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Condotte riparatorie: quando estinguono il reato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 640/2024, ha chiarito i limiti di applicabilità delle condotte riparatorie come causa di estinzione del reato. Nel caso di un tentato furto in un supermercato, i giudici hanno stabilito che la mera restituzione della merce sottratta non è sufficiente. Per l’estinzione del reato è necessario un comportamento spontaneo che vada oltre la semplice restituzione, incrementando la sfera patrimoniale della persona offesa. La sentenza ha inoltre confermato la legittimità della querela presentata dal responsabile del supermercato, anche in assenza di una procura specifica del proprietario.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Condotte Riparatorie: La Restituzione della Refurtiva Basta per Estinguere il Reato?

L’istituto delle condotte riparatorie, introdotto dall’art. 162 ter del codice penale, rappresenta uno strumento deflattivo del processo penale, consentendo l’estinzione del reato a fronte di un risarcimento integrale del danno. Ma quali sono i confini di applicazione di questa norma? La semplice restituzione di quanto sottratto è sufficiente? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 640 del 2024, offre un’importante chiave di lettura, delineando i requisiti necessari affinché la riparazione del danno possa effettivamente produrre l’effetto estintivo.

I Fatti del Caso: un Tentato Furto al Supermercato

Il caso esaminato dalla Suprema Corte trae origine da un episodio avvenuto in un ipermercato. Due donne venivano accusate di tentato furto aggravato per aver prelevato dagli scaffali prodotti alimentari e non, per un valore di circa 127 euro, occultandoli nelle proprie borse. Giunte alle casse, pagavano solo una piccola parte della merce, ma venivano fermate subito dopo dal personale di vigilanza che aveva monitorato i loro movimenti.

Il Percorso Giudiziario e i Motivi del Ricorso

Condannate sia in primo grado che in appello, le due imputate ricorrevano in Cassazione sollevando diverse questioni procedurali e di merito. I motivi principali del ricorso erano due:

1. La validità della querela: Secondo la difesa, la querela era stata presentata da un soggetto, il responsabile del punto vendita, privo dei poteri di rappresentanza legale della società proprietaria dell’ipermercato e di una procura speciale.
2. L’applicazione delle condotte riparatorie: Le ricorrenti sostenevano di aver diritto all’estinzione del reato ai sensi dell’art. 162 ter c.p., avendo restituito la merce immediatamente dopo essere state fermate. Contestavano inoltre il diniego, da parte dei giudici di merito, di un termine per offrire un risarcimento supplementare, soprattutto dopo che il reato era stato riqualificato da furto aggravato (procedibile d’ufficio) a furto semplice (procedibile a querela).

Le Motivazioni della Cassazione sulle Condotte Riparatorie

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo chiarimenti decisivi su entrambi i punti. Per quanto riguarda la querela, i giudici hanno ribadito un principio consolidato, citando una sentenza delle Sezioni Unite: il responsabile di un supermercato è legittimato a presentare querela per i reati commessi ai danni dell’esercizio commerciale, in quanto detentore qualificato dei beni e responsabile della loro custodia, anche se non munito di specifici poteri di rappresentanza dal proprietario.

La parte più significativa della sentenza riguarda però l’interpretazione delle condotte riparatorie. La Corte ha stabilito con fermezza che la sola restituzione del bene sottratto non è sufficiente per integrare la causa di estinzione del reato. La norma, infatti, presuppone “condotte restitutorie o risarcitorie spontanee destinate definitivamente ad incrementare la sfera economica e giuridica della persona offesa”.

In altre parole, la restituzione di ciò che è stato illecitamente preso si limita a ripristinare la situazione preesistente, ma non costituisce quella condotta “riparatoria” che la legge richiede. Per beneficiare dell’estinzione del reato, l’imputato deve compiere un atto ulteriore, un risarcimento che compensi la persona offesa per il danno complessivo subito, che può includere il disturbo, la perdita di tempo o altri pregiudizi derivanti dal reato. La condotta deve essere spontanea e volta a eliminare tutte le conseguenze dannose o pericolose dell’illecito, non solo a restituire il maltolto.

Inoltre, la Corte ha specificato che la richiesta di un termine per provvedere al pagamento, prevista dal secondo comma dell’art. 162 ter, non è un diritto automatico. L’imputato deve dimostrare una concreta volontà riparatoria, ad esempio formulando un’offerta reale di risarcimento. Nel caso di specie, le imputate non avevano compiuto alcun passo in questa direzione, neanche durante il giudizio d’appello.

Le Conclusioni

La sentenza n. 640/2024 della Corte di Cassazione rafforza un’interpretazione rigorosa dell’istituto delle condotte riparatorie. Le conclusioni che possiamo trarre sono due:

1. Non basta restituire: Per estinguere reati come il furto, non è sufficiente la mera restituzione della refurtiva. È necessario un risarcimento effettivo e integrale del danno, che vada oltre il semplice ripristino dello status quo ante.
2. La volontà riparatoria deve essere concreta: La richiesta di un termine per il risarcimento non può essere una mera tattica difensiva. Deve essere supportata da azioni concrete, come un’offerta reale, che dimostrino la seria intenzione dell’imputato di risarcire la vittima.

Questa pronuncia serve da monito: la via delle condotte riparatorie è percorribile solo attraverso un impegno genuino e proattivo nel sanare le conseguenze del proprio illecito, e non attraverso un adempimento formale e parziale.

Il responsabile di un supermercato può presentare querela per furto anche se non è il proprietario?
Sì. La Corte di Cassazione, richiamando la giurisprudenza delle Sezioni Unite, ha confermato che il responsabile di un esercizio commerciale, in quanto responsabile della custodia dei beni, ha la legittimazione a presentare querela per i reati contro il patrimonio subiti dal punto vendita, anche se non è munito di una specifica procura da parte della società proprietaria.

La semplice restituzione della merce rubata è sufficiente per l’applicazione delle condotte riparatorie (art. 162 ter c.p.)?
No. Secondo la sentenza, la sola restituzione del bene sottratto non è sufficiente a integrare la causa di estinzione del reato. La norma richiede una condotta che vada oltre, incrementando la sfera economica e giuridica della persona offesa attraverso un risarcimento completo.

Cosa si intende per condotta riparatoria idonea a estinguere il reato?
Si intende un comportamento spontaneo e completo da parte dell’imputato che non si limiti a restituire ciò che è stato sottratto, ma che ripari interamente il danno cagionato, eliminando, ove possibile, tutte le conseguenze dannose o pericolose del reato. Questo include il risarcimento di ogni pregiudizio, anche non strettamente patrimoniale, subito dalla vittima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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