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Confisca allargata: annullata per motivazione illogica

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza limitatamente alla confisca allargata di quasi 100.000 euro. Il motivo risiede nella motivazione illogica della corte di merito, che ha erroneamente collegato la somma di denaro al reato specifico di usura invece di dimostrare la sua sproporzione rispetto al reddito dell’imputata, come richiesto dalla legge per questo tipo di misura. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio sul punto.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Allargata: la Cassazione Chiarisce i Limiti della Motivazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato i principi fondamentali che regolano la confisca allargata, annullando una decisione della Corte d’Appello per manifesta illogicità della motivazione. Questo caso offre un’importante lezione su come deve essere applicata questa potente misura patrimoniale, distinguendola nettamente dalla confisca del profitto diretto del reato. Analizziamo i dettagli della vicenda per comprendere le ragioni dietro la decisione dei giudici supremi.

Il Contesto: Accusa di Usura e Confisca di Denaro

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna per tre reati di usura continuata. In appello, le parti avevano raggiunto un accordo sulla pena detentiva, che veniva ridotta e sostituita con lavori di pubblica utilità. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva confermato la confisca di una cospicua somma di denaro, quasi 100.000 euro, trovata in contanti nell’abitazione dell’imputata.

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione proprio contro quest’ultimo punto, sostenendo che la motivazione della Corte territoriale fosse contraddittoria e illogica. In particolare, si lamentava che il giudice non avesse considerato le prove che dimostravano l’origine lecita di quel denaro, frutto di risparmi accumulati nel tempo da attività lavorative e locazioni immobiliari familiari.

La Natura Giuridica della Confisca Allargata

Il cuore della questione risiede nella corretta interpretazione dell’art. 240-bis del codice penale, che disciplina la cosiddetta confisca allargata o per sproporzione. A differenza della confisca ordinaria, che colpisce il profitto diretto di un reato, quella allargata si applica a specifici delitti (tra cui l’usura) e ha un funzionamento diverso.

Essa si fonda su tre presupposti:
1. Una condanna per uno dei reati previsti dalla norma.
2. La titolarità o disponibilità di beni di valore sproporzionato rispetto al reddito dichiarato o all’attività economica svolta.
3. L’incapacità del condannato di giustificarne la legittima provenienza.

In sostanza, la legge presume che tali beni sproporzionati derivino da altre attività illecite, anche se non accertate giudizialmente. È una presunzione relativa, che il condannato può superare fornendo prove adeguate.

La Decisione della Cassazione: Analisi delle Motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata limitatamente alla confisca e disponendo un nuovo giudizio. Le motivazioni della decisione sono cruciali per capire gli errori commessi dalla Corte d’Appello.

Errore nell’Inquadramento Giuridico

Il primo errore rilevato è stato quello di confondere la confisca allargata con la confisca del profitto del reato. La Corte d’Appello, infatti, aveva motivato la decisione affermando che il denaro contante fosse “pronto per l’uso” per l’attività di usura. Questo ragionamento, secondo la Cassazione, è tipico della confisca del profitto diretto, ma è errato nel contesto dell’art. 240-bis c.p., che invece si basa unicamente sulla sproporzione patrimoniale, a prescindere da un collegamento diretto con il reato per cui si è stati condannati.

Illogicità e Valutazione delle Prove

La motivazione è stata giudicata illogica anche per aver ignorato le prove fornite dalla difesa. La Corte d’Appello aveva respinto l’ipotesi dei “risparmi autogestiti” (il denaro “sotto la mattonella”) come inverosimile, senza però confrontarsi adeguatamente con le perizie e i documenti che attestavano una capacità di risparmio della famiglia a partire da anni precedenti al periodo del reato contestato. La Cassazione ha sottolineato che il giudice di merito non può liquidare le tesi difensive in modo apodittico, ma deve analizzarle e spiegare perché le ritiene infondate.

Violazione del Criterio di “Ragionevolezza Temporale”

Infine, la Corte Suprema ha richiamato la necessità di rispettare un criterio di “ragionevolezza temporale”. Questo significa che deve esistere un collegamento cronologico tra l’attività delittuosa per cui è avvenuta la condanna e il momento in cui i beni sproporzionati sono entrati nel patrimonio del soggetto. Limitare l’analisi patrimoniale solo al triennio dei reati contestati (2017-2020), ignorando il periodo precedente (dal 2014) analizzato dal perito, ha impedito una corretta valutazione della proporzionalità dei beni.

Conclusioni: Cosa Insegna Questa Sentenza sulla Confisca Allargata

Questa sentenza ribadisce che la confisca allargata è uno strumento potente ma che deve essere maneggiato con rigore. La motivazione del giudice non può essere superficiale o basarsi su presunzioni errate. È necessario che il provvedimento dimostri in modo chiaro e logico la sproporzione tra il patrimonio e i redditi leciti, valutando tutte le prove disponibili e rispettando un orizzonte temporale ragionevole. Un’applicazione non corretta di questo istituto rischia di trasformarlo in una sanzione ingiusta, anziché in un efficace strumento di contrasto alla criminalità.

È possibile impugnare una confisca se la pena principale è stata concordata in appello?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che, anche in caso di accordo sulla pena in appello (art. 599-bis c.p.p.), le misure di sicurezza patrimoniali come la confisca, se non hanno formato oggetto specifico dell’accordo, possono essere autonomamente impugnate per vizio di motivazione.

Qual è la differenza tra confisca del profitto del reato e confisca allargata?
La confisca del profitto del reato colpisce i beni che costituiscono il guadagno diretto dell’attività illecita contestata. La confisca allargata (o per sproporzione), invece, colpisce tutti i beni di valore sproporzionato rispetto al reddito del condannato di cui egli non possa giustificare la provenienza lecita, presumendo che derivino da altre attività criminali non accertate.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto illogica la motivazione della Corte d’Appello?
La motivazione è stata ritenuta illogica principalmente perché ha confuso i presupposti della confisca allargata con quelli della confisca del profitto, ha liquidato le prove della difesa senza un’analisi approfondita, ha ignorato il principio di ragionevolezza temporale limitando l’indagine patrimoniale e ha redatto tabelle contabili di difficile comprensione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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