamentale: per disporre la confisca, il giudice deve fornire una motivazione rigorosa che dimostri il legame diretto tra la somma di denaro e l’attività criminale contestata.

I Fatti del Caso

Due soggetti avevano definito la loro posizione processuale attraverso un patteggiamento per il reato di illecita cessione di sostanze stupefacenti. Oltre alla pena detentiva e pecuniaria concordata tra le parti, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) aveva disposto, ai sensi dell’art. 240 del codice penale, la confisca di tutto il denaro che era stato trovato in loro possesso e sottoposto a sequestro.

Il Ricorso in Cassazione: la Contestazione sulla Confisca del Denaro

Gli imputati, tramite i loro difensori, hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione non per contestare la pena patteggiata, ma esclusivamente per opporsi alla misura della confisca del denaro. La loro tesi si basava su due punti principali:

1. La confisca era stata disposta al di fuori dell’accordo di patteggiamento.
2. Il GIP non aveva fornito alcuna motivazione circa l’esistenza di un collegamento eziologico tra il denaro sequestrato e il reato loro ascritto. In altre parole, mancava la prova che quei soldi fossero il prezzo o il profitto dell’attività di spaccio.

Anche il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione ha concordato con questa linea difensiva, chiedendo l’annullamento della sentenza limitatamente alla parte sulla confisca.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto i ricorsi, ritenendoli fondati. I giudici hanno chiarito diversi aspetti giuridici di notevole importanza. In primo luogo, hanno confermato che una sentenza di patteggiamento è impugnabile per cassazione quando applica una misura di sicurezza, come la confisca, che non era oggetto dell’accordo tra le parti. È possibile, in tal caso, denunciare un vizio di motivazione.

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 240 del codice penale. Questa norma permette la confisca delle cose che sono il prodotto o il profitto del reato. Per ‘profitto’ si intende il vantaggio economico, diretto o indiretto, derivante dalla commissione dell’illecito. Tuttavia, per procedere alla confisca del denaro, il giudice ha l’obbligo di motivare in modo adeguato e logico le ragioni per cui ritiene sussistente un nesso eziologico tra l’attività criminale (in questo caso, la cessione di droga) e il denaro trovato in possesso dell’imputato.

Nel caso specifico, il GIP si era limitato ad affermare che l’importo sequestrato era ‘assolutamente compatibile con il provento dell’attività illecita’, data la quantità di droga detenuta. Per la Cassazione, questa è una motivazione generica e insufficiente. Non stabilisce una diretta riferibilità del denaro allo specifico reato contestato. È necessario, invece, provare un nesso di pertinenzialità, dimostrando che i beni sono il risultato (prodotto, profitto o prezzo) dell’illecito.

La Corte ha inoltre escluso che si potesse trattare di altre forme di confisca, come quella ‘allargata’ (art. 240-bis c.p.) o ‘per equivalente’, poiché il giudice di merito non aveva fatto alcun riferimento a tali istituti, i quali, peraltro, richiedono obblighi di motivazione ancora più stringenti, come la dimostrazione di una sproporzione tra i beni posseduti e il reddito dichiarato.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

In conclusione, la Suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata limitatamente alla disposta confisca, rinviando la questione a un nuovo giudizio presso il Tribunale di Alessandria. Ha invece dichiarato irrevocabile l’affermazione della responsabilità penale degli imputati.

Questa pronuncia rafforza un principio di garanzia fondamentale: la sinteticità della motivazione tipica del patteggiamento non può tradursi in un’assenza di motivazione quando si tratta di applicare una misura ablativa come la confisca. Un giudice non può limitarsi a una valutazione di mera ‘compatibilità’ tra la somma sequestrata e il reato. Deve, al contrario, esporre le ragioni specifiche per cui quel denaro è ritenuto il frutto dell’attività criminale, basandosi su elementi concreti emersi dagli atti processuali.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento che dispone una confisca?
Sì, la sentenza di patteggiamento che applica una misura di sicurezza come la confisca è ricorribile per cassazione se la misura non era parte dell’accordo tra le parti, consentendo di contestare, tra l’altro, il vizio di motivazione.

Per ordinare la confisca del denaro trovato in possesso di un imputato per spaccio, cosa deve dimostrare il giudice?
Il giudice deve fornire una motivazione adeguata e logica che dimostri l’esistenza di un nesso eziologico, ovvero un legame di causa-effetto, tra il denaro e l’attività illecita di cessione di droga, provando che tale somma ne costituisce il prezzo, il prodotto o il profitto.

È sufficiente che la somma di denaro sequestrata sia ‘compatibile’ con i proventi di un’attività illecita per giustificarne la confisca?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che una motivazione così generica è insufficiente. Non basta affermare la compatibilità dell’importo; è necessario provare una diretta riferibilità del denaro alle specifiche contestazioni, dimostrando un nesso di pertinenzialità con l’illecito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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