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Confisca animali: legittima sull’intero gregge

La Corte di Cassazione ha dichiarato legittima la confisca animali sull’intero gregge di pecore a seguito di una condanna per maltrattamento, anche se commesso da dipendenti. La confisca, prevista come obbligatoria dalla legge, non necessita di essere inclusa nell’accordo di patteggiamento. La Corte ha ritenuto inammissibile il ricorso dei proprietari, confermando la decisione del giudice di primo grado e condannandoli al pagamento delle spese.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Animali: la Cassazione Conferma la Misura sull’Intero Gregge

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 32184/2025, ha affrontato un importante caso in materia di maltrattamento e confisca animali. La decisione chiarisce che la confisca, in caso di condanna per reati contro gli animali, è una misura obbligatoria che può estendersi all’intero gregge, anche se la condotta illecita è stata materialmente posta in essere da terzi, come i dipendenti. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi di diritto affermati.

I Fatti di Causa

Due proprietari di un’azienda agricola sono stati condannati, a seguito di patteggiamento, a sette mesi di reclusione per i reati di maltrattamento e uccisione di animali. Nello specifico, erano stati ritenuti responsabili per aver permesso che alcuni capi del loro gregge di ovini, affidato a pastori dipendenti, subissero sevizie, lesioni e morte per crudeltà e senza necessità.

Oltre alla pena detentiva, il giudice del Tribunale di Trento aveva disposto due misure molto significative:
1. La confisca dell’intero gregge, composto da oltre 500 capi.
2. La sospensione dell’attività di trasporto, commercio e allevamento per una durata di quattro mesi.

I proprietari hanno presentato ricorso in Cassazione, contestando proprio queste due misure accessorie.

I Motivi del Ricorso: Perché la confisca animali è stata Contestata?

Il ricorso degli imputati si basava su due argomentazioni principali.

Primo Motivo: Violazione dell’Art. 544 sexies c.p.

I ricorrenti sostenevano che la confisca fosse illegittima perché non erano stati loro a commettere materialmente i maltrattamenti, bensì i loro dipendenti. La loro responsabilità, a loro dire, era limitata a una culpa in vigilando (colpa nella sorveglianza). Inoltre, affermavano che la confisca dovesse riguardare solo gli animali specificamente maltrattati e non l’intero gregge, considerato che gli animali sono esseri senzienti e non un mero bene patrimoniale. Contestavano anche l’impossibilità di identificare con certezza quali capi avessero subito le violenze.

Secondo Motivo: Vizio di Motivazione

I proprietari lamentavano che la confisca e la sospensione dell’attività non erano state oggetto dell’accordo di patteggiamento. Di conseguenza, il giudice le avrebbe imposte senza un’adeguata motivazione e senza una correlazione con la richiesta di applicazione della pena concordata tra le parti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando in toto la decisione del giudice di primo grado. La motivazione della sentenza è chiara e si articola su punti fondamentali.

In primo luogo, la Corte ha ribadito che, anche in caso di sentenza di patteggiamento, è sempre possibile ricorrere in Cassazione per contestare l’applicazione di sanzioni accessorie, come la confisca, specialmente se non previste nell’accordo iniziale. Questo principio, già affermato dalle Sezioni Unite, garantisce il diritto di difesa.

Nel merito, però, i giudici hanno ritenuto le doglianze infondate. La confisca animali prevista dall’art. 544 sexies c.p. è definita come obbligatoria e a contenuto predeterminato. Questo significa che, una volta accertato il reato di maltrattamento, il giudice deve disporla. La responsabilità dei proprietari, sia essa attiva o omissiva (come nel caso di mancata vigilanza sui dipendenti), è un presupposto sufficiente per l’applicazione della misura.

La Corte ha specificato che l’oggetto delle condotte maltrattanti era l’intero gregge, inteso come ‘universalità di res’. Pertanto, è stato corretto disporre la confisca su tutti i capi e non solo su quelli materialmente colpiti, la cui identificazione sarebbe peraltro difficile. La confisca, in questo contesto, agisce come una sanzione accessoria obbligatoria, che il giudice applica di diritto a seguito della condanna, indipendentemente da un accordo tra le parti.

Anche la sospensione dell’attività per quattro mesi è stata ritenuta legittima. Trattandosi di una misura appena superiore al minimo di legge, non necessitava di una motivazione particolarmente complessa.

Le Conclusioni

La sentenza della Cassazione stabilisce un principio di grande importanza nella tutela degli animali. La confisca animali per maltrattamento è una conseguenza automatica e inderogabile della condanna. La responsabilità non è solo di chi compie materialmente l’atto, ma si estende al proprietario che ha il dovere di vigilare. Inoltre, la misura può colpire l’intero gruppo di animali (come un gregge), considerato nel suo complesso. Questa decisione rafforza gli strumenti a disposizione della giustizia per contrastare i reati contro gli animali, sottolineando che le conseguenze patrimoniali per i responsabili possono essere molto severe, anche quando si accede a riti alternativi come il patteggiamento.

La confisca per maltrattamento di animali può essere applicata anche se il proprietario non ha commesso materialmente il reato?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che la responsabilità del proprietario, anche se derivante da una semplice colpa per mancata vigilanza sui propri dipendenti (culpa in vigilando), è un presupposto sufficiente per l’applicazione della confisca obbligatoria prevista dalla legge.

Se vengono maltrattati solo alcuni animali di un gregge, la confisca riguarda solo quelli o l’intero gruppo?
La sentenza stabilisce che la confisca può essere correttamente disposta sull’intero gregge, in quanto quest’ultimo può essere considerato come un’unica entità (‘universalità di res’) oggetto della condotta illecita. Non è necessario limitare la misura solo ai singoli capi identificati come vittime di violenza.

In un patteggiamento, il giudice può disporre la confisca se non era prevista nell’accordo tra le parti?
Sì. Poiché la confisca per il reato di maltrattamento di animali è una sanzione accessoria obbligatoria per legge, il giudice ha il dovere di applicarla a seguito della condanna, anche se non era stata specificamente inclusa nell’accordo di patteggiamento tra l’imputato e il pubblico ministero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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