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Condotta abituale: esclusa la particolare tenuità

Un giovane automobilista, già con precedenti, si vede respingere il ricorso dalla Corte di Cassazione. La Corte ha stabilito che i suoi ripetuti illeciti stradali configurano una condotta abituale, un fattore che osta all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). La decisione conferma che la valutazione del comportamento passato dell’imputato è cruciale sia per escludere tale beneficio, sia per negare la sospensione condizionale della pena a causa di una prognosi sfavorevole sulla sua futura condotta.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Condotta Abituale e Tenuità del Fatto: Quando i Precedenti Contano

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia penale: la condotta abituale di un imputato preclude l’accesso alla causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale. Questa decisione offre spunti cruciali per comprendere come il passato di un individuo possa influenzare l’esito di un procedimento penale, specialmente in relazione a reati come quelli stradali.

I fatti del caso

Il caso riguarda un giovane automobilista condannato per essersi rifiutato di sottoporsi agli accertamenti sullo stato di alterazione, reato previsto dall’art. 186, comma 7, del Codice della Strada. La condanna, emessa in primo grado dal Tribunale e confermata dalla Corte d’Appello, è stata impugnata dinanzi alla Corte di Cassazione. La difesa ha basato il ricorso su due punti principali: la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e la concessione della sospensione condizionale della pena.

I motivi del ricorso: Particolare tenuità e sospensione condizionale

L’imputato sosteneva che il reato commesso fosse di lieve entità e che, pertanto, dovesse essere archiviato senza una condanna ai sensi dell’art. 131-bis c.p. Inoltre, chiedeva il beneficio della sospensione condizionale della pena, previsto dall’art. 163 c.p., che avrebbe evitato l’esecuzione della condanna.

La decisione della Cassazione sulla condotta abituale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello. Il punto centrale della motivazione riguarda la nozione di condotta abituale. I giudici hanno evidenziato che l’imputato non era nuovo a violazioni della legge. Egli aveva infatti una precedente condanna per guida senza patente e, pochi giorni prima del fatto in esame, era stato nuovamente fermato alla guida senza patente e in possesso di sostanze stupefacenti.

Citando un’importante sentenza delle Sezioni Unite, la Corte ha specificato che per configurare l’abitualità è sufficiente che l’autore del reato abbia commesso almeno altri due illeciti della stessa indole. Questi precedenti, anche se accertati incidentalmente, dimostrano una tendenza a delinquere che è incompatibile con il beneficio della particolare tenuità. Inoltre, la Corte ha sottolineato che il fatto non poteva comunque considerarsi ‘tenue’ a causa delle circostanze concrete: l’imputato si era messo alla guida in stato di alterazione, di notte, in pieno centro abitato, senza patente e trasportando un’altra persona, esponendo così la collettività a un pericolo significativo.

Il diniego della sospensione condizionale e la prognosi sfavorevole

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo alla sospensione condizionale della pena, è stato respinto. La Corte territoriale aveva negato il beneficio sulla base di un giudizio di prognosi sfavorevole. In altre parole, analizzando i precedenti penali e la personalità dell’imputato, i giudici hanno ritenuto molto probabile che egli avrebbe commesso altri reati in futuro. La Cassazione ha confermato che questa valutazione, se logicamente motivata come nel caso di specie, è un giudizio di merito insindacabile in sede di legittimità.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri. In primo luogo, l’istituto della particolare tenuità del fatto è concepito per episodi occasionali e di minima offensività, non per chi dimostra una serialità nel commettere illeciti. La presenza di precedenti specifici, come la guida senza patente, costituisce un chiaro indicatore di una condotta abituale e di una personalità non incline al rispetto delle regole. In secondo luogo, la concessione di benefici come la sospensione condizionale non è un automatismo, ma richiede una valutazione positiva sulla futura condotta del reo, valutazione che nel caso specifico era impossibile formulare a causa dei precedenti penali.

Le conclusioni

Questa ordinanza conferma che il comportamento passato dell’imputato ha un peso determinante nel processo penale. La condotta abituale non solo impedisce l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., ma influenza anche la valutazione del giudice sulla concessione della sospensione condizionale della pena. Per i cittadini, il messaggio è chiaro: la ripetizione di illeciti, anche se non gravissimi, crea un ‘curriculum’ negativo che preclude l’accesso a importanti benefici di legge e porta a una risposta sanzionatoria più severa da parte dello Stato.

Quando un comportamento viene considerato ‘abituale’ al punto da escludere la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Secondo la Cassazione, si configura un comportamento abituale quando l’autore del reato ha commesso almeno altri due illeciti della stessa indole. È sufficiente che il giudice sia a conoscenza di questi illeciti, anche se accertati incidentalmente, per valutarne l’esistenza.

La guida in stato di alterazione di notte e in centro abitato può essere considerata un fatto di particolare tenuità?
No. La sentenza chiarisce che il contesto spazio-temporale è fondamentale. Guidare in stato di alterazione, senza patente, di notte, in un centro abitato e con un passeggero a bordo, aumenta il pericolo per la collettività e esclude la limitata offensività del reato, impedendo l’applicazione dell’art. 131-bis c.p.

Su quali basi un giudice può negare la sospensione condizionale della pena?
Il giudice può negare la sospensione condizionale sulla base di un giudizio di prognosi sfavorevole. Ciò significa che, analizzando i precedenti penali e la personalità dell’imputato, il giudice ritiene probabile che l’imputato commetterà altri reati in futuro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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