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Confisca allargata: veicoli restituiti? Cassazione annulla

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di patteggiamento che aveva disposto la restituzione di un’auto e una moto a due persone condannate per reati di droga. La Corte ha chiarito che il giudice di merito ha errato nel non applicare la ‘confisca allargata’, una misura obbligatoria che prescinde dal collegamento diretto del bene con il reato. Tale misura si basa sulla sproporzione tra i beni posseduti e il reddito dichiarato, quando non ne sia giustificata la provenienza lecita. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Allargata e Reati di Droga: Quando Auto e Moto Vengono Sequestrate

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 32594 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale nel contrasto ai patrimoni illeciti: la confisca allargata. La pronuncia chiarisce i presupposti per l’applicazione di questa misura di sicurezza patrimoniale, specialmente in relazione ai reati di droga, annullando una decisione che aveva restituito un’automobile e una motocicletta ai condannati perché non direttamente collegate all’attività di spaccio.

I Fatti del Caso: Patteggiamento e Restituzione dei Veicoli

Il caso nasce da un procedimento penale conclusosi con una sentenza di patteggiamento emessa dal GUP del Tribunale di Genova. Due soggetti venivano condannati per reati legati agli stupefacenti (art. 73 d.p.r. 309/90) e altri illeciti. Il giudice, oltre a disporre la confisca delle sostanze stupefacenti e del denaro sequestrato, ordinava la restituzione ai legittimi proprietari di un’autovettura e di un motociclo precedentemente sottoposti a sequestro preventivo.

La motivazione del GUP era semplice: mancava la prova certa di un collegamento diretto tra i veicoli e l’attività di spaccio. In altre parole, non era stato dimostrato che l’auto e la moto fossero state utilizzate per commettere i reati contestati.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e la Questione della Confisca Allargata

Il Procuratore della Repubblica non ha accettato questa decisione e ha proposto ricorso per cassazione. Il motivo del ricorso era uno e ben preciso: la violazione di legge per l’omessa applicazione della confisca allargata, una misura obbligatoria prevista dall’art. 85-bis del d.p.r. 309/90 (Testo Unico Stupefacenti), che a sua volta rinvia all’art. 240-bis del codice penale.

Secondo l’accusa, il giudice di primo grado aveva commesso un errore di diritto, concentrandosi sulla confisca ordinaria (che richiede un nesso di pertinenzialità tra bene e reato) e ignorando completamente i presupposti della confisca allargata, che opera su basi differenti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato, accogliendo la tesi del Procuratore. La sentenza rappresenta un’importante lezione sulla distinzione tra le diverse forme di confisca previste dal nostro ordinamento.

La Differenza Cruciale: Confisca Ordinaria vs. Confisca Allargata

Il cuore della decisione risiede nella netta distinzione tra la confisca del profitto del reato e la confisca allargata. La prima richiede un nesso di derivazione diretta tra il bene e l’illecito. La seconda, invece, è una misura di sicurezza atipica con funzione preventiva e dissuasiva.

La confisca allargata non richiede che il bene sia il prodotto o il profitto del reato per cui si è stati condannati. La sua applicazione si fonda su tre requisiti fondamentali:
1. Una condanna (o un patteggiamento) per uno dei cosiddetti “reati-spia”, tra cui rientra il delitto di cui all’art. 73 d.p.r. 309/90.
2. La titolarità o la disponibilità di beni (denaro, veicoli, immobili, ecc.) per un valore sproporzionato rispetto al proprio reddito o alla propria attività economica.
3. La mancata giustificazione della provenienza lecita di tali beni da parte del condannato.

In pratica, la legge presume che i beni di cui non si sa spiegare la provenienza lecita, posseduti da chi è stato condannato per reati gravi, siano frutto di attività illecite e, pertanto, debbano essere acquisiti dallo Stato.

Il giudice di merito, nel caso di specie, aveva errato proprio nel valutare la confiscabilità dei veicoli solo sotto il profilo del loro collegamento con l’attività di spaccio, omettendo del tutto di verificare se sussistessero i presupposti della confisca allargata. Non ha quindi valutato la proporzione tra il valore dei veicoli e la situazione reddituale dei condannati.

Le Conclusioni: Annullamento con Rinvio

Per queste ragioni, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, ma limitatamente alla parte in cui disponeva la restituzione dei veicoli. Ha quindi rinviato il caso al Tribunale di Genova, in diversa composizione, affinché proceda a un nuovo giudizio sul punto.

Il nuovo giudice dovrà, alla luce dei principi enunciati dalla Cassazione, valutare se i beni in questione siano di valore sproporzionato rispetto ai redditi leciti degli imputati e se questi ultimi siano in grado di fornire una giustificazione plausibile della loro provenienza. In assenza di tale giustificazione, dovrà essere disposta la confisca obbligatoria dei veicoli.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione di restituire i veicoli?
Perché il giudice di primo grado ha applicato un principio errato, cercando un collegamento diretto tra i veicoli e il reato di spaccio, mentre avrebbe dovuto valutare i presupposti della ‘confisca allargata’, che è obbligatoria e si basa sulla sproporzione tra il valore dei beni e il reddito del condannato.

Che cos’è la ‘confisca allargata’ e quando si applica?
È una misura di sicurezza obbligatoria (prevista dall’art. 240-bis c.p. e richiamata per i reati di droga dall’art. 85-bis d.p.r. 309/90) che si applica dopo una condanna per specifici reati gravi, detti ‘reati-spia’. Consente allo Stato di confiscare beni di cui il condannato ha la disponibilità se il loro valore è sproporzionato rispetto al suo reddito e se non ne viene giustificata la provenienza lecita.

È necessario che un bene, come un’auto, sia stato usato per commettere il reato per poter essere soggetto a confisca allargata?
No. A differenza della confisca ordinaria, la confisca allargata non richiede che il bene sia il prodotto, il profitto o lo strumento del reato. La sua applicazione si fonda esclusivamente sulla sproporzione patrimoniale e sulla mancata giustificazione della provenienza lecita dei beni, a seguito di una condanna per un reato-spia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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