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Confisca auto e patteggiamento: motivazione necessaria

Due soggetti patteggiano una pena per reati di droga. La sentenza di primo grado dispone anche la confisca dell’auto usata per il trasporto. Uno dei due imputati ricorre in Cassazione, lamentando la totale assenza di motivazione su tale confisca auto. La Suprema Corte accoglie il ricorso su questo punto, annullando la sentenza e rinviando al Tribunale per un nuovo esame. Viene ribadito che la confisca facoltativa, anche in caso di patteggiamento, non è mai automatica e richiede sempre una valutazione specifica e motivata del ‘nesso di strumentalità’ tra il bene e il reato.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Auto e Patteggiamento: La Cassazione Richiede una Motivazione Specifica

Con la recente sentenza n. 20758 del 2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema cruciale che interseca il rito del patteggiamento e le misure di sicurezza patrimoniali: la confisca auto. La pronuncia ribadisce un principio fondamentale: anche quando le parti si accordano sulla pena, il giudice non può disporre la confisca di un bene in modo automatico. È sempre necessaria una valutazione concreta e una motivazione esplicita sul legame tra il bene e il reato.

I Fatti del Caso

Due persone venivano condannate con rito abbreviato (patteggiamento) dal GIP del Tribunale di Cagliari per reati legati agli stupefacenti. La pena concordata era di 4 anni, 8 mesi e 26 giorni, oltre a una multa di oltre 21.000 euro. Oltre alla pena detentiva e pecuniaria, il giudice disponeva la confisca dello stupefacente sequestrato e di altri beni, tra cui un’autovettura.

Contro questa sentenza, entrambi gli imputati proponevano ricorso per Cassazione. Mentre il ricorso di uno dei due veniva dichiarato inammissibile per genericità, quello dell’altra imputata sollevava diverse questioni, tra cui una di particolare interesse: la carenza assoluta di motivazione riguardo alla decisione di disporre la confisca auto, che era stata sequestrata perché conteneva la sostanza stupefacente.

L’Analisi della Corte di Cassazione e la Confisca Auto

La Suprema Corte, nell’analizzare il caso, ha ritenuto fondato proprio il motivo relativo alla mancanza di motivazione sulla confisca dell’autovettura.

La Corte ha preliminarmente ricordato che, anche a seguito della Riforma Cartabia, la sentenza di patteggiamento ammette la confisca nei casi previsti dall’art. 240 del codice penale. Tuttavia, quando si tratta di una confisca facoltativa, come quella delle “cose che servirono o furono destinate a commettere il reato”, è indispensabile che il giudice fornisca una motivazione adeguata. Non è sufficiente che il bene sia stato occasionalmente utilizzato per l’illecito.

Il Principio del Nesso di Strumentalità

Il fulcro della decisione risiede nel concetto di “nesso di strumentalità in concreto”. La Cassazione chiarisce che il giudice deve argomentare in modo specifico come e perché il bene (in questo caso, l’automobile) abbia avuto un ruolo effettivo nella commissione del reato. Deve valutare se esista un rapporto di “asservimento” tra la cosa e l’illecito, tale da rivelare una concreta possibilità che il bene possa essere utilizzato in futuro per commettere altri reati.

Un mero rapporto di occasionalità non è sufficiente. Il giudice deve esaminare le modalità specifiche di utilizzo del veicolo, la quantità di sostanza trasportata e ogni altra circostanza utile a dimostrare che l’auto non è stata un semplice contenitore, ma uno strumento funzionale e significativo per l’attività criminosa. Ad esempio, la giurisprudenza ha ritenuto legittima la confisca quando la quantità di droga trasportata era tale da rendere l’uso del veicolo indispensabile.

Le motivazioni

Nel caso di specie, la Corte ha rilevato che il giudice di primo grado non aveva operato alcuna valutazione in ordine alla strumentalità concreta della vettura. La sentenza impugnata si limitava a disporre la confisca senza spiegare le ragioni per cui riteneva sussistente quel legame qualificato tra l’auto e il reato di spaccio. Questa omissione costituisce un vizio di motivazione che inficia la validità della decisione sulla parte relativa alla misura di sicurezza patrimoniale.

Per questo motivo, la Corte ha accolto il ricorso limitatamente a questo punto. La sentenza è stata annullata per quanto riguarda la confisca dell’autovettura, e gli atti sono stati rinviati al Tribunale di Cagliari per un nuovo giudizio. Il nuovo giudice dovrà valutare, questa volta con una motivazione esplicita e approfondita, se sussistono le condizioni per disporre la confisca del veicolo, analizzando il nesso di strumentalità in concreto.

Le conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio di garanzia fondamentale: nessuna misura che incide sul patrimonio di una persona può essere disposta senza un’adeguata giustificazione. Anche in un rito come il patteggiamento, che si basa sull’accordo tra le parti, il ruolo del giudice rimane centrale e non meramente notarile. Egli ha il dovere di controllare la legalità dell’accordo e di motivare ogni sua decisione, specialmente quelle, come la confisca, che hanno un impatto ablativo sui diritti dell’imputato.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per qualsiasi motivo?
No, la legge (art. 448, comma 2-bis, c.p.p.) limita strettamente i motivi di ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento. Si può ricorrere solo per motivi attinenti all’espressione della volontà dell’imputato, al difetto di correlazione tra richiesta e sentenza, all’erronea qualificazione giuridica del fatto o all’illegalità della pena o della misura di sicurezza.

La confisca di un bene, come un’auto, dopo un patteggiamento è automatica?
No. La confisca non è automatica, specialmente se è ‘facoltativa’ (cioè non obbligatoria per legge). Come chiarito dalla sentenza, il giudice deve sempre fornire una motivazione specifica sulla sussistenza delle condizioni per disporla, in particolare sul legame concreto tra il bene e il reato.

Cosa significa ‘nesso di strumentalità’ per la confisca di un’auto?
Significa che deve esistere un collegamento effettivo e non meramente occasionale tra l’auto e il reato commesso. Il giudice deve valutare se il veicolo ha avuto un ruolo concreto e rilevante nell’esecuzione dell’illecito, tanto da poter essere considerato ‘asservito’ all’attività criminosa. Ad esempio, non basta che la droga sia stata trovata in auto, ma occorre dimostrare che l’auto è stata uno strumento importante per il trasporto o l’occultamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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