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Confisca allargata: limiti e motivazione del giudice

Un soggetto, condannato per concussione, subisce una confisca allargata in fase esecutiva per beni sproporzionati al reddito. La Cassazione interviene, respingendo l’idea che i beni debbano essere individuati solo in fase di cognizione. Tuttavia, annulla il provvedimento perché il giudice ha disposto una confisca per equivalente senza motivare l’impossibilità di procedere alla confisca diretta dei beni specifici già individuati, violando i principi della confisca allargata.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Allargata: la Cassazione fissa i paletti sulla motivazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12366 del 2024, torna a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto penale patrimoniale: la confisca allargata. Questo strumento, previsto dall’art. 240-bis del codice penale, consente allo Stato di aggredire i patrimoni di provenienza illecita anche quando non direttamente collegati al reato per cui è intervenuta la condanna. La pronuncia in esame è di particolare interesse perché chiarisce i poteri del giudice in fase esecutiva e, soprattutto, i rigorosi obblighi di motivazione richiesti per disporre la misura.

Il caso: dalla condanna alla confisca allargata in fase esecutiva

La vicenda trae origine da una sentenza di patteggiamento per plurimi episodi di concussione. Oltre alla pena detentiva, il GIP aveva disposto una prima confisca di 185.000 euro. Successivamente, a seguito di indagini della Guardia di Finanza che avevano rivelato una notevole sperequazione tra i beni nella disponibilità del condannato e i suoi redditi dichiarati, il pubblico ministero avviava un incidente di esecuzione.

All’esito di una perizia, il giudice dell’esecuzione accertava una sproporzione per oltre 1.2 milioni di euro e disponeva una nuova e più ampia confisca, ai sensi dell’art. 240-bis c.p., per un importo residuo di circa 1 milione di euro, ordinando il sequestro di ‘denaro, beni mobili e immobili’ fino al raggiungimento di tale somma.

I motivi del ricorso: i limiti del giudice dell’esecuzione

Il condannato proponeva ricorso in Cassazione lamentando due violazioni principali:

1. Violazione di legge: sosteneva che il giudice dell’esecuzione non potesse disporre la confisca su beni non specificamente individuati durante il processo di cognizione, ma scoperti solo successivamente attraverso un’indagine ‘esplorativa’.
2. Vizio di motivazione: contestava al giudice di non aver individuato i singoli beni da confiscare, ma di aver disposto una confisca ‘per valore’. Tale modalità, secondo il ricorrente, è propria della confisca per equivalente (art. 322-ter c.p.) e non della confisca allargata, che invece dovrebbe colpire beni specifici e sproporzionati.

La decisione della Cassazione sulla confisca allargata

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, fornendo importanti chiarimenti sull’applicazione della confisca allargata.

L’applicazione in fase esecutiva

Sul primo punto, la Cassazione ha respinto la tesi del ricorrente. Richiamando un precedente delle Sezioni Unite (sentenza Crostella, 2021), ha ribadito che esiste una ‘perfetta simmetria’ tra i poteri del giudice della cognizione e quelli del giudice dell’esecuzione. Pertanto, la confisca allargata può essere disposta anche dopo la sentenza definitiva, a condizione che i beni fossero già esistenti nel patrimonio del condannato al momento della condanna stessa. Non è necessario che fossero già stati ‘scoperti’ durante il processo.

Il difetto di motivazione sulla confisca per equivalente

Sul secondo punto, invece, la Corte ha dato ragione al ricorrente. Ha sottolineato la differenza fondamentale tra la confisca diretta prevista dal primo comma dell’art. 240-bis e la confisca per equivalente, prevista dall’ultimo comma come opzione residuale. La regola generale impone al giudice di individuare specificamente i beni (denaro, immobili, etc.) che risultano sproporzionati e di disporne la confisca diretta. Solo se tale procedura è impossibile, si può ricorrere alla confisca di altri beni di valore equivalente.

Le motivazioni

La Corte ha rilevato che, nel caso di specie, il giudice dell’esecuzione aveva a disposizione tutti gli elementi per procedere alla confisca diretta: una perizia che stimava gli immobili del condannato e la notizia del rinvenimento di una cospicua somma in contanti (800.000 euro). Nonostante ciò, ha optato per una generica confisca di valore, senza spiegare in alcun modo perché fosse impossibile aggredire direttamente i beni già individuati. Questa omissione costituisce un grave vizio di motivazione, perché trasforma illegittimamente una confisca diretta in una per equivalente, senza rispettarne i presupposti.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza annulla l’ordinanza impugnata e rinvia il caso al Tribunale per un nuovo esame. Il principio affermato è chiaro: la confisca allargata deve colpire beni specifici e ingiustificati. Il ricorso alla forma ‘per equivalente’ è un’eccezione che deve essere sempre sorretta da una motivazione puntuale sull’impossibilità di procedere in via diretta. Questa decisione rafforza le garanzie per il condannato, imponendo ai giudici un onere motivazionale rigoroso per evitare applicazioni arbitrarie di uno strumento così incisivo.

La confisca allargata può essere disposta dal giudice dell’esecuzione su beni non individuati durante il processo?
Sì. La Corte di Cassazione, richiamando le Sezioni Unite, ha chiarito che il giudice dell’esecuzione ha gli stessi poteri del giudice di cognizione. Può quindi disporre la confisca su beni scoperti dopo la sentenza definitiva, a patto che tali beni fossero già presenti nel patrimonio del condannato prima della condanna stessa.

Qual è la differenza tra confisca allargata (art. 240-bis c.p.) e confisca per equivalente?
La confisca allargata (o diretta) colpisce specifici beni di cui il condannato non può giustificare la provenienza e che risultano di valore sproporzionato al suo reddito. La confisca per equivalente, invece, è una misura residuale che si applica quando non è possibile confiscare i beni diretti; in tal caso, si aggrediscono altri beni del condannato per un valore corrispondente.

Perché la Cassazione ha annullato il provvedimento di confisca in questo caso?
La Corte ha annullato il provvedimento per un vizio di motivazione. Il giudice dell’esecuzione, pur avendo individuato beni specifici da confiscare (immobili e denaro contante), ha disposto una generica confisca ‘per valore’ (tipica della confisca per equivalente) senza spiegare perché fosse impossibile procedere alla confisca diretta di quei beni specifici, violando così la procedura prevista dall’art. 240-bis cod. pen.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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