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Confisca allargata: beni non restituiti dopo prescrizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva la restituzione di beni sequestrati. La Corte ha chiarito che, in caso di sequestro finalizzato alla confisca allargata per sproporzione (art. 240 bis c.p.), la prescrizione di alcuni dei reati presupposto non determina la restituzione dei beni, se persistono altre accuse e se il vincolo cautelare è giustificato dalla sproporzione tra il patrimonio dell’imputato e il suo reddito dichiarato.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Allargata: Niente Restituzione dei Beni Anche con Reati Prescritti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26045/2025, ha affrontato un’importante questione relativa alla confisca allargata e al suo rapporto con la prescrizione dei reati. La decisione chiarisce che il vincolo su beni sequestrati per sproporzione non viene meno automaticamente se alcuni dei reati presupposto si estinguono per il decorso del tempo, specialmente quando l’imputato è ancora sotto processo per altri gravi delitti. Questa pronuncia ribadisce la natura peculiare e la forza dello strumento della confisca per sproporzione nel contrasto alla criminalità economica.

I Fatti del Caso: Sequestro e Istanza di Restituzione

Il caso trae origine da un provvedimento di sequestro preventivo disposto nei confronti di un soggetto, imputato per diversi reati tra cui estorsione, usura e trasferimento fraudolento di valori. Successivamente, il Giudice per l’udienza preliminare dichiarava estinti per prescrizione alcuni dei reati contestati, specificamente quelli legati al trasferimento fraudolento di beni (art. 512 bis c.p.).

Forte di questa pronuncia, l’imputato presentava un’istanza per ottenere la restituzione dei beni sequestrati in relazione ai reati prescritti. Tuttavia, sia il Giudice per le indagini preliminari prima, sia il Tribunale del riesame poi, rigettavano la richiesta. Il Tribunale, in particolare, sosteneva che il sequestro fosse stato disposto a titolo di confisca allargata (o per sproporzione) ai sensi dell’art. 240 bis c.p., una misura che si fonda sulla sproporzione tra il patrimonio dell’imputato e il suo reddito dichiarato e che rimane valida finché persistono le accuse per gli altri gravi reati (nel caso di specie, estorsione e usura).

L’imputato ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e sostenendo che la confisca allargata non potesse giustificare il mantenimento del sequestro sui beni relativi a reati ormai estinti.

La Decisione della Cassazione e la Confisca Allargata

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo generico e manifestamente infondato. I giudici hanno confermato in toto la linea del Tribunale del riesame, sottolineando come l’appellante si fosse limitato a riproporre le stesse censure già respinte, senza confrontarsi adeguatamente con la motivazione del provvedimento impugnato.

Il punto centrale della decisione risiede nella corretta interpretazione della natura e della funzione della confisca allargata. La Corte ha spiegato che questo strumento non è legato al singolo reato, ma alla pericolosità sociale del soggetto, desunta dalla commissione di specifici delitti-spia e dalla conclamata sproporzione tra il suo tenore di vita e i redditi leciti. Di conseguenza, il sequestro preventivo ad essa finalizzato non perde efficacia solo perché una parte delle accuse è caduta per prescrizione.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si articolano su due binari principali. In primo luogo, il ricorso è stato giudicato assorbente e inammissibile a livello procedurale, poiché sollevava questioni che non erano state nemmeno presentate al giudice di primo grado, essendo la declaratoria di prescrizione intervenuta dopo il deposito dell’istanza di restituzione originaria.

Nel merito, la Corte ha spiegato che il Tribunale del riesame aveva correttamente agito. Il sequestro era stato disposto non solo per i reati poi prescritti, ma anche in relazione alle altre gravi imputazioni di estorsione e usura, reati che rientrano a pieno titolo nel catalogo di quelli che consentono l’applicazione della confisca allargata. La misura cautelare, quindi, manteneva la sua piena legittimità, essendo finalizzata a colpire un patrimonio (denaro, immobili, attività commerciali) ritenuto di provenienza illecita e sproporzionato rispetto alle capacità economiche lecite dell’imputato.

La Corte ha inoltre definito “del tutto inconferente” il richiamo fatto dalla difesa alla sentenza delle Sezioni Unite n. 40487/2019 (Bellucci). Quel precedente, infatti, riguarda un tema diverso: la distinzione tra la confisca obbligatoria di beni intrinsecamente pericolosi (art. 240, co. 2, c.p.) e quella prevista da leggi speciali. Il caso in esame, invece, verteva specificamente sull’art. 240 bis c.p., una norma autonoma con presupposti e finalità proprie.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza consolida un principio fondamentale nel sistema di contrasto ai patrimoni illeciti: la confisca allargata è uno strumento duttile e pervasivo, la cui efficacia non è minata da eventi processuali parziali come la prescrizione di alcuni dei reati contestati. Finché l’imputato rimane sotto processo per almeno uno dei gravi delitti-presupposto previsti dalla norma e persiste la sproporzione patrimoniale ingiustificata, il vincolo sui beni rimane saldo. Questa decisione conferma che l’obiettivo della misura non è punire il singolo reato, ma rimuovere dal circuito economico le ricchezze accumulate illecitamente, neutralizzando la pericolosità sociale del soggetto.

La prescrizione di un reato obbliga alla restituzione dei beni sequestrati?
No, non necessariamente. Se il sequestro è finalizzato alla confisca allargata (art. 240 bis c.p.) e l’imputato è ancora accusato di altri reati che giustificano tale misura, la prescrizione di un solo capo d’imputazione non comporta l’automatica restituzione dei beni.

Che cos’è e come funziona la confisca allargata?
È una misura di sicurezza patrimoniale che si applica a persone imputate o condannate per reati di particolare gravità (come estorsione o usura). Essa consente allo Stato di confiscare tutti i beni di cui la persona dispone, direttamente o indirettamente, se il loro valore è sproporzionato rispetto al reddito dichiarato e se non se ne può giustificare la legittima provenienza.

Perché il richiamo a una precedente sentenza delle Sezioni Unite è stato ritenuto non pertinente dalla Corte?
Perché la sentenza citata dalla difesa (Sezioni Unite n. 40487/2019) trattava un argomento diverso, ossia la distinzione tra la confisca obbligatoria di beni intrinsecamente pericolosi e quella prevista da norme speciali. Il caso di specie, invece, riguardava la specifica disciplina della confisca allargata per sproporzione, regolata dall’art. 240 bis c.p., che ha presupposti e una logica applicativa differenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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