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Condono edilizio: la Cassazione sul limite di 750 mc

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro un ordine di demolizione. I ricorrenti avevano ottenuto due permessi in sanatoria tramite condono edilizio per un’unica proprietà, ma la Corte ha stabilito che il volume totale delle opere abusive superava il limite legale di 750 metri cubi. La sentenza sottolinea che tutte le parti dell’unità immobiliare devono essere considerate congiuntamente nel calcolo del volume, rendendo di fatto illegittimi i condoni e confermando l’ordine di demolizione.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Condono Edilizio e Limite Volumetrico: Il Calcolo Unitario è Decisivo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44032/2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale in materia di abusi edilizi: il calcolo del limite volumetrico per accedere al condono edilizio. La pronuncia chiarisce che, in presenza di un’unica unità immobiliare, non è possibile frazionare le richieste di sanatoria per rientrare nel limite massimo di 750 metri cubi previsto dalla legge. Vediamo nel dettaglio i fatti e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti di Causa: Un Unico Immobile e Due Domande di Condono

Il caso riguarda un immobile oggetto di un ordine di demolizione, derivante da una sentenza penale divenuta definitiva. I proprietari avevano presentato due distinte domande di condono per sanare le opere abusive, ottenendo due permessi in sanatoria. L’immobile era composto da un piano seminterrato, un appartamento al piano rialzato, un sottotetto e un locale commerciale. La difesa sosteneva la legittimità delle sanatorie, argomentando che i volumi delle diverse porzioni non avrebbero dovuto essere sommati e che, in ogni caso, alcune parti come il sottotetto e il seminterrato andavano escluse dal computo volumetrico.

La Decisione della Cassazione: Ricorso Inammissibile e Condono Illegittimo

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo generico e manifestamente infondato. Secondo i giudici, il ricorso si limitava a riproporre le medesime argomentazioni già respinte dal Tribunale in sede di esecuzione, senza confrontarsi criticamente con le motivazioni della decisione impugnata. La Corte ha confermato la valutazione del giudice di merito, secondo cui i titoli abilitativi in sanatoria erano palesemente illegittimi.

Le Motivazioni della Sentenza: Oltre il Limite del Condono Edilizio

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni con cui la Corte ha smontato la linea difensiva. I punti chiave sono i seguenti:

1. Unicità dell’immobile e calcolo unitario: Al momento della presentazione delle domande di condono, l’intero immobile abusivo era nella disponibilità di un unico soggetto. Di conseguenza, costituiva un’unica unità immobiliare. La giurisprudenza costante, anche costituzionale, impone che in tali casi il calcolo del limite volumetrico di 750 mc vada effettuato sommando i volumi di tutte le opere abusive oggetto delle diverse istanze. Il frazionamento artificioso delle domande non può eludere il limite di legge.

2. Irrilevanza dell’errata tipologia di abuso: La difesa aveva sostenuto che una delle domande fosse stata erroneamente classificata come ‘nuova costruzione’ anziché ‘restauro’, il che avrebbe comportato un calcolo diverso. La Corte ha respinto tale argomentazione, evidenziando che la stessa documentazione prodotta, incluse le modalità di calcolo dell’oblazione, confermava la classificazione come nuova opera abusiva.

3. Il superamento del limite come dato oggettivo: La Corte ha dato peso alle conclusioni della consulenza tecnica disposta dalla Procura. Anche escludendo dal computo le volumetrie più contestate (sottotetto e seminterrato), la somma del solo piano rialzato (594,83 mc) e del locale commerciale (214,93 mc) ammontava a 809,76 mc, superando quindi da sola il limite massimo consentito di 750 mc. Questo calcolo aritmetico ha reso evidente l’illegittimità del condono, a prescindere da ogni altra considerazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per il Condono Edilizio

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la finalità del condono edilizio è quella di sanare abusi di modesta entità. Il limite volumetrico di 750 mc è un paletto invalicabile che deve essere verificato sull’intera unità immobiliare abusiva esistente al momento della richiesta. Qualsiasi tentativo di aggirare tale limite attraverso la presentazione di domande separate per diverse porzioni dello stesso immobile è destinato a fallire. La valutazione deve essere unitaria e complessiva, riflettendo la realtà sostanziale del bene. La pronuncia serve da monito: la verifica del rispetto dei limiti quantitativi è un passaggio cruciale e oggettivo, la cui violazione rende il titolo in sanatoria radicalmente illegittimo e non salva l’immobile dalla demolizione.

È possibile presentare più domande di condono edilizio per diverse parti di uno stesso immobile per non superare il limite di volume?
No. La sentenza chiarisce che se le opere abusive insistono su un’unica unità immobiliare, i volumi oggetto delle diverse istanze di sanatoria devono essere sommati. Il calcolo per la verifica del limite di 750 mc deve essere unitario e complessivo.

Un errore nella classificazione della tipologia di abuso può invalidare la valutazione negativa del condono?
No, non in questo caso. La Corte ha ritenuto irrilevante tale doglianza, poiché la richiesta di condono per ‘nuove opere abusive’ e le modalità di calcolo dell’oblazione confermavano la tipologia dichiarata. L’argomentazione difensiva è stata considerata priva di riscontro oggettivo negli atti.

Ai fini del calcolo del volume per il condono edilizio, il seminterrato e il sottotetto vengono sempre esclusi?
Non necessariamente. La Corte, pur non decidendo in via generale, ha stabilito che in questo specifico caso, anche ipotizzando di escludere il seminterrato e il sottotetto dal calcolo, il volume delle restanti parti dell’immobile (piano rialzato e locale commerciale) superava già da solo il limite di 750 mc, rendendo di fatto illegittimi i titoli in sanatoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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