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Condono edilizio: no sospensione se scade termine

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una proprietaria che chiedeva la sospensione di un ordine di demolizione. La richiesta si basava su un’istanza di condono edilizio legata a una procedura speciale post-sisma. La Corte ha stabilito che, essendo scaduto il termine perentorio di sei mesi previsto dalla legge speciale, la procedura accelerata non era più applicabile. Inoltre, la presenza di un vincolo paesaggistico sull’immobile costituiva un ostacolo dirimente all’accoglimento del condono.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Condono Edilizio: Quando la Scadenza dei Termini Rende Inutile l’Istanza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 873/2024, ha affrontato un caso emblematico in materia di condono edilizio, chiarendo i limiti di applicabilità delle procedure accelerate e il peso dei vincoli paesaggistici. La decisione ribadisce che la semplice presentazione di un’istanza di sanatoria non è sufficiente a bloccare un ordine di demolizione, soprattutto quando i presupposti normativi eccezionali non sono più validi. Questo caso offre spunti fondamentali per comprendere la rigorosa interpretazione della giurisprudenza in materia di abusi edilizi.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Sospensione della Demolizione

Il caso ha origine dalla richiesta di una proprietaria di un immobile abusivo, sito sull’isola di Ischia, di revocare o sospendere un ordine di demolizione derivante da una sentenza di condanna del 2005. La richiedente basava la sua istanza su una domanda di condono presentata dal figlio e, in particolare, sulla normativa emergenziale introdotta a seguito degli eventi sismici del 2017 (D.L. 109/2018, convertito in L. 130/2018). Tale normativa prevedeva una procedura accelerata, con un termine di sei mesi, per la definizione delle pratiche di sanatoria relative a immobili danneggiati dal sisma nei comuni di Casamicciola Terme, Forio e Lacco Ameno. Il tribunale di Napoli, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva rigettato l’istanza, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Condono Edilizio

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del tribunale. I giudici hanno stabilito che la procedura accelerata, invocata dalla ricorrente, non poteva più trovare applicazione. La Corte ha inoltre sottolineato un elemento cruciale, del tutto trascurato nel ricorso: l’immobile in questione sorgeva in un’area soggetta a vincolo paesaggistico, una condizione che, di per sé, rendeva altamente improbabile l’accoglimento della domanda di sanatoria. Di conseguenza, il ricorso è stato giudicato infondato e meramente dilatorio, con condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione della Cassazione si fonda su argomentazioni giuridiche precise e rigorose.

La Natura Eccezionale della Procedura Accelerata

La Corte ha evidenziato che la procedura speciale per il condono edilizio introdotta dalla L. 130/2018 era strettamente legata all’emergenza abitativa causata dal terremoto di Ischia. Il suo scopo era fornire risposte rapide per la ricostruzione, giustificando una corsia preferenziale. Questa natura “privilegiata” ed eccezionale era intrinsecamente connessa a una tempistica ristretta e non poteva essere interpretata come una sanatoria generalizzata.

Il Decorso del Termine Perentorio e le Sue Conseguenze

Il punto centrale della motivazione è il carattere perentorio del termine di sei mesi previsto dalla legge per la definizione di tali pratiche. La Corte ha affermato che, una volta trascorso questo intervallo di tempo senza un esito, la procedura accelerata perde ogni efficacia. L’istanza di condono, pertanto, rientra nell’ordinario iter cronologico, senza alcuna priorità. Invocare tale procedura dopo la sua scadenza è, secondo i giudici, privo di fondamento giuridico, poiché verrebbe meno la stessa ratio che giustificava il trattamento di favore.

L’Irrilevanza del Vincolo Paesaggistico

Infine, la Corte ha censurato la ricorrente per aver completamente ignorato la questione del vincolo paesaggistico. La domanda di sanatoria era riconducibile al cosiddetto “terzo condono” (L. 326/2003), una normativa che pone condizioni molto restrittive per gli immobili situati in aree vincolate. La presenza di tale vincolo è un elemento dirimente che, nella maggior parte dei casi, preclude la possibilità di sanare l’abuso. Concentrarsi solo sulla presunta rapidità della procedura, trascurando un ostacolo così fondamentale, ha reso il ricorso palesemente inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa sentenza riafferma un principio cardine: le normative emergenziali hanno un’applicazione limitata nel tempo e nello scopo. Chi intende avvalersi di un condono edilizio non può fare affidamento su procedure speciali i cui termini sono ormai decorsi. Inoltre, la decisione sottolinea l’importanza di una valutazione completa di tutti i presupposti di legge, in particolare la compatibilità dell’abuso con i vincoli esistenti sul territorio. L’ordine di demolizione, in quanto sanzione ripristinatoria dello stato dei luoghi, prevale su istanze di sanatoria palesemente infondate o basate su presupposti normativi non più applicabili.

La presentazione di una domanda di condono edilizio sospende automaticamente un ordine di demolizione?
No. Come chiarito dalla sentenza, la semplice pendenza di una domanda di sanatoria non è sufficiente a sospendere l’esecuzione di un ordine di demolizione, specialmente se la domanda appare priva di presupposti validi per l’accoglimento, come la presenza di un vincolo paesaggistico o il richiamo a procedure i cui termini sono scaduti.

La procedura accelerata per il condono introdotta dopo il sisma di Ischia del 2017 è ancora applicabile?
No. La Corte ha stabilito che la procedura accelerata, disciplinata dalla L. 130/2018, era soggetta a un termine perentorio di sei mesi. Poiché tale termine è ampiamente decorso, la normativa speciale non è più invocabile per ottenere una definizione rapida delle pratiche di condono.

La presenza di un vincolo paesaggistico influisce sulla possibilità di ottenere un condono edilizio?
Sì, in modo determinante. La sentenza sottolinea che la presenza di un vincolo paesaggistico è un elemento dirimente che ostacola fortemente l’accoglimento di una domanda di sanatoria, in particolare nell’ambito del cosiddetto “terzo condono” (L. 326/2003). Ignorare questo aspetto rende un ricorso contro l’ordine di demolizione inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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