LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Confisca autovettura: quando è legittima nel reato?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza di patteggiamento che disponeva la confisca autovettura. La Corte ha ribadito che i motivi di ricorso contro il patteggiamento sono tassativi e che la confisca del veicolo richiede la prova di un collegamento stabile e funzionale con l’attività criminosa, non essendo sufficiente un uso occasionale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca autovettura: quando è legittima secondo la Cassazione?

La confisca autovettura è una misura spesso applicata nei reati legati agli stupefacenti. Tuttavia, non sempre l’utilizzo del veicolo giustifica automaticamente la sua acquisizione da parte dello Stato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione Penale, la n. 29506 del 2025, chiarisce i limiti del ricorso contro una sentenza di patteggiamento e i presupposti necessari per disporre la confisca di un bene, in particolare di un’automobile.

I fatti di causa

Il caso ha origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal GIP del Tribunale di Macerata. Un individuo, accusato del reato di cui all’art. 73 del Testo Unico Stupefacenti (d.P.R. 309/1990), aveva concordato una pena di 3 anni di reclusione e 14.000 euro di multa. Oltre alla pena, il giudice aveva disposto la confisca della sostanza stupefacente e dell’autovettura intestata all’imputato.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione avverso tale sentenza, contestando sia la valutazione del giudice sulla sussistenza di cause di proscioglimento sia la legittimità della confisca del veicolo.

I motivi del ricorso

Il ricorso si fondava su due principali motivi:

1. Omessa motivazione: Secondo la difesa, il giudice del patteggiamento avrebbe omesso di motivare adeguatamente l’assenza delle condizioni per un proscioglimento dell’imputato ai sensi dell’art. 129 c.p.p., limitandosi a una formula generica e di stile.
2. Violazione di legge sulla confisca: Il secondo motivo contestava la legittimità della confisca dell’autovettura. La difesa sosteneva che, essendo il veicolo intestato all’imputato, sarebbe stato improbabile un suo utilizzo stabile per il trasporto di droga, dato l’alto rischio di essere identificato. Si sottolineava, inoltre, che per disporre la confisca è necessario un collegamento stabile tra il bene e l’attività criminosa, collegamento che, nel caso di specie, non sarebbe stato dimostrato.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sulla confisca autovettura

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo importanti chiarimenti su entrambi i punti sollevati dalla difesa.

In primo luogo, la Corte ha ricordato che, ai sensi dell’art. 448, comma 2-bis, c.p.p., i motivi per cui si può ricorrere in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento sono tassativi e limitati. Essi riguardano l’espressione della volontà dell’imputato, il difetto di correlazione tra richiesta e sentenza, l’erronea qualificazione giuridica del fatto e l’illegalità della pena o della misura di sicurezza. Il presunto vizio di omessa motivazione sulla mancanza di cause di proscioglimento non rientra tra questi motivi, rendendo il primo punto del ricorso inammissibile in sede di legittimità.

Per quanto riguarda il secondo motivo, quello relativo alla confisca autovettura, la Corte ha ribadito un principio consolidato in giurisprudenza. Ai fini della confisca di un veicolo utilizzato per il trasporto di droga (ai sensi dell’art. 240 c.p.), non è sufficiente un semplice e occasionale impiego. È invece necessario dimostrare un collegamento stabile con l’attività criminosa. Questo nesso, definito “rapporto funzionale”, deve indicare che il bene è strutturalmente inserito nell’organizzazione esecutiva del reato. Tale collegamento può essere desunto da elementi concreti, come modifiche strutturali apportate al veicolo (ad esempio, la creazione di doppi fondi) o dal suo costante e sistematico utilizzo per fini illeciti. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la decisione del giudice di merito fosse coerente con i dati processuali e rispettosa di questo principio, rendendo anche questo motivo di ricorso infondato.

Le conclusioni

La sentenza in esame rafforza due principi fondamentali. Da un lato, conferma la natura speciale del patteggiamento e i rigidi limiti alla sua impugnabilità, volti a garantire la stabilità delle pene concordate. Dall’altro, delinea con chiarezza i criteri per la confisca autovettura in materia di stupefacenti: non basta che il veicolo sia stato usato per commettere il reato, ma serve la prova di un suo asservimento funzionale e non meramente occasionale all’attività criminale. La decisione del giudice del patteggiamento su questo punto è sindacabile in Cassazione solo se manifestamente illogica o viziata da errore di diritto, cosa che non è stata ravvisata nel caso di specie. La dichiarazione di inammissibilità ha comportato, come per legge, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma alla cassa delle ammende.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per omessa motivazione sulla mancanza di cause di proscioglimento?
No, la legge (art. 448, comma 2-bis, c.p.p.) elenca tassativamente i motivi per cui si può ricorrere in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento. La mancata verifica delle cause di proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.) non rientra tra questi motivi ammessi.

Quando è legittima la confisca dell’autovettura utilizzata per il trasporto di droga?
La confisca dell’autovettura è legittima non per il semplice impiego nel trasporto, ma solo quando esiste un collegamento stabile e un rapporto funzionale con l’attività criminosa. Questo nesso deve indicare un inserimento costante del veicolo nell’organizzazione esecutiva del reato, dimostrabile ad esempio da modifiche strutturali o dall’uso sistematico.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro stabilita dal giudice (in questo caso, tremila euro) in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati