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Confisca allargata: quando è legittima? Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di una confisca allargata di oltre 162.000 euro nei confronti di una donna condannata per spaccio di stupefacenti. La Corte ha stabilito che, a differenza della confisca per equivalente, la confisca allargata non deve essere proporzionata al profitto del singolo reato commesso (detto ‘reato-spia’). È sufficiente che vi sia una sproporzione tra i beni posseduti e il reddito dichiarato e che l’interessato non riesca a giustificarne la provenienza lecita. Inoltre, la Corte ha chiarito che questa misura di sicurezza patrimoniale può essere applicata anche se l’esecuzione della pena detentiva è sospesa, data la sua totale autonomia.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Allargata: Indipendente dal Profitto del Reato e dall’Esecuzione della Pena

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4869 del 2024, ha fornito chiarimenti cruciali sulla natura e l’applicazione della confisca allargata, uno strumento fondamentale per contrastare l’accumulazione di ricchezze illecite. La Corte ha stabilito due principi cardine: la misura non deve essere proporzionata al profitto del singolo reato commesso e la sua applicazione è del tutto autonoma rispetto all’esecuzione della pena detentiva. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Droga e una Cospicua Somma di Denaro

La vicenda trae origine da una condanna per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti (circa 60 grammi di cocaina). In seguito a un patteggiamento, era già stata disposta la confisca di una prima somma di denaro, pari a circa 30.000 euro, rinvenuta al momento dell’arresto. Successivamente, durante una perquisizione nell’abitazione della condannata, veniva scoperta un’ulteriore e ingente somma in contanti, pari a oltre 162.000 euro.
Il Tribunale, in fase esecutiva, disponeva il sequestro e la contestuale confisca di questa seconda somma in applicazione dell’art. 85 bis del D.P.R. 309/1990 (norma che richiama la disciplina della confisca allargata prevista dall’art. 240 bis del codice penale). La difesa della condannata si opponeva, dando il via al ricorso che è giunto fino alla Suprema Corte.

I Motivi del Ricorso: Proporzione e Sospensione della Pena

La difesa ha basato il proprio ricorso su tre argomentazioni principali:

1. Violazione del principio di proporzionalità: la somma confiscata era enormemente superiore al valore e al potenziale profitto ricavabile dalla quantità di droga oggetto della condanna. Secondo la difesa, la confisca avrebbe dovuto essere limitata al quantum ricavabile dal reato giudicato.
2. Carattere episodico del reato: il fatto-reato per cui era intervenuta la condanna era un episodio isolato e occasionale, non indicativo di un’attività criminale abituale che potesse giustificare un tale accumulo di ricchezza.
3. Inapplicabilità con pena sospesa: poiché l’esecuzione della pena detentiva era stata sospesa, non poteva essere applicata una misura di sicurezza patrimoniale come la confisca, se non nei casi specificamente previsti dalla legge.

La Decisione della Cassazione sulla Confisca Allargata

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso in ogni sua parte, ritenendolo infondato e, per un motivo, manifestamente infondato. Le argomentazioni della Corte tracciano un perimetro netto e chiaro dell’istituto.

Distinzione Cruciale: Confisca Estesa vs. Confisca per Equivalente

Il cuore della decisione risiede nella netta distinzione tra la confisca allargata (o estesa) e la confisca per equivalente. La difesa confondeva i due istituti. La confisca per equivalente è una misura che colpisce beni leciti del condannato per un valore corrispondente al profitto illecito, quando quest’ultimo non sia rintracciabile. È, quindi, strettamente legata e ‘parametratà’ al profitto del reato.

La confisca allargata, invece, opera su un piano diverso. Non mira a recuperare il profitto del singolo reato, ma a colpire i patrimoni illeciti accumulati nel tempo. Si fonda su una presunzione legale basata su tre presupposti:

1. Una condanna per un ‘reato-spia’ (come lo spaccio di stupefacenti).
2. La disponibilità di beni di valore sproporzionato rispetto al reddito o all’attività economica del condannato.
3. La mancata giustificazione della provenienza lecita di tali beni.

