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Condotta riparatoria e assicurazione: reato estinto

La Corte di Cassazione ha confermato l’estinzione del reato di lesioni stradali gravi per condotta riparatoria, anche se il risarcimento è stato versato dalla compagnia assicuratrice. La sentenza stabilisce che, se l’imputato sollecita l’intervento della propria assicurazione, l’obbligazione risarcitoria si considera adempiuta personalmente, integrando così i presupposti della causa di estinzione del reato prevista dall’art. 162-ter c.p.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Condotta riparatoria e assicurazione: quando il reato si estingue

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 11379/2024) ha affrontato un tema di grande rilevanza pratica: la validità della condotta riparatoria ai fini dell’estinzione del reato, anche quando il risarcimento del danno viene materialmente versato dalla compagnia assicuratrice dell’imputato. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale che valorizza l’intento riparatorio dell’imputato, indipendentemente da chi esegua il pagamento.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un procedimento per lesioni personali stradali gravi. Il Tribunale di Firenze aveva dichiarato il non doversi procedere nei confronti dell’imputata, ritenendo il reato estinto per condotta riparatoria ai sensi dell’art. 162-ter del codice penale. La riparazione consisteva nel risarcimento integrale del danno alla persona offesa, effettuato dalla compagnia di assicurazione dell’imputata.

Contro questa decisione, il Procuratore Generale presso la Corte di Appello ha proposto ricorso per cassazione, sollevando due questioni principali:
1. L’erronea applicazione dell’art. 162-ter c.p., sostenendo che la norma richiederebbe una condotta riparatoria strettamente personale e soggettiva dell’imputato, non delegabile a terzi come la compagnia assicuratrice.
2. Un vizio di motivazione, poiché la sentenza del Tribunale non avrebbe adeguatamente provato che l’imputata avesse effettivamente sollecitato la propria assicurazione ad attivarsi per il risarcimento, condizione ritenuta indispensabile.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso del Procuratore Generale, confermando la sentenza di primo grado. I giudici di legittimità hanno ritenuto infondati entrambi i motivi di ricorso, fornendo importanti chiarimenti sull’interpretazione e l’applicazione della causa di estinzione del reato per condotte riparatorie.

Analisi della condotta riparatoria e il ruolo dell’assicurazione

Il cuore della decisione si concentra sulla natura della condotta riparatoria. La Corte ha ribadito un principio già affermato in precedenza (sent. n. 10107/2020), secondo cui la causa di estinzione del reato è applicabile anche quando il danno viene integralmente risarcito dalla compagnia assicuratrice dell’imputato. L’elemento cruciale non è l’esborso materiale del denaro, ma la volontà dell’imputato di attivarsi per riparare al danno causato. La sollecitazione alla propria compagnia assicurativa è, a tutti gli effetti, una manifestazione di tale volontà.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato le argomentazioni del ricorrente punto per punto. In primo luogo, ha chiarito che l’interpretazione restrittiva dell’art. 162-ter c.p. proposta dal Procuratore Generale è priva di fondamento. L’atto di denunciare il sinistro alla propria assicurazione e di sollecitarla a risarcire il danneggiato costituisce di per sé un comportamento attivo e volontario finalizzato alla riparazione. L’imputato, in tal modo, ‘fa propri’ gli effetti liberatori del risarcimento, anche se eseguito da un altro soggetto (il responsabile civile).

In secondo luogo, riguardo al presunto vizio di motivazione, la Cassazione ha osservato che la prova della sollecitazione non richiede formalismi particolari. Il fatto che le parti (imputata, responsabile civile e persone offese) avessero raggiunto un accordo transattivo senza riserve era una prova sufficiente e logica del fatto che la definizione fosse stata, di fatto, promossa e voluta dall’imputata stessa. Ritenere il contrario significherebbe ignorare la natura stessa del contratto di assicurazione, che obbliga l’assicurato a collaborare per la gestione del sinistro.

Le Conclusioni

La sentenza n. 11379/2024 rafforza un’interpretazione della condotta riparatoria orientata alla sostanza più che alla forma. Le conclusioni che possiamo trarre sono le seguenti:
1. Validità del risarcimento assicurativo: Il pagamento effettuato dalla compagnia di assicurazione è pienamente valido per integrare la causa di estinzione del reato per condotta riparatoria, purché l’imputato si sia attivato per promuoverlo.
2. Presunzione di sollecitazione: La conclusione di un accordo risarcitorio tra tutte le parti coinvolte è sufficiente a far presumere che l’imputato abbia sollecitato l’intervento della propria assicurazione.
3. Valorizzazione della volontà riparatoria: La norma premia la volontà dell’imputato di porre rimedio alle conseguenze della sua condotta illecita, un obiettivo che viene raggiunto anche attraverso l’attivazione della copertura assicurativa.

Il pagamento del risarcimento da parte dell’assicurazione è sufficiente per estinguere il reato per condotta riparatoria?
Sì, secondo la sentenza, la causa di estinzione del reato per condotta riparatoria è applicabile anche quando il danno è integralmente risarcito dalla compagnia assicuratrice dell’imputato, a condizione che sia stato quest’ultimo a sollecitare tale intervento.

Come si dimostra che l’imputato ha sollecitato l’intervento della propria assicurazione?
La Corte ha stabilito che la sollecitazione può essere ragionevolmente desunta dal raggiungimento di un accordo risarcitorio tra tutte le parti (imputato, responsabile civile e persone offese). L’imputato, attivandosi per la transazione, di fatto fa propri gli effetti liberatori del risarcimento effettuato dalla sua assicurazione.

L’articolo 162-ter del codice penale si applica a tutti i reati?
No, la sentenza conferma che la causa di estinzione del reato per condotta riparatoria, come previsto dalla norma, si applica esclusivamente ai reati procedibili a querela.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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