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Concorso truffa e falso: quando non c’è assorbimento

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo un patteggiamento, contestava la condanna per entrambi i reati di truffa e falso. L’imputato sosteneva che il falso dovesse essere assorbito nella truffa. La Corte ha chiarito che il concorso truffa e falso sussiste quando la falsificazione è l’artificio per commettere la truffa, e che un’errata qualificazione giuridica in un patteggiamento può essere contestata solo se l’errore è palese e indiscutibile, cosa non avvenuta nel caso di specie.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concorso tra Truffa e Falso: La Cassazione chiarisce i limiti dell’assorbimento

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un’importante delucidazione sui confini tra due reati spesso collegati: la truffa e il falso in atto pubblico. La questione centrale riguarda il concorso truffa e falso, ovvero se la falsificazione di un documento, usata come mezzo per ingannare la vittima, debba essere considerata un reato a parte o se venga ‘assorbita’ dalla truffa. La decisione chiarisce anche i rigidi limiti all’impugnazione di una sentenza di patteggiamento per errata qualificazione giuridica.

I Fatti del Caso: Patteggiamento e Ricorso in Cassazione

Il caso nasce dal ricorso di un imputato contro una sentenza di patteggiamento emessa dal GIP del Tribunale di Lecce. L’imputato aveva concordato una pena di due anni e sei mesi di reclusione e 1200 euro di multa per i reati di truffa aggravata e falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico, uniti dal vincolo della continuazione.

Nonostante l’accordo, la difesa ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo una violazione di legge. L’argomentazione principale era che il reato di falso, nel caso specifico, costituiva semplicemente l’artificio utilizzato per commettere la truffa. Di conseguenza, secondo il ricorrente, il falso avrebbe dovuto essere assorbito nel più grave reato di truffa, e non punito separatamente.

L’Analisi della Cassazione sul Concorso Truffa e Falso

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su due principi giuridici consolidati.

1. L’Impugnazione del Patteggiamento e l’Errore Manifesto

In primo luogo, i giudici hanno ricordato che, in tema di patteggiamento, la possibilità di denunciare un’errata qualificazione giuridica del fatto è limitata. L’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale permette tale contestazione, ma la giurisprudenza, a partire da una nota sentenza delle Sezioni Unite, ha specificato che l’errore deve essere manifesto. Ciò significa che l’errore deve essere palese, indiscutibile e non il risultato di una possibile interpretazione giuridica. Se la qualificazione adottata dal giudice rientra in un dibattito giurisprudenziale o presenta margini di opinabilità, il ricorso non è ammissibile.

2. La Distinzione tra Concorso Materiale e Reato Complesso

In secondo luogo, e questo è il punto cruciale, la Corte ha escluso che nel caso in esame vi fosse un errore manifesto. Ha infatti ribadito il principio secondo cui è pienamente configurabile il concorso materiale – e non l’assorbimento – tra il reato di falso in atto pubblico e quello di truffa, quando la falsificazione costituisce l’artificio per perpetrare la truffa.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha spiegato che non si può parlare di ‘reato complesso’ in questa situazione. Un reato è definito complesso quando la legge stessa prevede un’altra figura di reato come suo elemento costitutivo o come circostanza aggravante. In tal caso, si applica solo la norma sul reato complesso.

Nella relazione tra truffa e falso, invece, non esiste una previsione di legge di questo tipo. La convergenza dei due reati è solo occasionale, determinata dalle specifiche modalità con cui il colpevole ha deciso di agire. La falsificazione del documento non è un elemento necessario della truffa, ma uno dei possibili modi per realizzarne gli ‘artifici e raggiri’. Pertanto, i due reati mantengono la loro autonomia e devono essere puniti entrambi in concorso materiale, sebbene temperato dal vincolo della continuazione se ne ricorrono i presupposti.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza conferma la solidità e la stabilità delle sentenze di patteggiamento, che possono essere messe in discussione solo per vizi evidenti e non per questioni interpretative. Inoltre, stabilisce un chiaro confine operativo per il concorso truffa e falso: quando un documento viene falsificato al fine di commettere una truffa, l’autore risponderà di entrambi i reati. Questa decisione è un monito per chi intende utilizzare documenti falsi come strumento per ottenere profitti illeciti, poiché dovrà affrontare le conseguenze penali di due distinti illeciti, con un conseguente aumento della pena complessiva.

Quando è possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per errata qualificazione giuridica del fatto?
È possibile solo quando l’errore di qualificazione giuridica è ‘manifesto’, ovvero palese, evidente e non soggetto a margini di opinabilità o a diverse interpretazioni giurisprudenziali. L’accordo sulla pena non può trasformarsi in un accordo sui reati.

Il reato di falso in atto pubblico viene sempre assorbito da quello di truffa?
No. Secondo la Cassazione, non si verifica un assorbimento, ma un concorso materiale di reati quando la falsificazione del documento costituisce l’artificio o il raggiro utilizzato per commettere la truffa. I due reati restano distinti e autonomi.

Cosa distingue il concorso materiale di reati dal reato complesso?
Nel reato complesso, la legge stessa prevede che un reato sia elemento costitutivo o aggravante di un altro (es. rapina, che include violenza privata e furto). Nel concorso materiale, invece, un soggetto commette più reati distinti con azioni separate, anche se contestuali. La relazione tra truffa e falso rientra in quest’ultima categoria, poiché la legge non prevede il falso come elemento necessario della truffa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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