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Confisca al terzo: i diritti e le tutele processuali

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8011/2024, ha rigettato il ricorso di una terza interessata contro la confisca di suoi beni personali, avvenuta nell’ambito del procedimento penale a carico del marito. La Corte ha stabilito che la mancata citazione del terzo nel giudizio principale costituisce una mera irregolarità. L’onere di dimostrare la legittima provenienza dei beni grava sul terzo, che deve agire nelle sedi opportune, come il giudizio cautelare o la fase esecutiva. Poiché la ricorrente non aveva fornito tale prova, la decisione di procedere con la **confisca al terzo** è stata confermata.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca al terzo: quali tutele per il proprietario estraneo al reato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8011 del 2024, affronta il delicato tema della confisca al terzo, ovvero la sottrazione di beni intestati a una persona estranea al procedimento penale. La pronuncia chiarisce quali sono gli strumenti a disposizione del terzo per difendere i propri diritti e su chi grava l’onere di dimostrare la legittima provenienza dei beni. Analizziamo insieme questo caso per capire i principi affermati dai giudici.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un sequestro preventivo disposto nel 2016 dal Tribunale di Milano sui beni di un uomo indagato. Tra i beni sequestrati figuravano anche un immobile e un’imbarcazione di proprietà esclusiva della moglie, estranea alle accuse. Nel 2023, il marito viene condannato, ma la sentenza non si pronuncia sulla sorte dei beni sequestrati.

Su istanza della difesa della moglie, che chiedeva la restituzione, il Tribunale, attraverso una procedura di correzione di errore materiale, dispone invece la confisca di tutti i beni, inclusi quelli della donna. Quest’ultima propone appello al Tribunale del Riesame, che accoglie solo parzialmente l’istanza, confermando la confisca dell’immobile e dell’imbarcazione. Contro questa decisione, la donna ricorre in Cassazione.

I motivi del ricorso: violazione del diritto di difesa?

La difesa della ricorrente ha sollevato diverse questioni procedurali. In primo luogo, ha lamentato che la donna non era mai stata citata nel processo principale a carico del marito (il cosiddetto giudizio di cognizione), vedendosi così privata della possibilità di difendersi adeguatamente. Inoltre, ha contestato l’uso della procedura di correzione di errore materiale per disporre la confisca, sostenendo che tale strumento avesse introdotto una modifica sostanziale alla sentenza originaria. Infine, ha evidenziato la mancanza di prove sulla sua incapacità reddituale e sull’intestazione fittizia dei beni.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sulla confisca al terzo

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettando tutte le doglianze della ricorrente. Gli Ermellini hanno chiarito diversi punti fondamentali in materia di confisca al terzo.

La mancata citazione del terzo è solo un’irregolarità

Richiamando un orientamento consolidato, la Corte ha affermato che l’eventuale mancata citazione del terzo interessato nel giudizio di cognizione non determina la nullità del provvedimento di confisca, ma costituisce una mera irregolarità. Il sistema processuale, infatti, offre al terzo altri strumenti per tutelare i propri diritti. Non essendo una “parte processuale” in senso stretto, il terzo non gode delle stesse garanzie previste per l’imputato.

Gli strumenti di tutela a disposizione del terzo

La Cassazione ha ribadito che il terzo proprietario non è privo di tutele. Egli può:

1. Agire nel giudizio cautelare: Prima che la confisca diventi definitiva, il terzo può intervenire nel procedimento relativo al sequestro per dimostrare la legittimità del suo acquisto.
2. Rivolgersi al giudice dell’esecuzione: Una volta che la sentenza è diventata definitiva, il terzo può presentare un’istanza al giudice dell’esecuzione per chiedere la revoca della confisca, provando il suo buon diritto. In questa fase, il giudice dispone di ampi poteri istruttori per compiere gli accertamenti necessari.

Nel caso specifico, la Corte ha sottolineato che la ricorrente aveva già attivato la tutela cautelare nel 2016, ma il suo ricorso era stato respinto perché non aveva fornito alcuna prova a sostegno delle sue ragioni. Non aveva documentato la sua capacità reddituale, l’origine delle somme usate per l’acquisto, né prodotto contratti di mutuo o altri elementi utili a dimostrare la sua autonomia finanziaria rispetto al marito.

L’onere della prova a carico del terzo

Il punto cruciale della decisione risiede nell’onere della prova. È il terzo che deve dimostrare concretamente la provenienza lecita dei beni e la propria capacità economica al momento dell’acquisto. Limitarsi a sollevare vizi procedurali, senza introdurre elementi di novità e senza contestare nel merito le valutazioni già fatte in sede cautelare, non è sufficiente. Poiché il ricorso si concentrava su aspetti formali, ritenuti irrilevanti dalla Corte, e non apportava nuove prove, è stato giudicato manifestamente infondato.

Conclusioni

La sentenza n. 8011/2024 ribadisce un principio fondamentale: chi afferma di essere un terzo proprietario estraneo ai reati commessi da altri deve assumere un ruolo attivo per difendere i propri beni. Non basta lamentare vizi procedurali, ma è necessario fornire prove concrete e documentate della propria capacità economica e della provenienza lecita dei beni. La mancata partecipazione al processo principale non vanifica le possibilità di difesa, che possono e devono essere esercitate nelle sedi appropriate, come la fase cautelare e quella esecutiva. In assenza di tale prova, la confisca al terzo rimane un provvedimento legittimo per colpire i patrimoni di origine illecita, anche se formalmente intestati a soggetti incensurati.

La mancata citazione del terzo proprietario nel processo penale rende nulla la confisca dei suoi beni?
No, secondo la Corte di Cassazione, si tratta di una mera irregolarità procedurale. Il sistema prevede altre sedi, come il giudizio cautelare e la fase esecutiva, in cui il terzo può far valere i propri diritti.

Quali tutele ha il terzo a cui vengono sequestrati o confiscati i beni?
Il terzo può intervenire nel procedimento cautelare (prima che la confisca sia definitiva) oppure, in un momento successivo, può rivolgersi al giudice dell’esecuzione per chiedere la revoca della misura, dimostrando la legittima provenienza dei beni.

Su chi ricade l’onere di provare la legittima provenienza dei beni intestati al terzo?
L’onere della prova ricade interamente sul terzo interessato. È lui che deve dimostrare, con documenti e prove concrete, di avere avuto la capacità reddituale per acquistare i beni e che questi non sono in alcun modo riconducibili alle attività illecite dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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