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Confisca beni del terzo: quando il ricorso è nullo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23112/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per reati fiscali avverso la confisca di beni immobili appartenenti al coniuge, terzo estraneo al reato. La decisione si fonda sul difetto di legittimazione e di interesse della ricorrente: non avendo un interesse giuridico diretto e concreto alla restituzione dei beni, non può impugnare il provvedimento. La Corte ha chiarito che solo il terzo proprietario può far valere i propri diritti in sede di esecuzione penale. Questa sentenza ribadisce il principio secondo cui l’impugnazione della confisca beni del terzo è riservata a chi ne è titolare.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Beni del Terzo: Inammissibile il Ricorso di Chi Non è Proprietario

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 23112/2025) ha affrontato un tema cruciale in materia di misure patrimoniali: la confisca beni del terzo. Il caso specifico riguardava il ricorso presentato da un’imputata, condannata per reati fiscali, contro la confisca di immobili di proprietà del coniuge. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per mancanza di legittimazione e interesse, stabilendo un principio chiaro: solo il terzo proprietario può contestare la misura ablativa sui suoi beni.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una condanna per il reato di omessa dichiarazione (art. 5 del D.Lgs. 74/2000), pronunciata dal Tribunale di Frosinone e confermata dalla Corte d’Appello di Roma. L’imputata, socia di maggioranza di una società, aveva omesso di presentare la dichiarazione dei redditi per l’anno d’imposta 2013, evadendo un’imposta IRPEF di oltre 500.000 euro.

Oltre alla pena detentiva, i giudici di merito avevano disposto la confisca dei beni in sequestro, che includevano alcuni immobili. Il punto controverso era che tali immobili risultavano di proprietà del coniuge dell’imputata, un soggetto formalmente estraneo al reato contestato.

I Motivi del Ricorso e la Confisca Beni del Terzo

L’imputata, attraverso il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando l’erronea applicazione della confisca per equivalente. I motivi principali del ricorso si concentravano su due aspetti:

1. Estraneità del proprietario: Si sosteneva che i beni appartenessero a un terzo, il coniuge, e che i giudici non avessero adeguatamente dimostrato né un contributo economico dell’imputata all’acquisto di tali beni, né l’esistenza di un “rapporto interpositorio”, ossia che il marito fosse un semplice prestanome.
2. Origine lecita dei beni: La difesa evidenziava che gli immobili provenivano da un lascito ereditario a favore del coniuge, come documentato dall’Agenzia delle Entrate, escludendo quindi qualsiasi collegamento con i proventi del reato.

L’obiettivo del ricorso era ottenere l’annullamento della confisca su questi specifici beni.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile, senza entrare nel merito delle questioni sollevate. La decisione si fonda su un presupposto processuale insuperabile: il difetto di legittimazione e di interesse della ricorrente.

La Corte ha applicato un concetto “utilitaristico” dell’interesse ad impugnare. Per poter contestare una sentenza, non basta lamentare una presunta violazione di legge; è necessario che l’eventuale accoglimento del ricorso produca un effetto pratico e favorevole per chi lo propone.

Nel caso di specie, la stessa imputata affermava che i beni non erano suoi, ma del marito. Di conseguenza, un eventuale annullamento della confisca non le avrebbe arrecato alcun vantaggio diretto, poiché i beni non sarebbero tornati nel suo patrimonio, ma in quello del coniuge. L’interesse alla restituzione, quindi, non era dell’imputata, ma del terzo proprietario.

La Cassazione ha chiarito che l’ordinamento non consente impugnazioni finalizzate a tutelare interessi altrui o a ottenere una mera affermazione teorica di un principio di diritto. L’unico soggetto legittimato a contestare la confisca beni del terzo è il terzo stesso, il quale potrà far valere le sue ragioni davanti al giudice dell’esecuzione penale, l’organo competente a decidere sulla restituzione dei beni confiscati a soggetti estranei al reato.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale penale: il diritto di impugnazione è strettamente personale e legato a un interesse concreto e attuale. Un imputato non può farsi portavoce degli interessi di un terzo, anche se a lui legato da vincoli familiari, per contestare una misura patrimoniale che colpisce beni non propri. La tutela del terzo proprietario è garantita, ma deve essere esercitata nelle sedi appropriate, ovvero in fase esecutiva, dove potrà dimostrare la sua estraneità ai fatti e l’origine lecita dei suoi beni. La decisione, quindi, traccia una linea netta tra la posizione dell’imputato e quella del terzo, le cui tutele processuali seguono percorsi distinti.

Un imputato può ricorrere in Cassazione contro la confisca di beni che appartengono a un’altra persona (un terzo)?
No. Secondo la sentenza, l’imputato non ha la legittimazione né un interesse concreto e diretto per impugnare la confisca di beni che non gli appartengono. Di conseguenza, un simile ricorso è dichiarato inammissibile.

Chi ha il diritto di opporsi alla confisca di beni appartenenti a un terzo estraneo al reato?
L’unico soggetto legittimato a chiedere la restituzione dei beni è il terzo che ne è proprietario. Egli può far valere le sue pretese davanti al giudice dell’esecuzione penale, come previsto dall’articolo 676 del codice di procedura penale.

Cosa si intende per “interesse ad impugnare” in un processo penale?
L’interesse ad impugnare è un requisito che richiede che l’annullamento o la riforma della decisione impugnata porti un risultato pratico e vantaggioso per chi presenta il ricorso. Non è sufficiente contestare una decisione solo per la sua presunta scorrettezza teorica, se da ciò non deriva alcun effetto favorevole concreto per la posizione giuridica del ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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