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Condono edilizio: no al frazionamento fittizio

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di quattro persone che avevano tentato di ottenere il condono edilizio per un unico grande immobile presentando domande separate. La Corte ha stabilito che non è possibile frazionare fittiziamente un immobile per aggirare il limite di 750 mc, confermando che la legittimazione a presentare istanze distinte sorge solo in presenza di titoli giuridici preesistenti e non dalla mera disponibilità di fatto.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Condono Edilizio: Impossibile Frazionare un Immobile per Aggirare i Limiti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale in materia di abusi edilizi: la possibilità di ottenere il condono edilizio per un immobile di grandi dimensioni attraverso la presentazione di più domande separate. Il caso in esame riguarda un tentativo di eludere i limiti volumetrici imposti dalla legge, una strategia che, come vedremo, è stata fermamente respinta dai giudici, i quali hanno ribadito il principio di unicità dell’immobile abusivo.

I Fatti del Caso: Un Unico Immobile, Quattro Domande di Condono

La vicenda ha origine da un ordine di demolizione emesso per un edificio abusivo di circa 1680 metri cubi. L’immobile, composto da quattro appartamenti distribuiti su due livelli, era stato realizzato su un terreno appartenente a un unico proprietario. Per cercare di sanare l’abuso, i quattro futuri utilizzatori degli appartamenti (figli e altri familiari del proprietario) avevano presentato istanze di condono distinte, ciascuna per una singola unità abitativa.

La loro tesi difensiva si basava sull’assunto che, fin dall’origine, l’edificio fosse stato concepito come un insieme di abitazioni autonome. Di conseguenza, ogni richiedente si riteneva legittimato a presentare la propria domanda in virtù della piena disponibilità dell’appartamento di pertinenza. Il Tribunale, tuttavia, aveva respinto la richiesta di sospensione della demolizione, ritenendo che le domande di condono fossero illegittime in quanto l’immobile superava ampiamente il limite volumetrico di 750 metri cubi previsto dalla legge per la sanatoria.

La Decisione della Corte: il “Condono Edilizio” non ammette scorciatoie

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del Tribunale. I giudici hanno chiarito che la presentazione di distinte istanze di sanatoria da parte di diversi soggetti per un unico immobile è una pratica inammissibile quando mira a eludere i limiti volumetrici di legge.

Il frazionamento dei permessi a costruire in sanatoria è considerato illegittimo e comporta la disapplicazione degli atti amministrativi eventualmente emessi. La Corte ha sottolineato che, ai fini del condono edilizio, l’immobile deve essere considerato nella sua interezza, a meno che non sussistano specifiche e preesistenti condizioni giuridiche che ne giustifichino la suddivisione.

Le Motivazioni della Sentenza: Perché il Frazionamento è Illegittimo

La decisione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale, che trova le sue radici anche in una pronuncia della Corte Costituzionale del 1996. Le motivazioni possono essere riassunte nei seguenti punti chiave.

Il Principio del Limite Volumetrico Unico

La legge sul condono edilizio (in particolare la L. 724/1994) fissa un limite massimo di 750 metri cubi per le nuove costruzioni sanabili. Questo limite si applica all’immobile unitariamente considerato. Permettere di frazionare un edificio in più unità fittizie, ciascuna al di sotto del limite, significherebbe vanificare la ratio della norma, che è quella di sanare abusi di modesta entità e non grandi complessi edilizi.

I Casi Eccezionali di Scissione

La scissione della domanda di sanatoria è ammessa solo in casi tassativi e ben definiti. Questi presuppongono l’esistenza di un titolo giuridico che frazioni realmente il bene prima della presentazione della domanda. Ad esempio:

* Proprietà di una parte della costruzione a seguito di un atto di alienazione (vendita).
* Titolarità di un diritto reale di godimento (usufrutto, abitazione) su una specifica porzione dell’immobile.
* Un contratto che abilita un soggetto (es. un locatario) a eseguire le opere.

In tutti questi casi, deve esistere un atto formale e con data certa che attribuisca a soggetti diversi diritti distinti su porzioni specifiche dell’edificio.

L’Insufficienza della Disponibilità di Fatto

Nel caso di specie, i ricorrenti non hanno fornito la prova di alcun atto negoziale scritto che attribuisse loro diritti specifici sugli appartamenti prima della presentazione delle domande di condono. La Corte ha chiarito che la mera disponibilità di fatto di una parte del bene, basata sulla tolleranza del proprietario (in questo caso, il padre), non è sufficiente a legittimare la presentazione di un’autonoma e separata domanda di sanatoria. Allo stesso modo, non è rilevante che i richiedenti abbiano successivamente stabilito la propria residenza nell’immobile.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: il condono edilizio è un istituto eccezionale e non può essere utilizzato come uno strumento per sanare abusi edilizi di vasta portata attraverso espedienti elusivi. La decisione chiarisce che la legittimazione a chiedere la sanatoria per una porzione di immobile deve fondarsi su una situazione giuridica chiara e preesistente, documentata da atti formali. Le semplici divisioni di fatto o gli accordi verbali in ambito familiare non hanno alcuna rilevanza. Per i proprietari di immobili abusivi, ciò significa che l’unica via per la sanatoria è il rispetto rigoroso dei limiti volumetrici e dei presupposti stabiliti dalla legge, senza poter contare su interpretazioni creative o frazionamenti fittizi.

È possibile presentare più domande di condono edilizio per un unico grande edificio, suddividendolo in appartamenti?
No, non è possibile. La giurisprudenza consolidata ritiene illegittimo il frazionamento fittizio di un unico immobile al solo scopo di eludere i limiti volumetrici (750 mc) previsti dalla legge per il condono. L’edificio deve essere considerato nella sua interezza.

In quali casi è consentito presentare domande di condono separate per porzioni di un unico immobile?
È consentito solo quando esistono distinti titoli giuridici che attribuiscono a soggetti diversi la proprietà o altri diritti reali (come usufrutto o abitazione) su porzioni specifiche e reali dell’immobile. Tali titoli devono essere preesistenti alla presentazione delle domande di condono.

La semplice disponibilità di fatto di un appartamento, concessa dal proprietario, è sufficiente per presentare una domanda di condono autonoma?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la mera disponibilità di fatto, derivante dalla tolleranza del proprietario (come nel caso di un genitore che concede un appartamento al figlio), non è un titolo idoneo a legittimare la presentazione di una domanda di sanatoria separata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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