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Confisca allargata: quando è legittima su beni?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9317/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un sequestro finalizzato alla confisca allargata di un immobile. Il bene, acquistato quasi sei anni prima del reato accertato, era fittiziamente intestato al figlio dell’indagato. La Corte ha ritenuto legittimo il provvedimento, sottolineando che il requisito della ‘ragionevolezza temporale’ è soddisfatto quando il reato-spia è solo la prova di una prolungata attività criminale che ha generato i fondi per l’acquisto, anche se avvenuto in un’epoca precedente.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Allargata e Intestazione Fittizia: Quando il Tempo Non Cancella l’Illecito

La confisca allargata, disciplinata dall’art. 240-bis del codice penale, rappresenta uno degli strumenti più efficaci nel contrasto alla criminalità economica. Essa consente allo Stato di aggredire i patrimoni illeciti accumulati, anche quando non sono direttamente collegati al singolo reato per cui è intervenuta la condanna. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 9317/2024) ha offerto importanti chiarimenti su un aspetto cruciale di questa misura: il requisito della ‘ragionevolezza temporale’ tra l’acquisto dei beni e il momento di commissione del reato.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda il sequestro preventivo di un appartamento, finalizzato alla confisca allargata. L’immobile era formalmente intestato a un giovane uomo, ma le indagini avevano rivelato che l’effettivo proprietario era suo padre, un soggetto indagato per gravi reati legati al traffico di sostanze stupefacenti.

Il punto centrale della difesa era il considerevole lasso di tempo intercorso tra l’acquisto dell’appartamento (avvenuto quasi sei anni prima) e l’accertamento del ‘reato-spia’ a carico del padre. Secondo il ricorrente (il figlio), questa distanza temporale avrebbe dovuto escludere la legittimità del sequestro. Inizialmente, la Cassazione aveva annullato il provvedimento, chiedendo al Tribunale del riesame di motivare specificamente su questo punto. Il Tribunale, riesaminando il caso, aveva però confermato il sequestro, spingendo la difesa a un nuovo ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la validità del sequestro. La decisione si fonda su un’interpretazione sostanziale e non meramente formale del requisito della ragionevolezza temporale. I Giudici hanno stabilito che i motivi del ricorso non attenevano a una violazione di legge, unico vizio sindacabile in sede di legittimità per i provvedimenti cautelari reali, ma contestavano nel merito la valutazione dei fatti operata dal Tribunale, attività preclusa in quella sede.

Le Motivazioni della Confisca Allargata

Il cuore della motivazione risiede nel modo in cui la Corte ha interpretato il legame tra l’acquisto del bene e la carriera criminale dell’indagato. Il Tribunale del riesame aveva evidenziato che, al momento dell’acquisto, sia il padre che il figlio erano ufficialmente indigenti e nullatenenti. Il figlio, in particolare, aveva dichiarato redditi irrisori (appena 31 euro in un anno), palesemente insufficienti a giustificare un tale investimento immobiliare.

Secondo la Corte, il ‘reato-spia’ accertato in un’epoca successiva non rappresenta l’inizio dell’attività criminale, ma è semplicemente la ‘dimostrazione’ che il padre viveva da anni grazie a proventi illeciti. In questo quadro, l’acquisto dell’immobile, sebbene distante nel tempo, si inserisce perfettamente in un più ampio schema di arricchimento illecito. La distanza temporale perde di rilevanza quando il reato accertato è la punta dell’iceberg di una stabile e duratura condotta criminale. Di conseguenza, i fondi utilizzati per l’acquisto erano, con ogni probabilità, di provenienza illecita. La confisca allargata è dunque legittima perché colpisce un patrimonio sproporzionato la cui origine lecita non può essere dimostrata.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di misure patrimoniali: la valutazione della pericolosità sociale e della provenienza dei beni deve essere condotta su un arco temporale ampio, che tenga conto dell’intera ‘storia criminale’ del soggetto. Non è sufficiente un approccio ‘cronologico’ rigido. La confisca allargata si conferma uno strumento flessibile, capace di colpire i patrimoni illeciti anche quando sono stati ‘ripuliti’ o schermati attraverso intestazioni fittizie e occultati dal passare del tempo. Per i cittadini, la lezione è chiara: la provenienza del denaro è un elemento che la giustizia può e sa tracciare, superando le apparenze formali e le strategie elusive.

Quando è possibile applicare la confisca allargata a un bene acquistato molto prima del reato accertato?
È possibile quando il reato accertato (reato-spia) non è un episodio isolato, ma la prova di uno stile di vita e di un’attività criminale protratta nel tempo. In questi casi, il lasso temporale tra l’acquisto e il reato viene superato dalla dimostrazione che il soggetto viveva da anni di proventi illeciti, presumibilmente usati anche per l’acquisto del bene.

L’intestazione fittizia di un immobile a un figlio nullatenente è sufficiente per giustificare un sequestro?
Sì, secondo la sentenza, è un elemento fondamentale. Se l’intestatario formale (il figlio) risulta privo di redditi sufficienti a giustificare l’acquisto (nullatenente o con redditi irrisori), mentre il genitore (reale proprietario) è coinvolto in attività criminali, si crea una forte presunzione che l’immobile sia stato acquistato con fondi illeciti e intestato al figlio per nasconderne la provenienza.

Una sentenza di appello non definitiva che revoca la confisca ha effetti sul procedimento di sequestro preventivo?
No. La Corte di Cassazione ha specificato che una sentenza non ancora definitiva non ha effetti sul procedimento cautelare (come il sequestro), il quale segue regole proprie ed è valutato in base agli elementi disponibili in quella fase. Solo una decisione passata in giudicato può influenzare definitivamente le misure cautelari in corso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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