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Confisca allargata: onere della prova del terzo

La Corte di Cassazione conferma la confisca allargata di un immobile intestato alla moglie di un soggetto socialmente pericoloso. La sentenza ribadisce che spetta al terzo proprietario dimostrare in modo inequivocabile la provenienza lecita dei fondi utilizzati per l’acquisto, non essendo sufficienti generiche giustificazioni. Il ricorso della donna è stato respinto in quanto non è riuscita a fornire tale prova.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Allargata: Quando l’Onere della Prova Ricade sul Coniuge

La confisca allargata rappresenta uno degli strumenti più incisivi a disposizione dello Stato per contrastare l’accumulazione di patrimoni illeciti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia: quando un bene, sebbene intestato a un terzo, è ritenuto riconducibile a un soggetto condannato, spetta al terzo intestatario l’onere di dimostrare in modo inequivocabile la provenienza lecita delle risorse utilizzate per l’acquisto. Analizziamo i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una sentenza che disponeva la cosiddetta ‘confisca allargata’ di un immobile ai danni di un uomo, ritenuto socialmente pericoloso. L’immobile, tuttavia, era formalmente intestato alla moglie. La donna, ritenuta una mera proprietaria fittizia, si è opposta alla misura ablativa, chiedendone la revoca in sede di esecuzione.

La sua richiesta è stata respinta prima dalla Corte di Appello, in funzione di giudice dell’esecuzione, e successivamente ha proposto ricorso per Cassazione. La difesa della ricorrente sosteneva che il denaro per l’acquisto dell’immobile provenisse da una precedente vendita immobiliare e da un aiuto economico ricevuto dal proprio padre, derivante dall’accumulo di assegni familiari.

Tuttavia, la Corte territoriale aveva già ritenuto queste giustificazioni insufficienti a provare la legittima provenienza dell’intero importo pagato per l’acquisto, confermando così la confisca.

I Motivi del Ricorso e la confisca allargata

La ricorrente ha basato il suo ricorso in Cassazione su due motivi principali:
1. Vizio di motivazione: Si lamentava una mancanza, contraddittorietà e manifesta illogicità nella motivazione dell’ordinanza impugnata, che non avrebbe adeguatamente considerato le prove fornite a sostegno della liceità dei fondi.
2. Erronea applicazione della legge: Si contestava l’applicazione stessa della norma sulla confisca allargata (ex art. 12-sexies d.l. 306/1992, oggi art. 240-bis c.p.), sostenendo che mancassero i presupposti legali per disporre la misura nei confronti del coniuge.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendolo integralmente. La decisione si fonda su argomentazioni giuridiche precise e consolidate.

In primo luogo, i giudici hanno ribadito che, in tema di confisca allargata, l’onere della prova è invertito. Non è l’accusa a dover dimostrare l’origine illecita dei fondi, ma è il soggetto (in questo caso, il terzo intestatario) a dover fornire una prova piena e convincente della provenienza lecita delle somme utilizzate per l’acquisto del bene.

Nel caso specifico, l’ordinanza impugnata aveva correttamente evidenziato come la ricorrente non fosse riuscita a dimostrare la provenienza del denaro utilizzato per emettere gli assegni circolari per il pagamento del prezzo. Le giustificazioni addotte (denaro da una precedente vendita e aiuto del genitore) sono state giudicate non sufficienti a coprire l’intero ammontare e a dimostrarne la legittimità in modo credibile. La Corte ha sottolineato che il ricorso, pur lamentando violazioni di legge, mirava in realtà a ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità.

Conclusioni

La sentenza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso in materia di confisca allargata. Essa chiarisce che la tutela del terzo proprietario è subordinata a una prova rigorosa e inequivocabile della liceità delle risorse economiche impiegate. Non bastano giustificazioni generiche o parziali; è necessaria una dimostrazione completa che escluda ogni ragionevole dubbio sulla provenienza illecita del denaro. Questa decisione serve da monito: l’intestazione fittizia di beni a familiari o terzi non è uno scudo efficace contro le misure patrimoniali, e chi si trova in tale posizione deve essere pronto a fornire una documentazione finanziaria e contabile inattaccabile per difendere la propria proprietà.

Perché è stato confiscato un immobile intestato a una persona non condannata?
L’immobile è stato confiscato perché, nonostante fosse formalmente intestato alla moglie, si riteneva che fosse nella concreta disponibilità del marito, condannato per reati che prevedono la confisca allargata, e che la moglie fosse solo una proprietaria fittizia.

Cosa deve dimostrare il terzo intestatario di un bene per evitarne la confisca allargata?
Il terzo intestatario deve fornire una prova piena e convincente che il denaro utilizzato per l’acquisto del bene ha una provenienza legittima e lecita. Non è sufficiente fornire giustificazioni generiche o parziali.

Per quale motivo la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso?
La Corte ha respinto il ricorso perché ha ritenuto che la ricorrente non avesse assolto al proprio onere di dimostrare la legittima provenienza dei fondi e che le sue censure miravano a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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