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Condono edilizio illegittimo: la Cassazione decide

La Cassazione conferma l’inammissibilità del ricorso contro un ordine di demolizione. La richiesta si basava su un condono edilizio illegittimo, già dichiarato tale in un precedente giudizio definitivo. La Corte ha ribadito che la presentazione di due distinte domande di condono per un unico manufatto abusivo, al fine di eludere i limiti volumetrici, rende il provvedimento di sanatoria invalido e non può bloccare l’esecuzione della demolizione.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Condono Edilizio Illegittimo: la Cassazione Conferma che la Sanatoria Frazionata non Ferma la Demolizione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso complesso riguardante un condono edilizio illegittimo, ribadendo principi fondamentali in materia di abusi edilizi e procedure di sanatoria. La decisione sottolinea come gli espedienti volti a eludere i limiti normativi, come la presentazione di più domande di condono per un unico immobile, rendano nullo il provvedimento di sanatoria e non possano fermare l’ordine di demolizione. Questo caso offre spunti cruciali sull’importanza del principio del ‘giudicato’ e sulla valutazione unitaria degli abusi edilizi.

I Fatti del Caso: Un Unico Abuso, Più Condanne e Due Domande di Condono

La vicenda trae origine da una serie di opere abusive realizzate su un immobile, che hanno portato a tre distinte sentenze di condanna irrevocabili nei confronti della proprietaria originaria. A seguito di queste condanne, erano state avviate due diverse procedure esecutive per la demolizione del manufatto.

Gli eredi della proprietaria, nel tentativo di salvare l’immobile dalla demolizione, avevano presentato due separate istanze di condono ai sensi della Legge 724/1994. Il Comune aveva parzialmente accolto una delle richieste, rilasciando una concessione in sanatoria con una delibera dirigenziale. Tuttavia, in un primo incidente di esecuzione promosso da uno degli eredi, i giudici avevano già dichiarato l’illegittimità di tale condono. La ragione era chiara: le due domande erano state presentate artificiosamente per frazionare un unico abuso edilizio e aggirare così i limiti di volumetria imposti dalla legge per poter accedere alla sanatoria.

Nonostante questa precedente decisione, divenuta definitiva, un’altra erede ha avviato un nuovo incidente di esecuzione, basando la propria richiesta di revoca della demolizione sulla stessa delibera di condono già dichiarata illegittima.

La Questione Giuridica sul condono edilizio illegittimo

Il nucleo della questione legale ruotava attorno a due punti principali:
1. Se la presentazione di più domande di condono per diverse porzioni di quello che è, di fatto, un unico manufatto abusivo, costituisca un tentativo di eludere la legge.
2. Se la dichiarazione di illegittimità di un provvedimento di condono, accertata con sentenza definitiva in un procedimento, possa essere ignorata in un procedimento successivo relativo allo stesso immobile, anche se promosso da un soggetto diverso (in questo caso, un altro coerede).

La difesa sosteneva che si trattasse di immobili diversi, attribuiti a eredi diversi, e che quindi la decisione presa nel primo procedimento non potesse vincolare il secondo. La Corte, tuttavia, è stata chiamata a verificare se questa distinzione fosse meramente formale o sostanziale.

La Decisione della Cassazione: Inammissibilità e Principio del Giudicato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del Tribunale. La Corte ha stabilito che la questione della legittimità del condono era già stata decisa in modo definitivo e non poteva essere riaperta.

L’Unicità dell’Abuso Edilizio

I giudici hanno innanzitutto smontato la tesi difensiva sulla diversità degli immobili. Dall’analisi dei fatti, è emerso chiaramente che le varie opere abusive, realizzate in momenti diversi, facevano parte di un unico progetto edilizio finalizzato alla creazione di un unico manufatto. Le due domande di condono, quindi, non si riferivano a immobili distinti, ma a porzioni di un’unica struttura. Questa strategia è stata interpretata come un chiaro tentativo di aggirare i limiti volumetrici previsti dalla legge sul condono.

Il Valore del Giudicato sul condono edilizio illegittimo

Il punto cruciale della decisione è il rispetto del cosiddetto ‘giudicato’. Poiché un giudice dell’esecuzione, in un precedente procedimento, aveva già accertato con una decisione divenuta definitiva che la delibera comunale di condono era illegittima, tale statuizione non poteva più essere messa in discussione. La richiesta della ricorrente si fondava su un atto amministrativo la cui invalidità era già stata sancita in via definitiva, rendendo la sua istanza palesemente infondata e, quindi, inammissibile.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su una logica stringente e coerente. I giudici hanno sottolineato come il Tribunale, in sede di rinvio, avesse correttamente esaminato tutte le sentenze di condanna, concludendo che oggetto dei vari procedimenti era sempre il medesimo manufatto. La presentazione di istanze di sanatoria separate per un’unica struttura è una pratica che viola lo spirito e la lettera della legge sul condono, la quale impone una valutazione unitaria dell’edificio ai fini del rispetto dei limiti volumetrici.

La Corte ha inoltre affermato che la ricorrente non ha fornito alcuna prova documentale idonea a dimostrare che si trattasse di immobili differenti. Al contrario, le evidenze processuali, inclusa una precedente sentenza della stessa Cassazione, confermavano l’unicità dell’abuso. Di conseguenza, l’argomentazione difensiva è stata ritenuta un mero formalismo, incapace di superare la sostanza dei fatti e la forza vincolante della precedente decisione giudiziale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza invia un messaggio chiaro: non è possibile utilizzare artifizi procedurali o frazionamenti fittizi per ottenere sanatorie edilizie contra legem. La decisione rafforza il principio secondo cui la valutazione di un abuso edilizio deve essere complessiva e unitaria. Inoltre, viene riaffermata la centralità del giudicato come pilastro della certezza del diritto: una volta che una questione è stata decisa in via definitiva, non può essere riproposta all’infinito. Per i cittadini, ciò significa che tentare di sanare abusi di grandi dimensioni attraverso domande separate è una strategia destinata al fallimento, che non solo non blocca la demolizione ma può comportare ulteriori condanne al pagamento delle spese processuali.

È possibile ottenere un condono edilizio per un unico grande abuso presentando più domande separate per ‘frazionarlo’?
No, la sentenza chiarisce che tale pratica è un espediente per eludere i limiti di volumetria previsti dalla legge, rendendo il condono edilizio illegittimo.

Una volta che un condono edilizio è dichiarato illegittimo in un procedimento, questa decisione ha effetto anche in altri procedimenti relativi allo stesso immobile?
Sì, se l’illegittimità del provvedimento di sanatoria è stata accertata con una decisione definitiva (passata in ‘giudicato’), essa non può essere rimessa in discussione in altri procedimenti, anche se promossi da un erede diverso, quando l’oggetto è il medesimo immobile.

Cosa succede se si tenta di fermare una demolizione basandosi su un condono già dichiarato illegittimo da una sentenza definitiva?
La richiesta di revoca dell’ordine di demolizione verrà dichiarata inammissibile. La precedente decisione sull’illegittimità del condono preclude un nuovo esame della stessa questione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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