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Confisca allargata: limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro il sequestro preventivo di oltre 25.000 euro, finalizzato alla cosiddetta confisca allargata. La difesa sosteneva la provenienza lecita del denaro da vecchie compravendite immobiliari, ma la Corte ha stabilito che contestare la valutazione delle prove del giudice di merito non costituisce una ‘violazione di legge’, unico motivo valido per il ricorso in questa sede.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Allargata: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 22452 del 2025 offre un’importante lezione sui limiti del ricorso contro un sequestro preventivo finalizzato alla confisca allargata. Questo provvedimento chiarisce che non è possibile appellarsi alla Suprema Corte semplicemente per ottenere una nuova valutazione delle prove, ma è necessario dimostrare una chiara violazione di legge da parte del giudice precedente. Analizziamo nel dettaglio la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso: Denaro Sospetto e una Difesa Complessa

Il caso ha origine dal sequestro di una somma di 25.615,00 euro, rinvenuta in parte nell’abitazione di un indagato per reati legati agli stupefacenti e in parte nella borsa da palestra trovata presso l’abitazione della sua ex compagna. Il Tribunale del Riesame aveva confermato il sequestro, disposto ai sensi dell’art. 240-bis del codice penale, la cosiddetta confisca allargata.

La difesa dell’indagato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse travisato le prove fornite. Secondo la tesi difensiva, il denaro non era frutto di attività illecite, ma proveniva legittimamente da alcune compravendite immobiliari effettuate dalla madre dell’indagato tra il 2002 e il 2010. A sostegno di questa tesi, erano stati depositati documenti relativi a tali operazioni. La difesa lamentava, inoltre, una valutazione errata della sproporzione tra il reddito dell’indagato e il denaro sequestrato.

La Decisione della Corte e la Motivazione sulla confisca allargata

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il punto centrale della decisione è la distinzione fondamentale tra una ‘violazione di legge’ – unico motivo per cui si può ricorrere in Cassazione contro provvedimenti di sequestro – e una critica alla motivazione del giudice di merito.

I giudici supremi hanno ribadito un principio consolidato: il ricorso per cassazione è ammesso solo se la motivazione del provvedimento impugnato è totalmente assente, palesemente illogica o contraddittoria. Non è sufficiente che la difesa proponga una lettura alternativa delle prove, se la valutazione del giudice precedente è coerente e logicamente argomentata.

Le Motivazioni della Sentenza

Nel dettaglio, la Corte ha smontato le argomentazioni difensive, evidenziando come la motivazione del Tribunale del Riesame fosse tutt’altro che carente. I giudici di merito avevano infatti rilevato diverse incongruenze nella versione della difesa:

1. Incongruità temporale: Era stato ritenuto ‘poco credibile’ che i proventi di vendite immobiliari risalenti a oltre un decennio prima (2002-2010) fossero conservati in contanti in casa, a distanza di tanti anni e senza che risultassero versamenti bancari.
2. Modalità di pagamento: I documenti prodotti mostravano che i pagamenti per quelle compravendite erano avvenuti tramite assegni e bonifici, non in contanti, smentendo l’idea di una grande disponibilità di denaro liquido.
3. Dichiarazioni contraddittorie: La stessa madre dell’indagato, al momento del controllo, aveva dichiarato agli agenti che il denaro apparteneva al figlio, contraddicendo la tesi della provenienza immobiliare.
4. Sproporzione reddituale: Il Tribunale aveva correttamente evidenziato la forte sproporzione tra i redditi da lavoro dipendente dell’indagato (poco più di 5.000 euro in quattro mesi) e l’ingente somma sequestrata.

In sostanza, il Tribunale aveva fornito una motivazione logica e articolata per ritenere che la provenienza lecita del denaro non fosse stata adeguatamente dimostrata, giustificando così il mantenimento del sequestro preventivo in vista della confisca allargata.

Conclusioni: I Limiti del Ricorso contro il Sequestro Preventivo

Questa sentenza è un monito importante: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. L’obiettivo dell’impugnazione deve essere quello di evidenziare un errore nell’applicazione della legge o un vizio logico talmente grave da rendere la motivazione incomprensibile o inesistente. Contestare la plausibilità di una ricostruzione fattuale, quando questa è supportata da argomenti coerenti, si traduce in una richiesta di nuova valutazione del merito, inammissibile in sede di legittimità. Per la difesa, è cruciale quindi non solo fornire prove a sostegno della propria tesi, ma anche dimostrare, in un eventuale ricorso, che il giudice precedente ha ignorato tali prove o le ha interpretate in modo manifestamente illogico, configurando così una vera e propria violazione di legge.

Quando è possibile fare ricorso in Cassazione contro un sequestro preventivo?
Il ricorso per cassazione contro ordinanze emesse in materia di sequestro preventivo è ammesso solo per ‘violazione di legge’. Ciò include non solo l’errata applicazione di una norma, ma anche i vizi della motivazione così radicali da renderla mancante, apparente o manifestamente illogica, ma non per contestare la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito.

Perché in questo caso la giustificazione sulla provenienza del denaro non è stata ritenuta credibile?
La giustificazione non è stata accettata perché il Tribunale ha ritenuto poco credibile che denaro proveniente da compravendite immobiliari avvenute tra il 2002 e il 2010 fosse ancora conservato in contanti. Inoltre, i pagamenti di quelle vendite risultavano effettuati con assegni e bonifici, e la stessa madre dell’indagato aveva inizialmente dichiarato che il denaro era del figlio.

Cosa si intende per sequestro finalizzato alla ‘confisca allargata’?
È un sequestro preventivo applicato ai beni di un indagato per specifici reati (come quelli legati agli stupefacenti) quando tali beni hanno un valore sproporzionato rispetto al suo reddito e non ne può giustificare la lecita provenienza. Il sequestro serve a ‘bloccare’ i beni in attesa della possibile confisca definitiva in caso di condanna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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