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Condotta Abituale: no alla tenuità del fatto

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un condannato per evasione. La richiesta di applicare la particolare tenuità del fatto è stata respinta a causa della condotta abituale del reo, desunta da precedenti specifici, che prevale sulla durata dell’allontanamento.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Condotta Abituale e Tenuità del Fatto: Quando il Passato Blocca il Presente

La recente ordinanza della Corte di Cassazione penale offre un’importante lezione sul rapporto tra la particolare tenuità del fatto e la condotta abituale del reo. Il caso analizzato riguarda un’impugnazione per il reato di evasione dagli arresti domiciliari, dove la difesa sperava di ottenere la non punibilità ai sensi dell’art. 131-bis c.p. La Suprema Corte, tuttavia, ha rigettato il ricorso, sottolineando come la presenza di specifici precedenti penali renda la condotta dell’imputato ‘abituale’, precludendo di fatto l’accesso al beneficio.

I Fatti di Causa

Il ricorrente era stato condannato in appello per il reato di evasione, essendosi allontanato senza giustificazione dal luogo degli arresti domiciliari. Davanti alla Corte di Cassazione, la difesa ha tentato di far valere la particolare tenuità del fatto, sostenendo che l’allontanamento non si fosse protratto per un tempo significativo. La Corte d’Appello aveva già respinto questa tesi, basando la sua decisione non solo sulla durata e l’ingiustificatezza dell’assenza, ma soprattutto sui precedenti specifici dell’imputato: un’altra evasione nel 2020 e un favoreggiamento personale nel 2013.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. I giudici hanno evidenziato una lacuna cruciale nell’argomentazione difensiva: il ricorrente si era limitato a contestare la valutazione sulla durata dell’evasione, senza però confrontarsi con il vero fulcro della motivazione della Corte d’Appello, ovvero l’abitualità della condotta.

Le Motivazioni: la preclusione della condotta abituale

Il cuore della decisione risiede nel concetto di condotta abituale come elemento ostativo all’applicazione dell’art. 131-bis c.p. La Corte ha ribadito un principio consolidato, citando una precedente sentenza (n. 14073/2024), secondo cui il presupposto della non punibilità per particolare tenuità del fatto è escluso quando l’autore del reato ha commesso almeno due altri reati della stessa indole.

Nel caso di specie, i precedenti per evasione e favoreggiamento personale sono stati considerati sufficienti a qualificare il comportamento dell’imputato come ‘abituale’. Di fronte a questa constatazione, ogni discussione sulla durata, più o meno breve, dell’allontanamento diventa irrilevante. La Corte di Cassazione ha quindi ritenuto che la Corte d’Appello avesse correttamente applicato la legge, identificando un ostacolo insormontabile all’applicazione del beneficio richiesto. Il ricorso, non affrontando questo punto decisivo, è risultato privo di fondamento.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida l’interpretazione restrittiva dell’istituto della particolare tenuità del fatto. La lezione pratica è duplice. In primo luogo, la condotta abituale, desunta da precedenti penali specifici e della stessa indole, è un fattore determinante che può annullare qualsiasi altra valutazione sulla lieve entità del danno o del pericolo. In secondo luogo, in sede di impugnazione, è fondamentale che la difesa affronti puntualmente tutti gli argomenti contenuti nella sentenza che si contesta. Ignorare la ratio decidendi principale, come avvenuto in questo caso, porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto e il ricorrente condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende.

Quando un comportamento viene considerato ‘abituale’ ai fini della non punibilità per tenuità del fatto?
Secondo quanto affermato dalla Corte, un comportamento è considerato abituale quando l’autore, anche successivamente al reato per cui si procede, ha commesso almeno altri due reati della stessa indole.

È possibile ottenere la non punibilità per particolare tenuità del fatto se si hanno precedenti penali?
Dipende dalla natura dei precedenti. Se questi, come nel caso esaminato (una precedente evasione e un favoreggiamento), configurano una ‘condotta abituale’, l’applicazione del beneficio della particolare tenuità del fatto è preclusa, a prescindere da altri elementi come la breve durata della condotta illecita.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato perché l’imputato ha contestato solo un aspetto secondario della decisione (la durata dell’evasione), senza confrontarsi con l’argomentazione principale e decisiva della Corte d’Appello, ovvero l’ostacolo rappresentato dalla sua condotta abituale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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