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Condotta riparatoria: quando il risarcimento è congruo?

La Corte di Cassazione ha stabilito che un reato può essere dichiarato estinto per condotta riparatoria anche se la vittima non accetta il risarcimento offerto, ritenendolo insufficiente. La valutazione sulla congruità della somma è un giudizio discrezionale del giudice di merito. In un caso di grave danneggiamento di un’auto, la Corte ha confermato l’estinzione del reato a fronte di un’offerta di 5.000 euro, precisando che la vittima può comunque agire in sede civile per ottenere il risarcimento integrale.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Condotta Riparatoria: Quando il Giudice Può Ignorare il Dissenso della Vittima?

L’istituto della condotta riparatoria, introdotto dall’articolo 162-ter del codice penale, rappresenta una causa di estinzione del reato che mira a favorire la riconciliazione e a deflazionare il carico giudiziario. Ma cosa succede se la vittima non ritiene adeguato il risarcimento offerto dall’imputato? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce sulla discrezionalità del giudice nel valutare la congruità della riparazione, anche a fronte del dissenso della persona offesa.

I Fatti del Caso: Un Danneggiamento Frutto di Rivalità Professionale

La vicenda trae origine da un grave atto di vandalismo ai danni di un professionista. La sua automobile era stata oggetto di un pesante danneggiamento: taglio di tutti e quattro gli pneumatici, rottura di un vetro e imbrattamento della carrozzeria e degli interni con una notevole quantità di schiuma poliuretanica. Dietro questo gesto si celava un’accesa rivalità professionale tra l’imputato e la persona offesa, entrambi in lizza per un’importante posizione lavorativa.

L’imputato, nel tentativo di avvalersi della causa di estinzione del reato, aveva offerto alla vittima la somma di 5.000,00 euro tramite assegno circolare. La persona offesa, tuttavia, aveva accettato tale somma solo a titolo di acconto, ritenendola insufficiente a coprire l’intero pregiudizio subito, che includeva non solo i danni materiali diretti ma anche costi accessori e un significativo danno morale.

La Decisione del Tribunale e il Ricorso in Cassazione

Il Tribunale di primo grado aveva dichiarato il reato estinto per condotta riparatoria, giudicando congrua la somma versata dall’imputato per compensare sia il danno patrimoniale che quello non patrimoniale. Contro questa decisione, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che la riparazione non fosse stata ‘integrale’ come richiesto dalla legge.

Secondo il ricorrente, il giudice di merito aveva omesso di considerare diverse voci di danno patrimoniale (deprezzamento del veicolo, spese di carro attrezzi e noleggio di un’auto sostitutiva) e, soprattutto, aveva sottovalutato il grave danno non patrimoniale, consistente nel turbamento e nella paura generati non solo dall’atto vandalico ma anche da successivi comportamenti persecutori dell’imputato.

Condotta Riparatoria e Discrezionalità del Giudice: Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo chiarimenti cruciali sulla portata dell’art. 162-ter c.p. Il punto centrale della decisione risiede nel riconoscere al giudice di merito un potere ampiamente discrezionale nella valutazione della congruità della riparazione. L’istituto, spiegano i giudici, ha una finalità prevalentemente deflattiva e il suo perfezionamento non è subordinato a un accordo tra le parti o al consenso della persona offesa.

Il giudice, sentite le parti, deve esprimere una valutazione motivata sulla sufficienza della somma offerta. Nel caso di specie, il Tribunale aveva dato conto della natura dei danni materiali e aveva ritenuto il ‘consistente quantum’ versato adeguato a coprire il pregiudizio complessivo, anche a fronte della mancata documentazione da parte della persona offesa di ulteriori spese. La valutazione del danno non patrimoniale, per sua natura, si basa spesso su prove presuntive, e la decisione del giudice di merito non è apparsa manifestamente illogica.

Le Conclusioni: Estinzione del Reato non Nega il Diritto al Risarcimento Civile

La conclusione più importante per la tutela della vittima è che la declaratoria di estinzione del reato per condotta riparatoria non pregiudica il suo diritto a un risarcimento integrale. La sentenza penale di improcedibilità, infatti, non ha efficacia di giudicato nel giudizio civile. Ciò significa che la persona offesa, qualora ritenga il risarcimento ricevuto in sede penale parziale o insoddisfacente, è pienamente legittimata a intentare una causa civile per ottenere il risarcimento di tutti i danni, patrimoniali e non, che ritiene di aver subito. In questo modo, l’interesse pubblico alla deflazione del processo penale viene bilanciato con il diritto privato del danneggiato a una piena compensazione.

Per estinguere il reato con la condotta riparatoria, è necessario il consenso della persona offesa?
No, la sentenza chiarisce che il consenso della persona offesa non è un requisito necessario. La decisione è affidata al prudente e discrezionale apprezzamento del giudice, il quale valuta la congruità della riparazione dopo aver sentito le parti.

Se il giudice dichiara il reato estinto per condotta riparatoria, la vittima perde il diritto a un risarcimento maggiore?
No. La sentenza penale di estinzione del reato non ha efficacia di giudicato in sede civile. La persona offesa che ritiene il risarcimento ricevuto insufficiente può sempre avviare un’azione civile per ottenere l’integrale risarcimento del danno subito.

Cosa significa che la valutazione della ‘congruità’ della riparazione è un giudizio discrezionale del giudice?
Significa che il giudice di merito ha il potere di valutare, sulla base degli elementi a sua disposizione, se l’offerta risarcitoria dell’imputato sia adeguata a riparare il danno. Questa valutazione, se motivata e non manifestamente illogica, non può essere riesaminata dalla Corte di Cassazione, che non può entrare nel merito dei fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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