LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Confisca allargata: quando il denaro è sproporzionato

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un sequestro preventivo finalizzato alla confisca allargata. La somma di denaro, sproporzionata rispetto ai redditi dell’indagata per spaccio, è stata ritenuta legittimamente sequestrata ai sensi dell’art. 240-bis c.p., poiché non ne è stata giustificata la provenienza lecita.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Allargata: Denaro Sproporzionato e Onere della Prova

La recente sentenza n. 14424/2025 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sul funzionamento della confisca allargata, uno strumento fondamentale nella lotta alla criminalità e all’accumulazione di ricchezze illecite. Questo provvedimento chiarisce come, in presenza di specifici reati come lo spaccio di stupefacenti, il possesso di ingenti somme di denaro non giustificate dal proprio reddito possa portare al sequestro e, successivamente, alla confisca, anche se non direttamente collegate a un singolo episodio criminale.

I Fatti del Caso

L’indagine ha inizio con un’operazione antidroga condotta dalla Squadra Mobile. Durante una perquisizione nell’abitazione di una donna, gli agenti rinvengono una somma di 9.220 euro in contanti, nascosta all’interno di una borsa. Insieme al denaro, vengono trovati oltre 20 grammi di sostanze stupefacenti (cocaina ed eroina) e un bilancino di precisione con tracce di polvere bianca.

Poco prima dell’intervento, gli operanti avevano notato un uomo entrare e uscire rapidamente dall’abitazione. Fermato e controllato, l’uomo viene trovato in possesso di 0,4 grammi di cocaina, dichiarando di averla appena acquistata dalla donna residente nell’appartamento. Sulla base di questi elementi, il GIP dispone il sequestro preventivo dell’intera somma di denaro, ritenendo che 20 euro fossero il provento diretto della cessione appena avvenuta e il resto fosse collegato all’attività di spaccio.

Il Ricorso e la Tesi Difensiva

Contro il provvedimento di sequestro, la difesa dell’indagata presenta ricorso, sostenendo l’insussistenza del fumus commissi delicti e la mancanza di pertinenzialità del denaro rispetto al reato contestato. La difesa, inoltre, afferma di aver fornito una valida giustificazione sulla provenienza lecita della somma attraverso testimonianze raccolte in sede di indagini difensive. L’obiettivo era dimostrare che il denaro non era frutto di attività illecita e, pertanto, non poteva essere sequestrato.

La Decisione della Corte: La Centralità della Confisca Allargata

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo un punto giuridico cruciale. Il sequestro non era stato disposto solo perché il denaro era considerato ‘pertinente’ al reato (ovvero il profitto diretto), ma soprattutto in funzione della cosiddetta confisca allargata, disciplinata dall’art. 240-bis del codice penale.

Questo istituto si applica a una serie di reati gravi, tra cui lo spaccio di stupefacenti. Esso prevede la confisca di denaro, beni o altre utilità di cui il condannato non può giustificare la provenienza e che risultano di valore sproporzionato rispetto al suo reddito dichiarato o alla sua attività economica. In sostanza, si presume che tali beni siano il frutto di attività illecite.

Le Motivazioni della Suprema Corte

I giudici hanno evidenziato che l’ordinanza del Tribunale del riesame aveva già ampiamente motivato sul fatto che né l’indagata né il suo convivente disponevano di redditi leciti in grado di giustificare il possesso di una somma così ingente, peraltro rinvenuta insieme a droga e a banconote di grosso taglio (500 e 200 euro), spesso utilizzate in transazioni illegali.

Il ricorso è stato giudicato inammissibile per due ragioni principali:
1. Contestazione del merito: La difesa si è limitata a contestare la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito, un’attività non consentita in sede di legittimità, dove la Corte può valutare solo violazioni di legge.
2. Aspecificità: Il ricorso non ha affrontato il vero cuore della questione, ovvero il presupposto della confisca allargata. Invece di contestare la sproporzione tra il denaro e i redditi, la difesa si è concentrata sulla pertinenzialità della somma al singolo episodio di spaccio, ignorando la specifica finalità del sequestro.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce la potenza dello strumento della confisca allargata. Per reati come lo spaccio, non è necessario che lo Stato provi il collegamento di ogni singolo bene a una specifica attività criminale. Al contrario, si verifica un’inversione dell’onere della prova: spetta all’indagato (o futuro condannato) dimostrare la provenienza lecita dei beni che appaiono sproporzionati rispetto alle sue fonti di reddito legali. La mancata o insufficiente giustificazione legittima il sequestro e la successiva confisca, colpendo direttamente i patrimoni di origine illecita e indebolendo le organizzazioni criminali.

Perché è stata sequestrata un’ingente somma di denaro se solo 20 euro erano provento certo di una cessione di droga?
La somma è stata sequestrata non solo come profitto diretto del reato, ma principalmente in funzione della ‘confisca allargata’ (art. 240-bis c.p.). Questa misura consente di aggredire tutti i beni sproporzionati rispetto al reddito dell’indagato per reati gravi come lo spaccio, poiché si presume che derivino da attività illecite.

Cosa significa che il denaro era ‘sproporzionato’ rispetto al reddito?
Significa che l’indagata e il suo convivente non avevano redditi leciti dichiarati o un’attività economica conosciuta che potessero giustificare il possesso di quasi 10.000 euro in contanti. Questa sproporzione è il presupposto fondamentale per l’applicazione della confisca allargata.

Per quale motivo il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché contestava la ricostruzione dei fatti, cosa non permessa in Cassazione, e perché non ha affrontato specificamente il tema della confisca allargata, che era il fondamento giuridico del sequestro. In pratica, ha sbagliato l’oggetto della contestazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati