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Confisca cellulare: illegittima senza nesso con lo spaccio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 43209/2024, ha annullato la confisca cellulare disposta a carico di un individuo condannato per spaccio di stupefacenti. La Corte ha chiarito che, per essere legittima, la confisca del telefono richiede la prova di un nesso strumentale diretto tra il dispositivo e il reato, nesso che non può essere presunto. In assenza di tale prova, il cellulare deve essere restituito.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca cellulare: quando è illegittima per i reati di droga?

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha posto un importante paletto alla confisca cellulare nei procedimenti per spaccio di stupefacenti. La decisione sottolinea un principio fondamentale: per sottrarre un bene personale come un telefono, non basta una condanna, ma è necessario dimostrare che quel dispositivo è stato uno strumento essenziale per commettere il reato. Analizziamo insieme questo caso che chiarisce i limiti del potere del giudice in materia di misure di sicurezza.

I Fatti di Causa: Condanna per Spaccio e Sequestro del Telefono

Il caso ha origine da una sentenza del Tribunale di Genova, che applicava, tramite patteggiamento, una pena di due mesi di reclusione e mille euro di multa a un individuo per detenzione e cessione di cocaina. Oltre alla condanna, il giudice aveva disposto d’ufficio la confisca del telefono cellulare sequestrato all’imputato durante la perquisizione.

L’imputato, non contestando la condanna per il reato, ha deciso di impugnare la sentenza davanti alla Corte di Cassazione, ma solo per un motivo specifico: la confisca del suo smartphone. Secondo la difesa, il provvedimento era illegittimo perché totalmente privo di motivazione e adottato al di fuori dei casi consentiti dalla legge, non essendo stata provata alcuna connessione tra il telefono e il reato di spaccio.

La Decisione sulla Confisca Cellulare da parte della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno chiarito che, anche in caso di patteggiamento, se la confisca non è parte dell’accordo tra le parti, il giudice ha l’obbligo di motivare le ragioni della sua decisione. In questo caso, si trattava di una confisca facoltativa, per la quale la legge richiede una valutazione specifica.

Il punto centrale della decisione è il concetto di “nesso strumentale”. La confisca di un bene è legittima solo se viene dimostrata una “relazione di asservimento” tra l’oggetto e il reato. In altre parole, non è sufficiente una mera occasionalità, ma è necessario provare che il bene (in questo caso, il cellulare) sia stato concretamente utilizzato come strumento per realizzare l’attività criminosa.

Le Motivazioni della Corte

Nel caso specifico, l’imputato era stato condannato per la detenzione di sostanza stupefacente e la cessione di un’unica dose a una persona rimasta sconosciuta. Dagli atti del processo non era emersa alcuna prova di contatti telefonici con l’acquirente o con eventuali complici. Mancava, quindi, la dimostrazione che il cellulare fosse stato utilizzato per organizzare lo spaccio o per mantenere contatti legati all’attività illecita.

La Corte ha sottolineato che la libera disponibilità di un bene può essere limitata con la confisca solo quando il suo mantenimento in capo al reo rappresenterebbe un incentivo a commettere nuovi reati. Senza la prova del nesso strumentale, il telefono rimane un semplice bene personale, la cui confisca diventa una sanzione sproporzionata e illegittima.

Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di garanzia di fondamentale importanza. La confisca cellulare non può essere una conseguenza automatica di una condanna per spaccio. Il giudice deve sempre verificare e motivare in modo puntuale l’esistenza di un collegamento stretto e funzionale tra il dispositivo e il reato contestato. Questa decisione ribadisce che le misure di sicurezza patrimoniale devono essere ancorate a prove concrete e non a semplici presunzioni, tutelando così il diritto di proprietà anche della persona condannata, quando il bene non ha avuto un ruolo effettivo nella commissione del reato.

È sempre legittima la confisca del cellulare in caso di condanna per spaccio?
No, non è sempre legittima. Secondo la sentenza, la confisca è legittima solo se viene dimostrata una relazione di asservimento tra il telefono e il reato, cioè se il dispositivo è stato oggettivamente e strumentalmente utilizzato per commettere l’illecito.

In caso di patteggiamento, il giudice deve motivare la decisione di confiscare un bene?
Sì. Se la confisca è facoltativa e non fa parte dell’accordo di patteggiamento tra le parti, il giudice è tenuto a motivare in modo specifico le ragioni che giustificano la misura, spiegando perché la libera disponibilità del bene potrebbe incentivare la reiterazione del reato.

Cosa si intende per ‘nesso strumentale’ tra il cellulare e il reato?
Per ‘nesso strumentale’ si intende un collegamento stretto e funzionale, non meramente occasionale, tra il cellulare e il reato. Deve essere provato che il telefono è stato effettivamente usato come strumento per l’attività criminosa, ad esempio per contattare acquirenti o complici, e non semplicemente che l’imputato lo possedesse al momento del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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