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Condono Edilizio: Limiti e Frazionamento Illegittimo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso degli eredi contro un ordine di demolizione. La sentenza ribadisce che il condono edilizio non è applicabile a immobili che superano i limiti volumetrici di legge (750 mc) e che il frazionamento artificioso delle domande è un espediente illecito. Inoltre, l’immobile era già stato acquisito dal Comune per inottemperanza, privando i ricorrenti di ogni diritto.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Condono Edilizio: Limiti Volumetrici e Frazionamento Illegittimo

Il tema del Condono Edilizio è da sempre al centro di dibattiti e contenziosi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sui limiti invalicabili per la sanatoria degli abusi e sulle conseguenze dell’inottemperanza a un ordine di demolizione. La decisione sottolinea come l’escamotage di frazionare le domande di condono per aggirare i limiti volumetrici sia un comportamento illecito e privo di efficacia.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un’ordinanza della Corte d’Appello che aveva respinto la richiesta di sospensione o revoca di un ordine di demolizione per un vasto immobile abusivo. Gli eredi della persona originariamente condannata avevano presentato ricorso in Cassazione, sostenendo due motivi principali:
1. Un errore nel calcolo del volume dell’immobile, che a loro dire avrebbe potuto rientrare nei limiti per il condono, e l’inerzia del Comune nel decidere sulla domanda di sanatoria presentata quasi vent’anni prima.
2. La mancata valutazione da parte del giudice di un prevalente interesse pubblico a conservare l’immobile, anziché demolirlo.

La Questione del Condono Edilizio e i Limiti di Volume

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, smontando punto per punto le argomentazioni dei ricorrenti. Il cuore della decisione ruota attorno all’impossibilità oggettiva di concedere il condono.

La legge stabilisce un limite volumetrico di 750 metri cubi per ogni singola domanda di condono. Nel caso di specie, l’immobile superava ampiamente tale soglia, con una volumetria accertata di quasi 3.000 metri cubi. La Corte ha chiarito che questo limite è un paletto insuperabile. Anche se i ricorrenti avessero presentato più domande separate per diverse porzioni dell’edificio, tale comportamento sarebbe stato qualificato come “frazionamento artificioso”.

Cos’è il Frazionamento Artificioso?

Si tratta di un espediente volto a eludere la legge. Quando un edificio è strutturalmente e funzionalmente unitario, non è possibile presentare richieste di sanatoria separate per le sue singole parti al solo scopo di rimanere sotto la soglia dei 750 mc per ciascuna. La giurisprudenza è consolidata nel considerare l’edificio nella sua interezza, imputando l’abuso a un unico centro di interesse. Di conseguenza, la questione sulla precisione del calcolo volumetrico è diventata irrilevante: l’immobile era, in ogni caso, troppo grande per essere condonato.

Le Conseguenze dell’Inottemperanza all’Ordine di Demolizione

Il secondo punto cruciale della sentenza riguarda gli effetti della mancata demolizione. La legge prevede che, se il responsabile dell’abuso non demolisce l’opera entro 90 giorni dalla notifica dell’ingiunzione, l’immobile e l’area su cui sorge vengono automaticamente acquisiti gratuitamente al patrimonio del Comune.

Questo passaggio di proprietà ha una conseguenza giuridica fondamentale: il responsabile dell’abuso (e i suoi eredi) perde ogni diritto sull’immobile. Non essendo più proprietari, non hanno più alcun interesse giuridicamente tutelato a chiedere la sospensione o la revoca della demolizione.

La Sorte dell’Immobile nelle Mani del Comune

Una volta che l’immobile è diventato di proprietà comunale, spetta esclusivamente all’ente locale decidere il suo futuro. Il Comune può scegliere di demolirlo oppure, in presenza di prevalenti interessi pubblici, deliberare di mantenerlo per destinarlo a scopi sociali, culturali o di pubblica utilità.

Nel caso analizzato, il Comune non solo non aveva mai manifestato un interesse a conservare l’edificio, ma aveva anzi avviato le procedure per reperire i fondi necessari alla sua demolizione. La tardiva manifestazione di interesse da parte di una cooperativa, presentata il giorno prima dell’udienza, è stata giudicata dalla Corte come un tentativo esplorativo e inammissibile, in quanto non proveniente dall’ente proprietario e basato su un evento futuro e incerto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità su due pilastri. In primo luogo, l’impossibilità assoluta di ottenere il Condono Edilizio a causa del superamento dei limiti volumetrici e dell’illiceità del frazionamento artificioso. Questo ha reso sterile ogni discussione sull’errore di calcolo o sui ritardi del Comune. In secondo luogo, la Corte ha evidenziato la carenza di legittimazione dei ricorrenti. Avendo perso la proprietà dell’immobile a seguito dell’acquisizione comunale per inottemperanza, essi non avevano più alcun titolo per interloquire sulla sua sorte. L’interesse a evitare la demolizione si era estinto con la perdita del diritto di proprietà. Ogni valutazione sull’esistenza di un interesse pubblico alla conservazione del bene è ormai di esclusiva competenza del Comune.

Le Conclusioni

La sentenza riafferma principi fondamentali in materia di abusi edilizi. Primo, i limiti quantitativi per il condono sono rigidi e non possono essere aggirati con espedienti come il frazionamento delle domande. Secondo, l’inottemperanza all’ordine di demolizione comporta la perdita automatica della proprietà, estinguendo l’interesse del privato a contestare le fasi successive del procedimento. Questa decisione serve da monito sulla serietà delle sanzioni previste e sull’impossibilità di sanare abusi di notevole entità, confermando che la tutela del territorio prevale su strategie difensive prive di fondamento giuridico.

È possibile ottenere un condono edilizio per un immobile con una volumetria superiore a 750 mc presentando più domande separate?
No. La sentenza stabilisce che presentare più istanze di sanatoria per distinte unità di un unico immobile (frazionamento artificioso) è un espediente illecito per eludere il limite legale di 750 mc per domanda. L’edificio deve essere considerato nella sua interezza.

Cosa succede se non si ottempera all’ordine di demolizione di un’opera abusiva entro i termini stabiliti?
L’inottemperanza all’ordine di demolizione entro 90 giorni dalla notifica determina l’automatica acquisizione gratuita dell’opera e dell’area pertinente al patrimonio del Comune, indipendentemente da un formale atto di accertamento.

Il responsabile dell’abuso può ancora opporsi alla demolizione dopo che l’immobile è stato acquisito dal Comune?
No. Una volta che l’immobile è acquisito al patrimonio comunale, il responsabile dell’illecito (o i suoi eredi) perde ogni diritto sul bene e, di conseguenza, perde l’interesse giuridico a chiedere la revoca o la sospensione dell’ordine di demolizione. La sorte dell’immobile diventa di esclusiva competenza del Comune.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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