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Confisca allargata: annullata per motivazione carente

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per riciclaggio a carico di una donna, ritenendo provata la sua consapevolezza dell’origine illecita dei fondi del marito. Tuttavia, ha annullato la confisca allargata di un immobile, rilevando un vizio di motivazione della corte d’appello sulla sproporzione tra il bene e i redditi leciti. La causa è stata rinviata per un nuovo giudizio su questo specifico punto. Il ricorso del coimputato per reati fiscali è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Allargata: La Cassazione Annulla per Vizio di Motivazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta temi cruciali in materia di riciclaggio e misure patrimoniali, in particolare la confisca allargata. Il caso riguarda una donna condannata per aver riciclato i proventi illeciti derivanti dai reati fiscali del marito. Mentre la condanna per il reato è stata confermata, la Suprema Corte ha annullato la confisca di un immobile, evidenziando la necessità di una motivazione rigorosa e non meramente assertiva da parte dei giudici di merito.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un complesso meccanismo di frode fiscale che vedeva coinvolto il marito della ricorrente, beneficiario di ingenti risparmi d’imposta ottenuti tramite l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. I proventi di tale attività illecita venivano successivamente investiti dalla moglie. In particolare, le contestazioni di riciclaggio riguardavano l’impiego di una parte di questi fondi per la sottoscrizione di due polizze assicurative e per l’acquisto di un immobile in Spagna.

La difesa della donna si basava sulla sua presunta totale inconsapevolezza riguardo agli affari illeciti del coniuge, sostenendo la mancanza dell’elemento soggettivo del reato di riciclaggio (il dolo). In appello, la condanna veniva confermata, e veniva disposta anche una confisca allargata su un immobile, ritenuto sproporzionato rispetto ai redditi leciti.

La Decisione della Cassazione e la Confisca Allargata

La Suprema Corte ha esaminato i diversi motivi del ricorso, giungendo a conclusioni differenti per la condanna penale e per la misura patrimoniale.

La Condanna per Riciclaggio: Confermata la Consapevolezza

Il primo punto affrontato riguarda la responsabilità penale per il reato di riciclaggio. La Corte ha ritenuto infondata la tesi difensiva dell’assenza di dolo. Secondo i giudici, la consapevolezza della provenienza illecita del denaro era stata correttamente desunta da una serie di elementi convergenti:

* La ricorrente era una persona istruita e professionalmente qualificata (avvocato), non una sprovveduta.
* Era direttamente coinvolta negli affari immobiliari della coppia.
* Le operazioni finanziarie erano di importo rilevante e anomale rispetto alla gestione ordinaria del patrimonio familiare.
* Le intercettazioni telefoniche rivelavano una piena trasparenza tra i coniugi sulla natura delle entrate e delle uscite, nonché una comune condivisione della natura illecita delle vicende.

Per questi motivi, la condanna per riciclaggio è stata ritenuta immune da vizi e quindi confermata.

La Confisca Allargata: Annullamento con Rinvio

Il cuore della sentenza risiede nella decisione sulla confisca allargata dell’immobile acquistato in Spagna. Su questo punto, la Cassazione ha accolto il ricorso della difesa, annullando la sentenza con rinvio ad altra sezione della Corte d’Appello. Il motivo è un grave vizio di motivazione. La corte territoriale, infatti, si era limitata ad affermazioni generiche e assertive, senza condurre un’analisi approfondita sulla sproporzione tra il valore del bene e i redditi leciti della coppia. La difesa aveva prodotto documentazione relativa a fonti di reddito lecite (affitti per circa 180mila euro e donazioni dal suocero per 130mila euro), ma la Corte d’Appello le aveva liquidate sbrigativamente. Inoltre, i giudici di legittimità hanno censurato la mancata applicazione dei principi stabiliti dalle Sezioni Unite (sentenza Rizzi), che impongono un’analisi rigorosa della capacità economica del soggetto in un determinato arco temporale per giustificare la legittima provenienza dei beni.

Altri Aspetti: La Confisca del Conto Cointestato

La sentenza chiarisce anche un altro punto importante: la legittimità della confisca per equivalente sull’intero saldo di un conto corrente cointestato. La Corte ha ribadito che, ai fini penali, non si applica la presunzione civilistica di proprietà al 50%. Ciò che conta è la “disponibilità” del bene da parte del condannato. Se quest’ultimo ha la facoltà di disporre dell’intera somma, l’intero importo è aggredibile, salvo che il cointestatario non fornisca la prova rigorosa della sua titolarità esclusiva su una parte dei fondi.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione distingue nettamente il piano della responsabilità penale da quello delle misure di sicurezza patrimoniali. Per la condanna è sufficiente provare, oltre ogni ragionevole dubbio, che l’imputato ha agito con la consapevolezza della provenienza illecita del denaro. Per la confisca allargata, invece, è necessario un accertamento autonomo e specifico. Il giudice non può limitarsi a collegare genericamente il bene al reato, ma deve svolgere un’indagine analitica sulla sproporzione, valutando concretamente le fonti di reddito lecite addotte dalla difesa. La motivazione deve essere puntuale e non può ridursi a una clausola di stile. L’annullamento con rinvio impone alla Corte d’Appello di riesaminare il punto, applicando correttamente i principi di diritto e fornendo una giustificazione adeguata e completa della sua decisione.

Le Conclusioni

Questa pronuncia rafforza un principio fondamentale dello stato di diritto: le misure che incidono sul patrimonio di un individuo, come la confisca allargata, richiedono un onere probatorio e motivazionale particolarmente stringente. Non basta una condanna per giustificare automaticamente l’ablazione di beni. È necessario che il giudice dimostri, con argomentazioni logiche e basate sulle prove, il presupposto della sproporzione e l’incapacità del condannato di giustificarne la provenienza lecita. La sentenza rappresenta un importante monito per i giudici di merito a non trattare le misure patrimoniali come un mero corollario della condanna, ma come un istituto che necessita di un autonomo e rigoroso scrutinio.

Perché la condanna per riciclaggio è stata confermata?
La Corte di Cassazione ha ritenuto che i giudici di merito avessero correttamente dimostrato la consapevolezza (dolo) della ricorrente riguardo alla provenienza illecita del denaro, sulla base di una pluralità di indici convergenti, come la sua istruzione, il coinvolgimento negli affari di famiglia e il contenuto delle intercettazioni.

Perché la confisca allargata dell’immobile è stata annullata?
La confisca è stata annullata perché la motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata carente e assertiva. I giudici non hanno analizzato in modo approfondito la presunta sproporzione tra il valore del bene e i redditi leciti, né hanno adeguatamente considerato le giustificazioni fornite dalla difesa, violando i principi stabiliti dalla giurisprudenza di legittimità.

È possibile confiscare l’intero importo di un conto cointestato se solo uno dei titolari è condannato per un reato fiscale?
Sì, secondo la sentenza, ai fini della confisca per equivalente è possibile aggredire l’intera somma giacente su un conto cointestato. Ciò che rileva non è la titolarità formale, ma la piena disponibilità delle somme da parte del condannato. Spetta al cointestatario estraneo al reato dimostrare di essere l’esclusivo proprietario di una parte dei fondi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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