LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concorso tra reati: Cassazione su bancarotta e fisco

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di sequestro preventivo legato a reati di bancarotta fraudolenta, sottrazione fraudolenta di beni al pagamento delle imposte e autoriciclaggio. L’imputato, legale rappresentante di una società, era accusato di aver svuotato un’altra società in difficoltà per sottrarre beni ai creditori e al fisco. La Corte ha stabilito che non vi è assorbimento tra il reato di bancarotta e quello fiscale, configurando invece un concorso tra reati. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile, confermando il sequestro e chiarendo i limiti delle questioni proponibili in sede di legittimità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta e Reati Fiscali: Quando si configura il concorso tra reati?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sez. 2 Penale, n. 47/2025, offre un’importante chiave di lettura sul delicato rapporto tra bancarotta fraudolenta e reati tributari, in particolare la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. La Corte ha chiarito che queste due fattispecie possono coesistere, dando vita a un concorso tra reati e non a un assorbimento dell’una nell’altra. Analizziamo la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I Fatti di Causa: Svuotamento Patrimoniale e Sequestro Preventivo

Il caso trae origine da un’indagine su un imprenditore, amministratore di due società. L’accusa sosteneva che l’imprenditore avesse deliberatamente depauperato una prima società, già in difficoltà economiche, trasferendone le attività e i beni a una seconda società, creata appositamente. Questa operazione avrebbe avuto un duplice scopo: sottrarre il patrimonio della prima società alla garanzia dei creditori (configurando la bancarotta fraudolenta) e rendere inefficace la riscossione dei debiti tributari da parte dell’Erario.

A seguito di queste accuse, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto un ingente sequestro preventivo, sia diretto che per equivalente, sui beni delle società e degli indagati, per un valore di quasi un milione di euro. Il Tribunale del Riesame aveva confermato il provvedimento, spingendo la difesa della seconda società a ricorrere in Cassazione.

I Motivi del Ricorso e le Tesi Difensive

La difesa ha articolato il ricorso su diversi punti, sostenendo principalmente:
1. Concorso apparente di norme: Il reato di bancarotta fraudolenta (più grave) avrebbe dovuto assorbire quello di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, in quanto parte di un’unica strategia criminale.
2. Insussistenza dell’autoriciclaggio: Le condotte distrattive erano antecedenti alla dichiarazione di fallimento e, inoltre, uno degli accertamenti fiscali presupposto era stato annullato in sede tributaria.
3. Assenza di dolo: L’imprenditore avrebbe agito non per frodare, ma nel tentativo di salvare l’azienda di famiglia, iniettando liquidità e usando la nuova società come ‘stampella’ per quella in crisi.

La Decisione della Cassazione: un chiaro sì al concorso tra reati

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando tutte le argomentazioni difensive e consolidando importanti principi giuridici. La parte più significativa della sentenza riguarda la qualificazione del rapporto tra bancarotta e reati fiscali.

Le motivazioni della Corte

I giudici di legittimità hanno innanzitutto chiarito che le valutazioni sul dolo e sulla ricostruzione alternativa dei fatti rappresentano questioni di merito, non sindacabili in Cassazione se la motivazione del giudice precedente è logica e non contraddittoria. Nel merito delle questioni di diritto, la Corte ha stabilito quanto segue:

1. Distinzione tra Bancarotta Fraudolenta e Sottrazione Fraudolenta: La Corte ha respinto la tesi del concorso apparente di norme, aderendo all’orientamento giurisprudenziale più recente e rigoroso. Ha affermato che i due reati possono e devono coesistere in concorso formale. La ragione risiede nella diversità dei beni giuridici tutelati:
* La bancarotta fraudolenta (art. 216 Legge Fallimentare) protegge l’interesse dei creditori alla conservazione della garanzia patrimoniale dell’imprenditore.
* La sottrazione fraudolenta (art. 11 D.Lgs. 74/2000) tutela l’interesse dello Stato alla riscossione coattiva delle imposte.
Poiché gli interessi protetti sono diversi, una singola azione fraudolenta che li lede entrambi integra due distinti reati.

2. Sussistenza dell’Autoriciclaggio: La Corte ha ribadito che, ai fini di una misura cautelare reale, è sufficiente il fumus commissi delicti. L’annullamento di un singolo avviso di accertamento non fa venir meno il reato presupposto dell’autoriciclaggio se, come nel caso di specie, la condotta fraudolenta è proseguita nel tempo in risposta a plurimi debiti tributari. La condotta di reimpiego dei beni di provenienza illecita lede un ulteriore bene giuridico, quello dell’ordine economico, giustificando la contestazione autonoma.

3. Inammissibilità di Nuove Prove: È stato ribadito che nel giudizio di Cassazione non è possibile produrre nuove prove, come consulenze tecniche, che richiedano una valutazione di merito non consentita in quella sede.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio di grande importanza per il diritto penale commerciale e tributario. Gli imprenditori e gli amministratori devono essere consapevoli che una stessa operazione di distrazione patrimoniale, se lesiva sia per i creditori sia per l’Erario, può portare a una duplice contestazione penale. La tesi dell’assorbimento del reato fiscale in quello fallimentare è stata nettamente respinta, aprendo la strada a un trattamento sanzionatorio più severo. Questa decisione sottolinea la necessità di una gestione aziendale trasparente e conforme alla legge, poiché i tentativi di mascherare l’insolvenza o evadere le imposte attraverso complesse operazioni societarie sono esposti a rischi penali cumulativi e significativi.

Chi commette bancarotta fraudolenta per distrazione può essere accusato anche di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, le due fattispecie configurano un concorso formale di reati, poiché tutelano beni giuridici diversi (la garanzia patrimoniale dei creditori per la bancarotta e l’interesse del Fisco alla riscossione per il reato tributario). Pertanto, una stessa condotta può integrare entrambi i delitti.

È possibile presentare per la prima volta in Cassazione una consulenza tecnica per dimostrare la propria innocenza?
No. La Corte ha ribadito che nel giudizio di legittimità possono essere prodotti esclusivamente i documenti che l’interessato non è stato in grado di esibire nei precedenti gradi di giudizio, a condizione che non costituiscano ‘prova nuova’ e non richiedano un’attività di apprezzamento nel merito.

Il reato di autoriciclaggio sussiste anche se il reato presupposto (ad esempio, quello fiscale) viene parzialmente annullato?
Sì. Ai fini del sequestro preventivo, è sufficiente il cosiddetto ‘fumus commissi delicti’. La Corte ha chiarito che l’annullamento di un singolo avviso di accertamento fiscale non fa venir meno il reato presupposto, se la condotta fraudolenta complessiva è proseguita nel tempo e si basa su ulteriori debiti, dimostrando un intento illecito persistente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati