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Confisca allargata: annullato sequestro per motivazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo finalizzato alla confisca allargata, disposto sui beni della moglie di un indagato. La Suprema Corte ha ritenuto la motivazione del provvedimento meramente apparente e viziata da un’inversione dell’onere della prova. È stato ribadito che spetta all’accusa dimostrare, con elementi concreti, l’intestazione fittizia dei beni a terzi e non è sufficiente basarsi sulla sproporzione reddituale del terzo o sul rapporto di parentela con l’indagato. Inoltre, mancava una motivazione adeguata sulla proporzionalità della misura e sul periculum in mora, ovvero il rischio concreto di dispersione dei beni.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca allargata: la Cassazione fissa paletti sulla prova dell’intestazione fittizia

La confisca allargata è uno strumento potente nel contrasto alla criminalità, ma il suo utilizzo deve rispettare rigorosi principi di garanzia, specialmente quando coinvolge beni di terzi. Con la recente sentenza n. 30633/2024, la Corte di Cassazione ha annullato un sequestro preventivo, ribadendo che la motivazione del provvedimento non può essere apparente e che l’onere di provare l’intestazione fittizia dei beni grava interamente sull’accusa, senza scorciatoie presuntive.

I fatti di causa

Il caso trae origine da un’indagine per il reato di ricettazione a carico di un uomo. Nel corso del procedimento, il Tribunale disponeva un sequestro preventivo finalizzato alla confisca ex art. 240-bis c.p. (la cosiddetta confisca allargata) non solo sui beni dell’indagato, ma anche su beni mobili, immobili e quote societarie appartenenti esclusivamente alla moglie, estranea al reato contestato al marito.
Il Tribunale del riesame confermava il sequestro, ritenendo che i beni fossero fittiziamente intestati alla donna. Contro questa decisione, la signora proponeva ricorso in Cassazione, lamentando la violazione di legge e un vizio radicale nella motivazione del provvedimento.

L’onere della prova nella confisca allargata a terzi

Il cuore della decisione della Suprema Corte risiede nella critica al ragionamento seguito dal Tribunale. Quest’ultimo aveva dedotto l’intestazione fittizia basandosi su due elementi: il rapporto di parentela tra la ricorrente e l’indagato e la sproporzione tra il valore dei beni a lei intestati e i suoi redditi dichiarati.

La Cassazione ha definito questo ragionamento un’inversione dell’onere probatorio e un’argomentazione circolare. Il principio cardine è chiaro: l’accusa ha il dovere di dimostrare, con elementi fattuali gravi, precisi e concordanti, che l’intestatario formale del bene è solo un prestanome. La sproporzione reddituale del terzo può essere un indizio, ma non può, da sola, costituire la prova dell’appartenenza di fatto del bene all’indagato.

Il Tribunale, invece, ha errato nel sovrapporre due accertamenti che devono rimanere distinti:
1. Prima si prova l’intestazione fittizia: l’accusa deve portare elementi concreti che dimostrino la discrasia tra titolarità formale e disponibilità effettiva del bene.
2. Poi si valuta la sproporzione: solo una volta accertato che il bene è di fatto dell’indagato, si può procedere a verificare la sproporzione tra il suo valore e i redditi di quest’ultimo per giustificare la confisca.

La mancanza di motivazione sul periculum e la proporzionalità

La Corte ha riscontrato altre due gravi lacune nella motivazione dell’ordinanza impugnata.

In primo luogo, mancava una valutazione sulla proporzionalità. La confisca allargata, pur non richiedendo un nesso diretto tra il bene e il reato, esige che vi sia una ragionevole congruenza tra la capacità del reato-spia di produrre redditi illeciti e il valore del patrimonio da aggredire. Nel caso di specie, il Tribunale non aveva spiegato come il reato contestato (ricettazione di un ciclomotore) potesse giustificare un sequestro patrimoniale di tale entità.

In secondo luogo, la motivazione era totalmente assente riguardo al periculum in mora. Qualsiasi sequestro preventivo, anche quello finalizzato alla confisca, deve giustificare l’urgenza della misura. È necessario spiegare perché sia indispensabile anticipare l’apprensione dei beni rispetto alla sentenza definitiva, illustrando il pericolo concreto che essi possano essere dispersi o occultati.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte di Cassazione si fondano sulla necessità di tutelare il diritto di proprietà e le garanzie procedurali, specialmente nei confronti di terzi estranei al reato. La Corte ha stabilito che una motivazione è ‘apparente’ quando, pur essendo graficamente presente, è affetta da vizi così radicali da non rendere comprensibile il percorso logico seguito dal giudice. Nel caso specifico, basare la prova dell’intestazione fittizia sulla sola sproporzione reddituale del terzo intestatario costituisce un ragionamento fallace e circolare che viola il principio dell’onere della prova a carico dell’accusa. Inoltre, la Corte ha ribadito che anche il sequestro finalizzato alla confisca allargata deve contenere una motivazione specifica e non generica sul periculum in mora e sul principio di proporzionalità tra il reato presupposto e il patrimonio sequestrato.

Le conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha annullato l’ordinanza con rinvio al Tribunale di Salerno per un nuovo giudizio. Quest’ultimo dovrà attenersi ai principi enunciati: verificare in primis, con prove concrete, l’eventuale intestazione fittizia; solo dopo, valutare la sproporzione reddituale; e, infine, motivare adeguatamente sia sulla proporzionalità della misura che sulla sussistenza del periculum in mora. La sentenza rappresenta un importante monito a non applicare in modo automatico e presuntivo uno strumento incisivo come la confisca allargata, riaffermando la centralità di una motivazione rigorosa e puntuale a garanzia dei diritti dei cittadini.

In un caso di confisca allargata, chi deve provare che i beni intestati a un terzo appartengono in realtà all’indagato?
L’onere della prova grava interamente sull’accusa. Secondo la sentenza, non è sufficiente una presunzione basata sul rapporto di parentela o sulla sproporzione dei redditi del terzo. L’accusa deve fornire elementi fattuali gravi, precisi e concordanti che dimostrino concretamente la discrasia tra l’intestazione formale e la disponibilità effettiva del bene in capo all’indagato.

La mancanza di redditi leciti da parte del terzo intestatario è sufficiente per sequestrare i suoi beni?
No. La sentenza chiarisce che la circostanza che il terzo non sia titolare di redditi idonei a giustificare l’acquisto del bene può essere un indizio di un accumulo di ricchezza illecita a suo carico, ma non implica automaticamente che si tratti di un’intestazione fittizia a favore dell’indagato. È un elemento da valutare insieme ad altre prove concrete.

Un sequestro preventivo finalizzato alla confisca allargata deve sempre motivare l’urgenza?
Sì. La Corte di Cassazione ha ribadito che ogni provvedimento di sequestro preventivo, inclusi quelli finalizzati alla confisca allargata, deve contenere una concisa motivazione sul ‘periculum in mora’. Il giudice deve spiegare le ragioni specifiche che rendono necessaria l’anticipazione dell’effetto ablativo, ovvero il rischio concreto che i beni possano essere dispersi prima della fine del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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