Quando queste condizioni sono soddisfatte, la confisca può colpire tutti i beni sproporzionati, anche se di valore eccedente il profitto del singolo reato-spia.

L’Autonomia della Misura di Sicurezza dalla Pena

La Corte ha anche respinto l’argomento secondo cui la confisca non potesse essere applicata durante la sospensione dell’esecuzione della pena. I giudici hanno chiarito che la confisca allargata è una misura di sicurezza atipica con uno ‘statuto separato’ rispetto alle misure di sicurezza personali e alla pena detentiva. La sua finalità non è punitiva o rieducativa, ma preventiva: mira a sottrarre alla disponibilità del condannato le ricchezze di presunta origine illecita. Pertanto, la sua esecuzione è del tutto indipendente e svincolata da quella della pena principale.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato il rigetto del ricorso basandosi sulla differente natura giuridica e funzionale della confisca allargata rispetto ad altri istituti. È stato evidenziato che l’errore del ricorrente consisteva nel tentare di applicare a questa misura i limiti di proporzionalità tipici della confisca per equivalente, che invece è concepita per recuperare il profitto di un reato specifico. La confisca allargata risponde a una logica diversa: quella di aggredire i patrimoni illeciti che si presume siano stati accumulati attraverso attività criminali, usando la condanna per un ‘reato-spia’ come presupposto per innescare l’accertamento patrimoniale. La sproporzione tra beni e reddito, unita alla mancata giustificazione, crea una presunzione di illecita provenienza che legittima l’ablazione, a prescindere dal valore del singolo episodio criminale giudicato. Inoltre, la Corte ha ribadito che la sua qualifica come misura di sicurezza patrimoniale la rende autonoma dall’esecuzione della pena detentiva, potendo essere disposta e mantenuta anche quando quest’ultima è sospesa.

le conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale volto a rafforzare l’efficacia della confisca allargata come strumento di politica criminale. Le conclusioni che se ne traggono sono chiare: la lotta all’arricchimento illecito tramite questo strumento non è vincolata al profitto del reato che la innesca, ma si estende a tutto il patrimonio ingiustificato. Questa decisione conferma che la condanna per un ‘reato-spia’ apre le porte a un’indagine patrimoniale i cui esiti possono portare alla confisca di beni di valore ben superiore a quello del crimine accertato. Per i condannati per tali reati, l’onere di dimostrare la provenienza lecita dei propri beni diventa un passaggio cruciale e imprescindibile per evitare di vedersi spogliati di patrimoni la cui origine appare sospetta alla luce della loro situazione reddituale.

La confisca allargata deve essere proporzionata al guadagno ottenuto dal singolo reato per cui si è stati condannati?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la confisca allargata non è ‘parametratà’ al profitto del cosiddetto ‘reato-spia’. Si fonda invece sulla sproporzione tra i beni posseduti e il reddito dichiarato, e sulla mancata giustificazione della loro provenienza lecita.

È possibile applicare la confisca allargata se l’esecuzione della pena detentiva è sospesa?
Sì. La confisca allargata è una misura di sicurezza atipica che ha uno ‘statuto separato’ e prescinde dall’esecuzione della pena detentiva. La sua applicazione non è subordinata alla perdurante esecuzione della pena inflitta per il reato presupposto.

Cosa si intende per ‘reato-spia’ e perché è importante per la confisca allargata?
Il ‘reato-spia’ è un reato specifico (come lo spaccio di stupefacenti) la cui commissione funge da presupposto per l’applicazione della confisca allargata. La condanna per uno di questi reati agisce come un ‘indicatore’ di una probabile accumulazione illecita di ricchezza, consentendo allo Stato di avviare l’accertamento patrimoniale sui beni del condannato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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