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Confisca allargata: quando è legittimo il sequestro?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro un sequestro preventivo finalizzato alla confisca allargata. La sentenza chiarisce che un provvedimento cautelare, annullato per soli vizi di motivazione (come la mancanza di argomentazioni sul periculum in mora), può essere legittimamente riemesso senza violare il principio del giudicato cautelare. La Corte ha ritenuto infondate anche le censure sulla sproporzione finanziaria e sulla correlazione temporale tra l’acquisto del bene e l’attività criminosa.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Allargata e Sequestro: un Provvedimento Annullato Può Essere Riemesso?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37197/2025, ha affrontato un caso complesso in materia di misure cautelari reali, offrendo importanti chiarimenti sul sequestro preventivo finalizzato alla confisca allargata. La pronuncia analizza i limiti del cosiddetto ‘giudicato cautelare’ e i presupposti per la legittima riemissione di un provvedimento di sequestro precedentemente annullato per vizi formali. Approfondiamo i dettagli di questa decisione per comprenderne la portata e le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: un Sequestro Conteso

La vicenda ha origine da un decreto di sequestro preventivo emesso dal G.I.P. del Tribunale di Palermo nei confronti di un’indagata per associazione a delinquere finalizzata al contrabbando. Il sequestro riguardava un immobile e mirava a una futura confisca per sproporzione, ai sensi dell’art. 240-bis del codice penale.

Un primo provvedimento di sequestro era stato annullato dal Tribunale del Riesame per totale assenza di motivazione sul periculum in mora, ovvero il pericolo che, nel corso del procedimento, il bene potesse essere disperso. Successivamente, il G.I.P. emetteva un nuovo decreto di sequestro, identico nel contenuto, che veniva confermato dal Tribunale del Riesame. Contro questa seconda decisione, la difesa dell’indagata proponeva ricorso in Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La ricorrente sollevava tre principali motivi di doglianza:

1. Violazione del ne bis in idem cautelare: La difesa sosteneva che la riemissione del sequestro violasse la preclusione processuale derivante dal precedente annullamento, essendo fondata su elementi (intercettazioni telefoniche) già noti al momento della prima richiesta. La motivazione sul periculum in mora era inoltre giudicata astratta e non conforme ai principi stabiliti dalle Sezioni Unite.
2. Violazione della ‘ragionevolezza temporale’: Si contestava che l’acquisto dell’immobile fosse avvenuto prima o, al più, in concomitanza con l’inizio della presunta attività criminosa. Secondo la difesa, la confisca allargata presuppone che l’accumulo di risorse illecite preceda l’acquisto del bene, mancando in questo caso la necessaria correlazione cronologica.
3. Carenza di motivazione sulla sproporzione finanziaria: Infine, si lamentava che il Tribunale avesse ignorato le prove fornite dalla difesa sulla legittima provenienza dei fondi per l’acquisto (cambiali e un assegno tracciabile) e non avesse considerato i redditi della convivente dell’indagata.

La confisca allargata e il giudicato cautelare: le motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le censure non consentite o manifestamente infondate. L’analisi dei giudici si è concentrata sui punti nodali sollevati dalla difesa, fornendo una ricostruzione chiara dei principi applicabili.

L’Inesistenza della Preclusione Processuale

Sul primo motivo, la Corte ha ribadito un principio consolidato: il cosiddetto ‘giudicato cautelare’ non si forma quando un provvedimento viene annullato per motivi puramente formali o procedurali, come la carenza di motivazione. La preclusione opera solo quando vi è stata una valutazione nel merito, in fatto o in diritto, sui presupposti della misura. Poiché il primo annullamento era dovuto a un vizio motivazionale sul periculum in mora, senza alcuna valutazione sostanziale, la richiesta di sequestro poteva essere legittimamente rinnovata.

La Valutazione del Periculum in Mora

La Cassazione ha ritenuto adeguata la motivazione del Tribunale del Riesame sul pericolo di dispersione del bene. Tale pericolo non era stato desunto in modo astratto, ma da elementi concreti: l’immobile era l’unico bene di rilievo nel patrimonio dell’indagata, rendendo ‘altamente probabile’ un tentativo di vendita per sottrarlo alla futura condanna. A ciò si aggiungevano lo stretto rapporto dell’indagata con i vertici dell’associazione criminale e le sue precarie condizioni economiche, che rendevano inadeguato il suo patrimonio a soddisfare le eventuali misure ablatorie.

Sproporzione Finanziaria e Confisca per Equivalente

Infine, riguardo alle censure sulla sproporzione e sulla provenienza dei fondi, la Corte ha sottolineato che il Tribunale aveva correttamente inquadrato la fattispecie nell’ambito della ‘confisca per equivalente’. In questo contesto, l’eventuale provenienza lecita della provvista utilizzata per l’acquisto del singolo bene non è un ostacolo insormontabile, specialmente di fronte a una ‘sperequazione finanziaria scalare annua del nucleo familiare’. Sebbene gli argomenti della difesa potessero avere una loro ‘persuasività’, non integravano una violazione di legge tale da superare il vaglio di ammissibilità in sede di legittimità.

Le conclusioni della Suprema Corte

La sentenza consolida l’orientamento secondo cui un sequestro preventivo può essere riemesso se il precedente annullamento è avvenuto per vizi formali, senza intaccare il merito della pretesa cautelare. La valutazione del periculum in mora deve basarsi su elementi concreti che indichino un rischio effettivo di dispersione del bene. In tema di confisca allargata, la Corte ribadisce che il fulcro dell’analisi è la sproporzione complessiva tra patrimonio e redditi, che può giustificare la misura anche quando per il singolo bene si adducano prove di provenienza lecita. La decisione, pertanto, respinge il ricorso, condannando la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile emettere un nuovo decreto di sequestro preventivo dopo che un precedente provvedimento identico è stato annullato?
Sì, è possibile se l’annullamento del precedente provvedimento è avvenuto per motivi meramente formali, come la carenza di motivazione su un presupposto, e non a seguito di una valutazione nel merito degli elementi a sostegno della misura.

Come si valuta il ‘periculum in mora’ in un sequestro finalizzato alla confisca allargata?
Il ‘periculum in mora’ si valuta in base al rischio concreto che il bene venga disperso prima della fine del processo. Questo rischio può essere desunto da elementi come il fatto che il bene sequestrato sia l’unico patrimonio dell’indagato, le sue condizioni economiche e il suo ruolo all’interno di un’associazione criminale, che rendono probabile un tentativo di sottrarre il bene alla futura confisca.

Nella confisca allargata, la dimostrazione della provenienza lecita dei fondi usati per acquistare un bene impedisce il sequestro?
Non necessariamente. Secondo la sentenza, nel contesto di una confisca per equivalente, la provenienza lecita della provvista specifica usata per l’acquisto non costituisce un ostacolo insormontabile al sequestro, soprattutto se emerge una sproporzione finanziaria complessiva del nucleo familiare dell’indagato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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