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Condono edilizio: illegittima la sanatoria postuma

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che revocava un ordine di demolizione. Il caso riguardava un immobile il cui volume era stato ridotto con lavori eseguiti anni dopo la scadenza dei termini per il condono edilizio. La Corte ha stabilito che tale pratica è un illegittimo aggiramento della legge, poiché i requisiti per la sanatoria devono esistere alla data fissata dalla normativa, non possono essere creati a posteriori. Il giudice penale ha il dovere di verificare la legittimità sostanziale del permesso di sanatoria.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Condono Edilizio: Non si può ‘sistemare’ l’abuso dopo i termini di legge

Il condono edilizio rappresenta una possibilità straordinaria per regolarizzare abusi edilizi, ma le sue maglie sono strette e i requisiti devono essere rispettati con rigore. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: non è possibile ottenere la sanatoria eseguendo lavori di demolizione per ridurre la volumetria di un immobile dopo la scadenza dei termini previsti dalla legge. Questa pratica, secondo i giudici, costituisce un ‘indebito aggiramento’ della normativa.

I Fatti del Caso: Un Abuso Edilizio e il Lungo Percorso per la Sanatoria

La vicenda giudiziaria ha origine da una sentenza di condanna del 1998 per la realizzazione di un immobile abusivo, con annesso ordine di demolizione. L’edificio superava ampiamente i limiti volumetrici consentiti. Anni dopo, approfittando della normativa sul condono edilizio (legge n. 326/2003), il proprietario presentava un’istanza di sanatoria nel 2004.

Il percorso si rivelava complesso: un primo permesso in sanatoria veniva rilasciato nel 2017, ma successivamente dichiarato illegittimo dal giudice dell’esecuzione poiché la volumetria effettiva dell’immobile era superiore al limite massimo di 750 mc. A seguito di ciò, tra il 2019 e il 2023, il proprietario effettuava una serie di interventi di parziale demolizione per ridurre il volume dell’edificio e rientrare nei limiti di legge. Sulla base di questi lavori postumi, il Comune rilasciava un nuovo permesso in sanatoria nel 2023, portando il Tribunale a revocare il vecchio ordine di demolizione.

La Questione Giuridica e la Decisione sul Condono Edilizio

La Procura ha impugnato questa decisione, sollevando una questione cruciale: può un immobile, che al momento della scadenza dei termini del condono edilizio non possedeva i requisiti per essere sanato, diventare ‘sanabile’ grazie a interventi di demolizione realizzati molti anni dopo?

La Corte di Cassazione ha risposto con un netto ‘no’. Ha affermato il principio, già consolidato in giurisprudenza, secondo cui la possibilità di sanare un abuso è legata alle condizioni dell’immobile così come si presentava alla data ultima fissata dalla legge di condono. Qualsiasi modifica successiva, volta a far rientrare l’opera nei parametri di legge, è illegittima. Consentire tali interventi equivarrebbe a spostare arbitrariamente in avanti il termine finale previsto dalla legge, eludendone la ratio.

Il Ruolo del Giudice Penale nella Verifica del Condono Edilizio

Un punto centrale della sentenza riguarda i poteri del giudice dell’esecuzione. La Corte ha sottolineato che, anche in presenza di un permesso in sanatoria rilasciato dal Comune e di sentenze favorevoli del Giudice Amministrativo, il giudice penale ha il potere e il dovere di verificare la legittimità sostanziale dell’atto. Questo controllo non si ferma alla mera esistenza formale del permesso, ma si estende alla verifica della sussistenza di tutti i presupposti richiesti dalla legge, inclusi quelli temporali.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si basano sulla necessità di impedire un ‘indebito aggiramento’ delle norme sul condono edilizio. Le leggi di sanatoria hanno carattere eccezionale e, pertanto, devono essere interpretate restrittivamente. I requisiti di ammissibilità, come la volumetria massima, devono essere posseduti dall’immobile abusivo entro il termine perentorio stabilito dal legislatore.

La Cassazione ha chiarito che ammettere lavori successivi di demolizione per rendere sanabile ciò che originariamente non lo era significherebbe trasformare il condono da strumento eccezionale a opportunità senza limiti di tempo. Inoltre, la Corte ha specificato che il giudicato amministrativo formatosi sulla vicenda non impedisce al giudice penale di effettuare le proprie valutazioni, specialmente se emergono profili di illegittimità non esaminati in sede amministrativa o se le decisioni del T.A.R. si sono basate su una rappresentazione dei fatti incompleta o non veritiera.

Le Conclusioni

Le conclusioni della pronuncia sono nette e hanno importanti implicazioni pratiche. La sentenza invia un messaggio chiaro: non è possibile ‘creare’ a posteriori le condizioni per accedere a un condono edilizio. I proprietari di immobili abusivi devono essere consapevoli che i termini e i requisiti stabiliti dalle leggi di sanatoria sono invalicabili. La decisione rafforza il principio di legalità e il ruolo di controllo del giudice penale nell’esecuzione delle sentenze, garantendo che gli ordini di demolizione non vengano revocati sulla base di atti amministrativi illegittimi.

È possibile ridurre il volume di un immobile abusivo dopo la scadenza dei termini per il condono edilizio al fine di ottenere la sanatoria?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che i requisiti per accedere al condono, inclusi i limiti volumetrici, devono essere posseduti alla data di scadenza prevista dalla legge. Eseguire lavori di demolizione successivi per rientrare nei limiti costituisce un ‘indebito aggiramento’ della normativa e non permette di ottenere la sanatoria.

Il giudice penale può disporre la demolizione nonostante un permesso di costruire in sanatoria rilasciato dal Comune?
Sì. Il giudice penale, in sede di esecuzione, ha il potere e il dovere di verificare la legittimità sostanziale del permesso in sanatoria. Se accerta che il permesso è stato rilasciato in violazione della legge (ad esempio, per opere modificate dopo i termini), può disapplicarlo e mantenere in vigore l’ordine di demolizione.

Una decisione favorevole del Giudice Amministrativo (T.A.R.) sul condono edilizio impedisce al giudice penale di decidere diversamente?
Non necessariamente. La sentenza chiarisce che il giudicato amministrativo non preclude la valutazione del giudice penale se emergono profili di illegittimità non decisi dal giudice amministrativo, o se la decisione amministrativa si basava su dati di fatto incompleti o non veritieri.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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