LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Condotta abituale: no alla non punibilità per evasione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per evasione. La richiesta di applicare la non punibilità per tenuità del fatto viene respinta a causa della condotta abituale dell’imputato, desunta dai suoi precedenti penali specifici, che prevale sulla minima distanza dell’allontanamento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Condotta Abituale e Tenuità del Fatto: la Cassazione fa il Punto sull’Evasione

L’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale, è spesso oggetto di dibattito giurisprudenziale, specialmente in relazione a reati come l’evasione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la condotta abituale dell’imputato, desumibile da precedenti specifici, costituisce un ostacolo insormontabile all’applicazione di tale beneficio, rendendo irrilevanti altri elementi come la breve distanza dell’allontanamento.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un uomo, sottoposto a misura detentiva presso la propria abitazione, che aveva proposto ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello che ne aveva confermato la responsabilità per il reato di evasione. L’imputato si era allontanato dal domicilio e, secondo la ricostruzione, era stato ritrovato alle ore 23:35 all’interno di un bar situato a circa due chilometri di distanza. Tra i motivi del ricorso, vi era la contestazione del mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto, sostenendo la minima offensività della sua condotta.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo generico e meramente reiterativo di censure già esaminate e respinte nel giudizio di appello. La decisione si fonda su una valutazione rigorosa dei presupposti per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., evidenziando come la valutazione non possa limitarsi al singolo episodio delittuoso.

Le Motivazioni: Perché la Condotta Abituale Esclude la Particolare Tenuità del Fatto?

La Corte ha smontato la tesi difensiva basandosi su due pilastri argomentativi principali. In primo luogo, ha qualificato come manifestamente infondata la censura relativa all’irrilevanza della distanza percorsa. La Corte ha chiarito che, ai fini della valutazione della gravità del fatto, la distanza è un elemento secondario rispetto ad altri fattori.

Il punto cruciale della motivazione risiede però nel concetto di condotta abituale come presupposto ostativo. La Corte ha stabilito che la minima offensività del fatto era già stata correttamente esclusa non solo per le circostanze dell’allontanamento, ma soprattutto a causa dei precedenti specifici dell’imputato. Tali precedenti integrano il presupposto della condotta abituale, che per legge impedisce l’applicazione del beneficio della non punibilità.

La Corte ha richiamato un suo precedente orientamento (Sez. 1, n. 9859/2024) per definire la nozione di “reati della stessa indole”. Si considerano tali anche i reati che, seppur previsti da norme diverse, presentano caratteri fondamentali comuni per circostanze oggettive, condizioni ambientali o motivi. In quel caso, si era ritenuta abituale la condotta di chi, condannato per un reato previsto dal codice antimafia, aveva plurimi precedenti per evasione. Allo stesso modo, nel caso di specie, i precedenti penali dell’imputato hanno dimostrato una tendenza a violare le prescrizioni dell’autorità, rendendo la sua condotta non più qualificabile come un episodio isolato e di minima gravità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza consolida un principio di estrema importanza pratica. Per chi si trova ad affrontare un’accusa di evasione, sperare nella non punibilità per tenuità del fatto diventa un’ipotesi remota se nel proprio casellario giudiziale figurano precedenti specifici o per reati della stessa indole. La valutazione del giudice non si ferma alla singola azione (ad esempio, l’essersi allontanati di poco o per breve tempo), ma si estende alla personalità e alla storia criminale del soggetto. La condotta abituale agisce come un interruttore che spegne la possibilità di accedere al beneficio, confermando un approccio severo verso chi dimostra una persistente inclinazione a delinquere.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile per la sua genericità e perché si limitava a riproporre censure già esaminate e motivatamente respinte nella sentenza d’appello.

La breve distanza percorsa durante l’evasione è sufficiente per ottenere la non punibilità?
No. Secondo la Corte, la distanza dell’allontanamento (in questo caso, circa due chilometri) è un elemento irrilevante di fronte alla valutazione complessiva del fatto e alla presenza di altri elementi ostativi.

Cosa si intende per condotta abituale che impedisce l’applicazione della non punibilità per tenuità del fatto?
Si intende la commissione, da parte dell’autore del reato, di altri illeciti della stessa indole. La Corte ha specificato che i precedenti penali specifici dell’imputato integravano questo presupposto, dimostrando una tendenza a violare la legge che esclude la possibilità di considerare il fatto di particolare tenuità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati