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Condotta riparatoria: quando il reato si estingue

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17243/2025, ha chiarito che ai fini della condotta riparatoria (art. 162-ter c.p.), non è necessario un accordo formale con la vittima. Un comportamento concludente, come fornire l’IBAN per il risarcimento, può essere sufficiente a dimostrare un’accettazione implicita. Il giudice del riesame ha il compito di valutare la congruità dell’offerta per estinguere il reato, anche senza un’accettazione esplicita. Il caso riguardava un furto per cui l’indagata aveva offerto un risarcimento.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Condotta Riparatoria: Quando il Risarcimento Estingue il Reato Anche Senza Accordo

L’istituto della condotta riparatoria, introdotto dall’art. 162-ter del codice penale, rappresenta un importante strumento di giustizia riparativa, consentendo l’estinzione del reato a fronte di un risarcimento integrale del danno. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 17243/2025) ha fornito chiarimenti cruciali su come applicare questa norma, specificando che non sempre è necessario un accordo formale tra le parti. Vediamo insieme il caso e i principi affermati dai giudici.

I Fatti del Caso: Furto e Risarcimento Parzialmente Accettato

Una persona veniva arrestata per due episodi di furto, commessi ai danni di un supermercato e di un noto esercizio commerciale di abbigliamento. A seguito dell’arresto, il Tribunale di Velletri applicava nei suoi confronti delle misure cautelari, tra cui l’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria e il divieto di dimora in alcuni comuni.

In sede di riesame, il Tribunale di Roma annullava parzialmente tali misure. Riconosceva l’estinzione del reato relativo al furto nel supermercato, poiché l’indagata aveva messo in atto una condotta riparatoria efficace. Tuttavia, confermava le misure per il furto nel negozio di abbigliamento, sostenendo che non vi fosse prova dell’accettazione della proposta di risarcimento da parte del legale rappresentante del negozio.

Il Ricorso in Cassazione e il Principio della Condotta Riparatoria

La difesa dell’indagata ha presentato ricorso in Cassazione contro la decisione del Tribunale del riesame. Il motivo del ricorso era chiaro: l’estinzione del reato doveva essere riconosciuta anche per il secondo episodio di furto.

Secondo la difesa, era stato documentato il versamento di 100 euro a titolo di risarcimento. Tale somma era stata accettata, se non esplicitamente, quantomeno tramite un “comportamento concludente”: il difensore della parte offesa aveva infatti trasmesso l’IBAN per effettuare il bonifico e richiesto l’invio della ricevuta. Questo, secondo la ricorrente, integrava un’accettazione di fatto, sufficiente per perfezionare la condotta riparatoria.

Sorprendentemente, anche il Sostituto Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione ha appoggiato questa tesi, chiedendo l’annullamento con rinvio dell’ordinanza impugnata.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato, accogliendo la tesi difensiva. I giudici hanno chiarito un aspetto fondamentale dell’art. 162-ter c.p.: la norma delinea una modalità di condotta riparatoria che non richiede necessariamente un accordo formale tra le parti.

Ciò che la legge richiede è che, prima dell’apertura del dibattimento, vi sia una concreta e integrale riparazione del danno. In assenza di un accordo esplicito, spetta al giudice valutare la congruità e l’adeguatezza del risarcimento offerto. Nel contesto di un procedimento di riesame, questa valutazione avviene nell’ambito di una prognosi sulla futura estinzione del reato.

La Corte ha stabilito che il Tribunale del riesame aveva errato nel fermarsi alla mancata prova di un’accettazione formale. Avrebbe dovuto, invece, valutare se il comportamento della parte offesa (la trasmissione dell’IBAN) potesse essere interpretato come accettazione e, in ogni caso, procedere a una valutazione sulla congruità della somma offerta ai fini dell’estinzione del reato. Per questo motivo, la Corte ha annullato l’ordinanza e ha rinviato il caso al Tribunale di Roma per un nuovo giudizio che tenga conto di questi principi.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche. Rafforza l’istituto della condotta riparatoria come strumento deflattivo del processo penale, rendendolo più agile e meno dipendente da formalismi.

1. Valorizzazione del Comportamento Concludente: La decisione afferma che un’accettazione del risarcimento può desumersi anche da comportamenti concludenti, senza la necessità di un accordo scritto. Questo impedisce che la parte offesa possa ostacolare l’estinzione del reato semplicemente rifiutandosi di formalizzare l’accettazione di un’offerta risarcitoria congrua.

2. Centralità del Ruolo del Giudice: La sentenza ribadisce che, in ultima istanza, è il giudice a dover valutare l’adeguatezza della riparazione. Anche di fronte a un disaccordo tra le parti, se il giudice ritiene l’offerta dell’imputato congrua e completa, può dichiarare il reato estinto.

In conclusione, la Corte di Cassazione promuove un’interpretazione dell’art. 162-ter c.p. orientata alla sostanza più che alla forma, favorendo la risoluzione delle controversie penali attraverso la riparazione del danno e alleggerendo il carico giudiziario.

Per l’estinzione del reato tramite condotta riparatoria è sempre necessario un accordo esplicito con la vittima?
No, la sentenza chiarisce che l’art. 162-ter del codice penale non richiede necessariamente un accordo formale tra le parti. È sufficiente una condotta che dimostri la concreta disponibilità dell’imputato alla riparazione del danno.

Cosa si intende per ‘comportamento concludente’ nell’accettazione di un risarcimento?
Si tratta di un’azione che, pur senza una dichiarazione esplicita, manifesta chiaramente una volontà. Nel caso esaminato, la trasmissione dell’IBAN da parte del difensore della persona offesa e la richiesta di invio della ricevuta di pagamento sono state considerate un comportamento concludente che implicava l’accettazione dell’offerta risarcitoria.

Qual è il ruolo del Tribunale del riesame quando non c’è un accordo formale sul risarcimento?
Il Tribunale del riesame ha il compito di valutare la congruità del risarcimento offerto dall’indagato. Questa valutazione rientra in un giudizio prognostico sulla futura estinzione del reato e deve essere effettuata anche in assenza di un accordo formale tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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