LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Confisca beni: annullata ordinanza contraddittoria

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del GIP di Treviso che confermava la confisca beni (somme di denaro e telefoni) a due soggetti. La decisione della Suprema Corte si fonda sulla palese contraddizione e illogicità dell’ordinanza impugnata, la quale ignorava un precedente provvedimento di dissequestro degli stessi beni, emesso in fase esecutiva. La Corte ha rinviato il caso al GIP per un nuovo giudizio, sottolineando l’impossibilità di revocare un dissequestro senza la presenza di elementi sopravvenuti e la necessità di una motivazione chiara e coerente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca beni: la Cassazione annulla un’ordinanza contraddittoria

Un recente intervento della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21920 del 2024, ha riaffermato un principio fondamentale in materia di procedura penale: la coerenza e la logicità delle decisioni giudiziarie, specialmente in fase esecutiva. Il caso in esame riguarda una complessa vicenda di confisca beni, dove un’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) è stata annullata per la sua palese contraddizione con un precedente provvedimento di dissequestro. Questo articolo analizza i fatti, la decisione della Corte e le sue importanti implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un procedimento penale a carico di due individui, conclusosi con una sentenza di patteggiamento per reati legati agli stupefacenti. Durante le indagini, erano state sequestrate somme di denaro e telefoni cellulari. Successivamente alla sentenza, la difesa, non essendo stata disposta alcuna misura sui beni con la sentenza di patteggiamento, presentava un’istanza in sede esecutiva, ottenendo dal giudice un’ordinanza di dissequestro e restituzione dei beni agli aventi diritto in data 30/06/2023.

Tuttavia, in modo inaspettato, veniva fissata una nuova udienza in cui il GIP emetteva una nuova ordinanza il 19/09/2023. In questo provvedimento, il giudice ‘confermava’ delle precedenti ordinanze di confisca, risalenti al 2021 e 2022, che la difesa sosteneva non essere mai state notificate e quindi nulle. Il GIP dichiarava l’impossibilità di revocare tali vecchie confische, di fatto annullando gli effetti del dissequestro precedentemente concesso, senza però fornire una motivazione chiara per questa inversione di rotta.

La Decisione della Corte sulla confisca beni

Contro quest’ultima e contraddittoria ordinanza, i due imputati hanno proposto ricorso per cassazione, lamentando l’illogicità della motivazione. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza impugnata e rinviando gli atti al GIP del Tribunale di Treviso per un nuovo giudizio.

La Corte ha rilevato una serie di vizi insanabili nel provvedimento del GIP. L’atto di ‘conferma’ di una confisca già superata da un ordine di dissequestro non trova fondamento normativo. Un provvedimento di dissequestro, una volta emesso e non impugnato, diventa stabile e può essere revocato solo in presenza di elementi nuovi e significativi, che nel caso di specie non erano stati né indicati né considerati.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si articola su più punti critici. In primo luogo, viene evidenziata l’incertezza e la contraddittorietà del percorso logico seguito dal GIP. Non è ammissibile che un giudice, dopo aver disposto la restituzione di beni sequestrati, possa semplicemente ‘confermare’ una confisca precedente senza spiegare le ragioni giuridiche che giustificano una tale revoca implicita del dissequestro. La Corte sottolinea che l’ordinamento non prevede un procedimento di ‘conferma’ di una confisca, ma semmai un incidente di esecuzione per risolvere questioni specifiche.

In secondo luogo, la Cassazione ha censurato il fatto che il dissequestro del 30/06/2023, non essendo stato oggetto di impugnazione, non poteva essere revocato se non in presenza di ‘elementi sopravvenuti tali da giustificarne la revoca’, elementi totalmente assenti nella motivazione del provvedimento impugnato. Infine, la Corte ha notato un ulteriore difetto formale: l’ordinanza faceva riferimento a uno solo dei due ricorrenti, sebbene l’incidente di esecuzione li riguardasse entrambi, creando ulteriore confusione procedurale.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce l’importanza del principio di legalità e di coerenza nell’azione giudiziaria. Un provvedimento che dispone la liberazione di beni non può essere vanificato da un successivo atto dello stesso giudice che, senza una valida giustificazione basata su nuovi elementi, si pone in insanabile contrasto con il primo. La decisione della Cassazione serve da monito sulla necessità di motivazioni chiare, logiche e giuridicamente fondate, a garanzia dei diritti delle parti e della certezza del diritto, specialmente in una fase delicata come quella dell’esecuzione penale.

Un giudice può confermare una confisca dopo aver già ordinato il dissequestro degli stessi beni?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una volta emessa un’ordinanza di dissequestro non impugnata, questa non può essere revocata da un successivo provvedimento che conferma una precedente confisca, a meno che non emergano nuovi elementi di fatto che giustifichino tale revoca.

Cosa succede se un’ordinanza giudiziaria ha una motivazione illogica o contraddittoria?
Un’ordinanza con motivazioni incerte, illogiche o contraddittorie è viziata e può essere annullata da un’autorità giudiziaria superiore. Nel caso specifico, la contraddizione tra il disporre un dissequestro e poi confermare una confisca è stato uno dei motivi principali dell’annullamento.

Qual è la conseguenza se un’ordinanza emessa in un procedimento che riguarda più persone ne menziona solo una?
Si tratta di un vizio formale che contribuisce all’incertezza del provvedimento. La Corte ha rilevato che, sebbene l’incidente di esecuzione riguardasse entrambi i ricorrenti, l’ordinanza impugnata faceva riferimento solo a uno di essi, aggravando il quadro di confusione e irregolarità procedurale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati