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Confisca allargata: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo finalizzato alla confisca allargata. La ricorrente non è riuscita a fornire una prova credibile sull’origine lecita di una cospicua somma di denaro, sostenendo che fosse un lascito ereditario. La Corte ha stabilito che le censure basate su una diversa valutazione dei fatti e i motivi di ricorso presentati per la prima volta in sede di legittimità sono inammissibili.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Allargata: La Cassazione Sottolinea i Limiti del Ricorso

La confisca allargata, disciplinata dall’art. 240-bis del codice penale, rappresenta uno degli strumenti più incisivi a disposizione dello Stato per colpire i patrimoni di origine illecita. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito alcuni principi fondamentali riguardo ai presupposti di tale misura e, soprattutto, ai limiti del sindacato di legittimità sui provvedimenti che la dispongono. Il caso in esame riguarda un sequestro preventivo su una cospicua somma di denaro, che la ricorrente sosteneva provenire da un’eredità materna.

I Fatti di Causa: Il Sequestro e il Ricorso

Il Tribunale di Palermo aveva disposto un sequestro preventivo di quasi 27.000 euro nei confronti di una donna, indagata per detenzione di sostanze stupefacenti ai sensi dell’art. 73 del D.P.R. 309/1990. Il sequestro era finalizzato alla cosiddetta confisca allargata, in quanto vi era una sproporzione tra la somma rinvenuta e i redditi leciti dichiarati.

La difesa aveva proposto ricorso al Tribunale del Riesame, sostenendo la provenienza lecita del denaro. A suo dire, la somma era il frutto dei risparmi della madre, recentemente deceduta, che era solita prelevare la sua pensione di circa 2.000 euro mensili e custodirla in casa. A sostegno di questa tesi, erano state prodotte le ricevute dei prelievi.

La Decisione del Tribunale del Riesame

Il Tribunale del Riesame aveva parzialmente accolto la richiesta, annullando il sequestro per un’altra ipotesi di reato (ricettazione), ma confermandolo in relazione al reato di detenzione di stupefacenti. Il Tribunale aveva ritenuto non credibile la giustificazione offerta, osservando che i prelievi documentati erano sempre stati inferiori agli importi pensionistici accreditati e che non era stata fornita documentazione (come gli estratti conto) che dimostrasse una giacenza esigua o nulla sui conti correnti, avvalorando così l’ipotesi che le somme prelevate fossero destinate alle spese ordinarie e non all’accumulo.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, articolando tre motivi principali:
1. Violazione di legge sulla provenienza del denaro: La difesa lamentava che il Tribunale non avesse adeguatamente considerato le prove fornite sulla provenienza lecita della somma, frutto del lascito ereditario.
2. Mancanza del requisito del “lucro genetico”: Si contestava che le condotte criminose ascritte fossero effettivamente in grado di generare i profitti illeciti che giustificano la confisca allargata.
3. Travisamento delle prove: Si sosteneva che il Tribunale avesse travisato alcuni elementi di fatto, come la disponibilità delle chiavi dell’appartamento dove era stata rinvenuta la droga.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sulla confisca allargata

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. Le motivazioni della Corte si concentrano su due principi cardine del processo penale.

Inammissibilità delle Censure Fattuali

La Corte ha ribadito che il ricorso per cassazione è ammesso solo per violazione di legge e non per ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti già esaminati dai giudici di merito. Le doglianze relative alla provenienza del denaro e all’interpretazione degli indizi (come il possesso delle chiavi) sono state considerate come tentativi di rimettere in discussione l’accertamento fattuale, operazione preclusa in sede di legittimità. Il Tribunale del Riesame, secondo la Cassazione, aveva fornito una motivazione logica e coerente, non meramente apparente, per giustificare la conferma del sequestro.

Il Divieto di “Novum” nel Giudizio di Legittimità

Particolarmente rilevante è la decisione sul secondo motivo di ricorso. La Corte ha dichiarato inammissibile la censura relativa alla mancanza di un “lucro genetico” del reato, in quanto si trattava di una questione nuova (novum), mai sollevata davanti al Tribunale del Riesame. Il principio è chiaro: non si possono presentare per la prima volta in Cassazione questioni che presuppongono un’indagine di merito e che non sono state sottoposte al giudice del grado precedente. Questo divieto serve a garantire la corretta progressione del processo e a evitare che la Corte di Cassazione sia chiamata a decidere su punti non precedentemente dibattuti.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza offre importanti spunti operativi. In primo luogo, conferma che di fronte a un sequestro finalizzato alla confisca allargata, non è sufficiente allegare una generica provenienza lecita dei beni. È necessario fornire una prova credibile, completa e documentata che superi il vaglio del giudice. Nel caso specifico, la sola produzione delle ricevute di prelievo, senza gli estratti conto completi, è stata ritenuta insufficiente. In secondo luogo, la pronuncia sottolinea l’importanza di articolare tutte le proprie difese già nella fase di merito (il riesame). Introdurre nuovi argomenti in Cassazione è una strategia destinata al fallimento, poiché il giudizio di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di merito.

È sufficiente dichiarare che una somma di denaro deriva da un’eredità per evitarne il sequestro finalizzato alla confisca allargata?
No. Secondo la sentenza, non basta una mera allegazione. È necessario fornire una prova credibile e documentata della provenienza lecita del denaro, che sia in grado di superare la presunzione di illeceità derivante dalla sproporzione rispetto ai redditi dichiarati. Nel caso di specie, la documentazione prodotta è stata ritenuta insufficiente.

È possibile presentare per la prima volta in Cassazione un motivo di ricorso non discusso davanti al Tribunale del Riesame?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito il principio del divieto di “novum”, secondo cui non sono ammissibili motivi di ricorso che sollevano per la prima volta questioni che richiedono una valutazione di merito e che non sono state precedentemente sottoposte al giudice del riesame.

Cosa valuta la Corte di Cassazione in un ricorso contro un sequestro preventivo?
La Corte di Cassazione valuta esclusivamente la violazione di legge. Non può riesaminare i fatti o fornire una diversa interpretazione degli elementi indiziari. Il suo controllo si limita a verificare che la motivazione del provvedimento impugnato sia esistente, logica, coerente e non meramente apparente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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