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Confisca armi obbligatoria: anche con oblazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che la confisca di un’arma è obbligatoria anche quando il reato contestato, come l’omessa denuncia di trasferimento, viene estinto tramite oblazione. La sentenza annulla una decisione di primo grado che aveva omesso di disporre la confisca, ribadendo che tale misura è imposta dalla legge (art. 6, L. 152/1975) purché sia accertata la sussistenza del reato e la sua attribuibilità all’imputato, anche in assenza di una condanna formale.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Armi: Obbligatoria Anche in Caso di Oblazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 45964/2024, ha riaffermato un principio fondamentale in materia di reati concernenti le armi: la confisca armi è una misura obbligatoria anche quando il reato viene dichiarato estinto per oblazione. Questa decisione chiarisce che l’estinzione del procedimento penale non elimina la necessità di sottrarre l’arma dalla disponibilità del soggetto, se la sussistenza del fatto illecito e la sua responsabilità sono state accertate.

I Fatti del Caso: Omessa Denuncia e Oblazione

Il caso ha origine da un procedimento penale a carico di un individuo accusato di aver omesso di denunciare il trasferimento del luogo di custodia di un fucile da lui regolarmente detenuto, violando così gli articoli 17 e 38 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS). Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di La Spezia, a seguito della richiesta dell’imputato e del relativo pagamento, aveva dichiarato l’estinzione del reato per oblazione. Tuttavia, nella sua sentenza, il giudice aveva omesso di disporre la confisca dell’arma.

Contro questa omissione, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Genova ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo la violazione dell’articolo 6 della legge n. 152/1975, che prevede la confisca obbligatoria delle armi in tutti i reati che le concernono.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Confisca Armi

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Procuratore Generale, annullando la sentenza impugnata senza rinvio e disponendo direttamente la confisca del fucile. I giudici hanno chiarito che la normativa vigente è inequivocabile: la confisca è una conseguenza obbligatoria, a meno che non vi sia un’assoluzione nel merito o l’arma appartenga a una persona estranea al reato.

L’estinzione del reato per oblazione non rientra in queste eccezioni. Sebbene l’oblazione non costituisca un’ammissione di colpevolezza, essa presuppone che il giudice abbia verificato l’assenza di cause di proscioglimento immediato (come previsto dall’art. 129 c.p.p.). In questo specifico caso, l’emissione di un decreto penale di condanna, sebbene poi revocato per l’intervenuta oblazione, dimostrava che un primo accertamento sulla sussistenza del reato e sulla colpevolezza dell’indagato era già stato compiuto.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su diversi pilastri giuridici. In primo luogo, ha richiamato l’articolo 6 della legge 152/1975, che estende l’applicazione dell’articolo 240 del codice penale a tutti i reati concernenti le armi, rendendo la confisca obbligatoria ‘anche se non è stata pronunciata condanna’. Questo principio è stato costantemente ribadito dalla giurisprudenza di legittimità.

In secondo luogo, la Corte ha fatto riferimento alla sentenza n. 5/2023 della Corte Costituzionale. Quest’ultima, pur orientando l’interpretazione della norma, ha confermato che la confisca può essere disposta a seguito di proscioglimento (come quello per oblazione) a condizione che sia accertata la sussistenza del reato e la sua ascrivibilità all’imputato. Nel caso di specie, l’imputato, pur potendo contestare i fatti, non ha fornito elementi per un’assoluzione né ha chiesto di dimostrare la sua estraneità al reato.

Infine, è stato chiarito che la mancata esecuzione di un sequestro preventivo dell’arma non impedisce in alcun modo l’emissione del provvedimento di confisca. Si tratta, infatti, di due misure autonome e indipendenti, basate su presupposti diversi.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza consolida un orientamento rigoroso in materia di controllo delle armi. L’implicazione pratica è chiara: chi commette un reato, anche se di natura contravvenzionale, legato alle armi non può sperare di mantenere la proprietà dell’arma semplicemente pagando una somma di denaro tramite l’oblazione. La pericolosità intrinseca dell’oggetto impone allo Stato di adottare misure ablative, come la confisca, per tutelare la sicurezza pubblica, a prescindere dall’esito formale del procedimento penale. La decisione della Cassazione, annullando la sentenza e disponendo la confisca, agisce come un correttivo necessario per garantire l’uniforme applicazione della legge.

La confisca dell’arma è obbligatoria se il reato viene estinto per oblazione?
Sì, la sentenza conferma che la confisca dell’arma è obbligatoria ai sensi dell’art. 6 della Legge n. 152/1975 anche in caso di estinzione del reato per oblazione, a condizione che siano accertate la sussistenza del fatto illecito e la sua attribuibilità all’imputato.

L’oblazione equivale a un’ammissione di colpevolezza?
No, la Corte chiarisce che la richiesta di oblazione non costituisce un’ammissione di colpevolezza. Tuttavia, impone al giudice di verificare che non sussistano i presupposti per un proscioglimento immediato, come l’evidente innocenza dell’imputato.

È necessario che l’arma sia stata precedentemente sequestrata per poterla confiscare?
No, la sentenza specifica che il mancato sequestro dell’arma non è un ostacolo alla disposizione della confisca. Si tratta di due provvedimenti autonomi e indipendenti, fondati su presupposti diversi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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