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Confisca allargata: sproporzione reddito-patrimonio

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un sequestro finalizzato alla confisca allargata. La sentenza ribadisce che, per questa misura, il presupposto fondamentale non è il nesso diretto tra i beni e il reato, ma la chiara sproporzione tra il patrimonio dell’indagato e il suo reddito lecito dichiarato, unita alla mancata giustificazione della provenienza dei beni.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Allargata: Quando la Sproporzione tra Reddito e Patrimonio Giustifica il Sequestro

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 23676 del 2024, offre un’importante lezione su uno strumento cruciale nel contrasto alla criminalità: la confisca allargata. Questo provvedimento chiarisce in modo definitivo che, per procedere al sequestro di beni, non è necessario dimostrare il loro legame diretto con il reato contestato, ma è sufficiente accertare una chiara sproporzione tra il patrimonio e i redditi leciti dell’indagato. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un provvedimento di sequestro preventivo emesso dal GIP del Tribunale di Torino a carico di due persone conviventi. Il sequestro riguardava una somma di denaro in euro e franchi svizzeri, un’autovettura di lusso acquistata per 53.000 euro e un’altra vettura del valore stimato di 23.000 euro. La misura era finalizzata alla confisca allargata in relazione a un’ipotesi di reato legata al traffico di stupefacenti, contestata a uno dei due indagati.

La difesa aveva proposto ricorso sostenendo, tra le altre cose, l’assenza di un nesso di pertinenzialità tra i beni sequestrati e il reato, dato che i veicoli erano stati acquistati mesi prima dell’arresto. I ricorrenti contestavano inoltre la valutazione della sproporzione, affermando di aver percepito redditi sufficienti nel periodo in questione.

La Decisione della Corte e il Principio della Confisca Allargata

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando la validità del sequestro. La decisione si fonda sulla natura specifica della confisca allargata, disciplinata dall’art. 240 bis del codice penale, che presenta presupposti molto diversi dalla confisca ordinaria.

L’Irrilevanza del Nesso di Pertinenzialità

A differenza della confisca tradizionale, che colpisce il prezzo o il profitto diretto del reato, la confisca allargata non richiede la prova che i beni siano stati acquistati con i proventi dell’attività illecita contestata. L’obiettivo di questa misura è colpire l’accumulazione patrimoniale illecita nel suo complesso, quando una persona, indagata o condannata per specifici ‘reati spia’, possiede beni di valore sproporzionato rispetto al proprio reddito lecito.

Il Criterio Fondamentale della Sproporzione

Il fulcro del giudizio, quindi, si sposta sulla verifica di due elementi:
1. La natura del reato: Deve rientrare tra quelli previsti dalla legge come ‘reati spia’.
2. La sproporzione: Deve esistere una chiara e ingiustificata differenza tra il valore dei beni nella disponibilità (diretta o indiretta) dell’indagato e i redditi leciti da lui dichiarati o le attività economiche esercitate.

Nel caso di specie, il Tribunale aveva correttamente rilevato che l’attività di autocarrozzeria avviata da uno degli indagati non aveva prodotto redditi dichiarati significativi, e che i redditi dell’altra erano modesti. Questi redditi leciti erano incompatibili con l’acquisto di auto di lusso e con il possesso delle somme di denaro rinvenute.

I Limiti del Ricorso per Cassazione

La Corte ha inoltre ribadito un importante principio processuale. Il ricorso per cassazione contro le ordinanze in materia di sequestro preventivo (art. 325 c.p.p.) è consentito solo per ‘violazione di legge’. Ciò significa che non è possibile contestare la valutazione dei fatti o la logicità della motivazione del giudice di merito, a meno che questa non sia totalmente assente o manifestamente contraddittoria. Le censure dei ricorrenti, che criticavano il modo in cui il Tribunale aveva valutato la capacità patrimoniale, sono state quindi considerate un tentativo inammissibile di ottenere un nuovo giudizio sul merito della vicenda.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su una netta distinzione tra confisca ordinaria e confisca allargata. Per quest’ultima, vige una presunzione relativa di illecita accumulazione patrimoniale. È sufficiente che l’accusa dimostri la sproporzione e la riconducibilità dei beni all’indagato; spetta poi a quest’ultimo l’onere di provare la legittima provenienza del suo patrimonio. La Corte ha sottolineato che questa presunzione si estende anche ai beni formalmente intestati a terzi, come il coniuge, i figli o, come in questo caso, la convivente, quando le circostanze concrete suggeriscono un’intestazione fittizia per mascherare la reale disponibilità del bene da parte dell’indagato.

La Corte ha ritenuto irrilevanti le critiche sull’utilizzabilità di intercettazioni provenienti da un altro procedimento, specificando che in questa fase il giudice può basare la sua valutazione anche su semplici annotazioni della polizia giudiziaria che ne riportano gli esiti. Infine, ha sancito l’inammissibilità del ricorso poiché le doglianze sollevate non configuravano una ‘violazione di legge’, ma una critica al ragionamento logico-fattuale del giudice, non sindacabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale nella lotta ai patrimoni di origine illecita. La confisca allargata si conferma uno strumento potente che prescinde dalla prova di un legame diretto tra bene e singolo reato. La decisione chiarisce che chiunque sia indagato per un ‘reato spia’ e non sia in grado di giustificare un tenore di vita o un patrimonio sproporzionato rispetto ai propri redditi leciti, rischia concretamente il sequestro e la successiva confisca dei propri beni, anche se formalmente intestati a familiari o conviventi.

Qual è la differenza principale tra confisca ordinaria e confisca allargata?
La confisca ordinaria colpisce beni che sono il prodotto o il profitto diretto di un reato specifico, richiedendo un nesso di pertinenzialità. La confisca allargata, invece, colpisce tutti i beni di valore sproporzionato rispetto al reddito lecito di una persona accusata o condannata per determinati ‘reati spia’, senza la necessità di provare che quei beni derivino specificamente dal reato contestato.

Per applicare la confisca allargata, è necessario provare che i beni sequestrati sono stati acquistati con i soldi del reato?
No, non è necessario. La legge presume l’origine illecita dei beni quando il loro valore è sproporzionato rispetto al reddito dichiarato o all’attività economica esercitata dall’indagato, e quest’ultimo non è in grado di fornire una giustificazione plausibile sulla loro lecita provenienza.

Possono essere sequestrati beni intestati a un convivente o a un familiare?
Sì. La presunzione di illecita accumulazione patrimoniale opera anche per i beni formalmente intestati a terzi (come coniuge, figli o conviventi) quando la sproporzione tra il loro patrimonio e la loro attività lavorativa, rapportata ad altre circostanze, appare dimostrativa di un’intestazione fittizia volta a nascondere la reale disponibilità dei beni da parte dell’indagato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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