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Condizioni detentive: Cassazione su scarafaggi in cella

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un Tribunale di Sorveglianza che negava il risarcimento a un detenuto per la presenza di scarafaggi in cella. Secondo la Corte, non è sufficiente elencare gli interventi di disinfestazione effettuati dall’amministrazione penitenziaria per escludere la violazione dei diritti. È necessaria una valutazione oggettiva dell’efficacia di tali interventi e delle complessive condizioni detentive, senza poter ridurre il problema a una mera ‘sensibilità soggettiva’ del recluso. La questione è stata quindi rinviata al Tribunale per un nuovo esame.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Condizioni Detentive: Scarafaggi in Cella e il Diritto a un Trattamento Umano

Le condizioni detentive all’interno degli istituti penitenziari rappresentano un tema di cruciale importanza per la tutela dei diritti fondamentali della persona. La presenza di infestazioni, come quella da scarafaggi, in una cella può integrare un “trattamento disumano e degradante”, vietato dall’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 23676 del 2025, ha offerto chiarimenti fondamentali su come valutare tali situazioni, stabilendo che la semplice attivazione dell’amministrazione penitenziaria non è sufficiente a escludere una violazione.

Il Caso: Reclamo per Presenza di Scarafaggi in Cella

Un detenuto presentava un reclamo per la violazione dell’art. 3 CEDU a causa delle pessime condizioni detentive subite in due diversi istituti di pena. In particolare, lamentava la costante presenza di scarafaggi all’interno della propria cella. Il Tribunale di Sorveglianza, in funzione di giudice del rinvio, accoglieva parzialmente il reclamo, riconoscendo la violazione per un periodo di 102 giorni trascorso in un carcere, ma la escludeva per un altro periodo di detenzione in un secondo istituto.

La decisione di rigetto si basava sull’assunto che l’amministrazione penitenziaria si fosse “prontamente attivata per risolvere il problema” attraverso ripetuti interventi di disinfestazione. Secondo il Tribunale, la persistenza del disagio era da ricondurre alla “valutazione soggettiva del detenuto” e non a una condizione oggettivamente intollerabile.

La Valutazione delle Condizioni Detentive secondo la Cassazione

Il detenuto ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la motivazione del Tribunale fosse meramente apparente. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendo la motivazione del provvedimento impugnato lacunosa e viziata da un errore logico e giuridico. Gli Ermellini hanno sottolineato come non sia sufficiente elencare le date degli interventi di disinfestazione per dimostrare di aver risolto il problema e, di conseguenza, escludere il trattamento degradante.

Le Motivazioni

La Corte ha specificato che una valutazione corretta richiede un’analisi ben più approfondita. Il giudice di merito avrebbe dovuto considerare:
1. Le caratteristiche iniziali dell’infestazione: Qual era la gravità e la pervasività del problema prima degli interventi?
2. L’adeguatezza degli interventi effettuati: Le disinfestazioni erano appropriate per risolvere il problema in modo definitivo o si trattava di palliativi temporanei?
3. I risultati concretamente ottenuti: Gli interventi avevano effettivamente eliminato o ridotto significativamente l’infestazione?

La Cassazione ha censurato l’approccio del Tribunale, che aveva ridotto la questione a una mera “sensibilità individuale del detenuto”. Al contrario, la valutazione dell’intollerabilità della situazione deve essere oggettiva e basata sull’analisi delle effettive condizioni detentive e igienico-sanitarie. La custodia di una persona in una cella infestata da scarafaggi integra di per sé un trattamento che può essere qualificato come “disumano e degradante”, e i ripetuti interventi di disinfestazione, se non risolutivi, possono essere visti come la prova della persistenza del problema, non della sua soluzione.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di diritto chiaro: per escludere una violazione dell’art. 3 CEDU in casi di precarie condizioni igieniche, non basta che l’amministrazione si attivi, ma è necessario che dimostri di aver posto in essere rimedi efficaci e risolutivi. La motivazione di un provvedimento che si limita a elencare gli interventi, senza valutarne la portata e l’esito, è da considerarsi “apparente” e, come tale, illegittima. La Corte ha quindi annullato l’ordinanza con rinvio, demandando al Tribunale di Sorveglianza un nuovo e più approfondito giudizio, libero da valutazioni soggettive e fondato su un’analisi oggettiva dei fatti.

La semplice esecuzione di interventi di disinfestazione in carcere è sufficiente a escludere un trattamento degradante?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è sufficiente elencare gli interventi effettuati. È necessaria una valutazione oggettiva che consideri le caratteristiche iniziali dell’infestazione, l’adeguatezza delle misure adottate e i risultati concretamente ottenuti.

La valutazione delle condizioni detentive può basarsi sulla ‘sensibilità individuale’ del detenuto?
No. La Corte ha stabilito che questo approccio costituisce un errore logico e giuridico. La valutazione deve essere oggettiva, basata sull’impatto che le condizioni igienico-sanitarie hanno sulla dignità della persona, e non sulla percezione soggettiva del singolo.

Cosa si intende per ‘motivazione apparente’ di un provvedimento giudiziario?
Si tratta di una motivazione che esiste solo formalmente ma che, in sostanza, non fornisce una vera giustificazione logico-giuridica della decisione. Nel caso di specie, elencare le date delle disinfestazioni senza analizzarne l’efficacia è stato ritenuto un esempio di motivazione apparente, in quanto non spiega perché la situazione non dovesse più considerarsi una violazione dei diritti del detenuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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