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Condono edilizio: no all’immobile non ultimato

La Corte di Cassazione ha annullato una decisione che revocava un ordine di demolizione. Il caso riguardava un condono edilizio richiesto dagli eredi per un immobile abusivo. La Corte ha stabilito che l’edificio, essendo ‘al rustico’ e privo di muri esterni alla data di legge, non poteva considerarsi ‘ultimato’ e quindi non era idoneo a beneficiare della sanatoria. La questione è stata rinviata a un nuovo giudice.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Condono Edilizio: Quando un Immobile è Davvero ‘Ultimato’?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13836 del 2024, torna a pronunciarsi su un tema cruciale in materia di abusi edilizi: i requisiti per accedere al condono edilizio. La decisione chiarisce un punto fondamentale: un immobile ‘al rustico’, ovvero privo dei muri esterni, non può essere considerato ‘ultimato’ ai fini della legge e, di conseguenza, non può beneficiare della sanatoria. Questa pronuncia ribadisce la linea rigorosa della giurisprudenza e pone fine a un lungo contenzioso giudiziario.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un ordine di demolizione per opere abusive, emesso a seguito di una condanna penale nei confronti della proprietaria di un immobile. Dopo il suo decesso, gli eredi presentavano due distinte istanze di condono e chiedevano la revoca dell’ordine di demolizione. La Corte di Appello di Napoli accoglieva la richiesta, ma la sua decisione veniva impugnata dal Procuratore Generale. Il caso giungeva in Cassazione per la terza volta, dopo due precedenti annullamenti con rinvio in cui la Suprema Corte aveva già sollevato dubbi sulla legittimità degli eredi a presentare domande separate e sulla corretta valutazione dei presupposti per il condono.

Il Condono Edilizio e il Nodo dell’Ultimazione

Il cuore della controversia risiedeva in una questione preliminare e decisiva, che la Corte d’Appello aveva omesso di considerare: lo stato dell’immobile alla data fissata dalla legge sul condono (31 dicembre 1993). Il Procuratore ricorrente ha evidenziato, e la Cassazione ha confermato, che a quella data l’edificio era costituito solo da pilastri, solai e scale di collegamento, senza alcuna tamponatura esterna. In altre parole, era un manufatto ‘al rustico’.

Il Principio di Diritto sulla Completezza dell’Opera

Secondo la consolidata giurisprudenza, richiamata nella sentenza, il concetto di ‘ultimazione’ di un immobile ai fini del condono edilizio richiede il completamento di tutte le strutture essenziali. Tra queste, i muri perimetrali (o tamponature) svolgono un ruolo fondamentale, poiché definiscono la volumetria dell’edificio e ne garantiscono l’isolamento dagli agenti atmosferici. Un’opera priva di tali elementi non è definibile come costruzione completa e non può essere oggetto di sanatoria.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso del Procuratore Generale, rilevando la manifesta contraddittorietà e illogicità della decisione impugnata. La Corte d’Appello, infatti, aveva riconosciuto agli eredi la legittimazione a presentare le domande di condono senza prima verificare il presupposto essenziale della condonabilità dell’opera stessa. Ha sottolineato come fosse dirimente accertare se, alla data di presentazione delle istanze, le opere abusive potessero essere considerate ultimate. Poiché l’immobile era pacificamente ‘al rustico’, risultava ‘ontologicamente non condonabile’ ai sensi dell’art. 39 della legge n. 724/1994. La Cassazione ha quindi censurato il giudice di merito per aver ignorato questo aspetto cruciale, che avrebbe dovuto portare a una conclusione opposta, ovvero al rigetto della richiesta di revoca della demolizione.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito sull’applicazione delle norme sul condono edilizio. La Corte ribadisce che la sanatoria è un istituto eccezionale e le sue condizioni devono essere interpretate con rigore. Il requisito dell’ultimazione dell’opera non è un mero dettaglio formale, ma un presupposto sostanziale che non ammette deroghe. Un edificio allo stato rustico, non essendo un’opera finita, non può rientrare nell’ambito di applicazione del condono. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata e ha rinviato il caso alla Corte di Appello di Napoli per un nuovo giudizio, che dovrà attenersi scrupolosamente ai principi di diritto enunciati.

È possibile ottenere il condono edilizio per un immobile ‘al rustico’?
No, la sentenza chiarisce che per accedere al condono l’immobile deve essere ‘ultimato’ entro la data prevista dalla legge. Un immobile ‘al rustico’, ovvero privo dei muri perimetrali esterni (tamponature), non è considerato ultimato e quindi non può essere oggetto di sanatoria.

Si possono presentare più domande di condono per lo stesso edificio per aggirare i limiti di volume?
No, la presentazione di più domande per un unico edificio è un espediente illegittimo per eludere i limiti volumetrici. Ciò è consentito solo se vi sono diversi soggetti legittimati (es. più proprietari) per porzioni della costruzione già distinte e funzionalmente autonome.

Cosa significa che un immobile è ‘ontologicamente non condonabile’?
Significa che l’immobile, per le sue caratteristiche intrinseche al momento della scadenza dei termini di legge, manca dei requisiti fondamentali richiesti dalla normativa per poter accedere alla sanatoria. Nel caso specifico, non essendo ‘ultimato’, non poteva per sua stessa natura essere oggetto di condono.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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